Parchi

Nepal, se la guerra tra le agenzie svaluta il turismo

Trekking in Himalaya (Photo Andrea Pregel)
Trekking in Himalaya (Photo Andrea Pregel)

KATHMANDU, Nepal — Con uno sviluppo di 800 chilometri della catena montuosa dell’Himalaya all’interno del suo territorio, il Nepal è famoso in tutto il mondo per le sue splendide montagne, 8 delle quali rientrano nel novero delle 14 vette più alte della terra. Ciò nonostante solo un turista su 8 in Nepal fa trekking, e il mercato del turismo escursionistico, che pure conta un aumento degli operatori, sarebbe fortemente svalutato nella qualità da una spietata guerra dei prezzi tra le agenzie.

La questione è stata scandagliata qualche giorno fa da un’inchiesta del Nepali Times, che ha analizzato i flussi turistici all’interno del paese, con particolare riferimento ai trekking, vale a dire ai tour che vanno alla scoperta di quel patrimonio unico al mondo costituito dai massicci dell’Himalaya. Secondo i dati riportati dal ministero del turismo nepalese relativi al 2012, solo il 13 per cento del totale dei turisti sarebbero escursionisti o alpinisti: in cifre assolute si parla di 105.015 su un totale di 803.092 turisti.

Secondo i dati del Department of National Park and Wildlife Conservation la meta più gettonata è l’area dell’Annapurna, poi a seguire troviamo il Khumbu (che è la valle in cui sorge l’Everest), il Langtang, Manaslu, Mustang, Dolpa, Makalu-Barun, Humla, Rolwaling, Kanchenjunga e Rara.

Sebbene secondo i dati ministeriali, il Paese registrerebbe un incremento dei flussi turistici escursionistici (86.260 del 2011 contro i 105.015 del 2012, il 21,7 in più in percentuale), l’inchiesta del quotidiano nepalese analizza criticamente in che modo questo tipo di turismo si stia evolvendo, rilevando una tendenza alla logica della quantità piuttosto che alla qualità. Mentre il vicino Buthan starebbe riuscendo a posizionarsi come meta di alto livello e premium destination, il Nepal sarebbe ancora visto come una destinazione economica.

Secondo l’inchiesta del Nepali Times grande responsabilità l’avrebbe in questo la guerra dei prezzi tra le agenzie locali che competono tra di loro principalmente sul canone del prezzo, portando a un peggioramento del servizio e a tariffe così basse da ammazzare i guadagni. Una vera operazione di svalutazione in sostanza, in cui sarebbero coinvolti imprenditori, intermediari dei trekking, e agenti locali.

“Il Nepal dovrebbe essere venduta come destinazione esotica non economica – ha commentato al Nepali Times Raj Tamang di Responsible Adventure -. Abbiamo un prodotto di prima classe, che gli avventurieri di tutto il mondo vogliono visitare e rivisitare”. I turisti a suo avviso sarebbero disposti a pagare di più se l’offerta fosse buona, se i servizi fossero comodi e tutti i permessi e i passaggi fatti con cura.

Attualmente ci sarebbero più di 2000 operatori turistici e di trekking nel Paese. Facili procedure di registrazione e minimi investimenti starebbero alimentando un numero sempre più alto di operatori e al contempo una soffocante competizione tra agenzie per attirare i clienti.

“L’abitudine a farsi la guerra l’un l’altro e la mancanza di innovazione ha indebolito il valore dell’industria del trekking! – ha dichiarato Tamang che ha aperto Responsible Adventure nel 2007 con un modello di business totalmente differente del trekking in teahouse in Nepal, India, Tibet e Bhutan. “Nonostante i nostri prezzi siano quasi il doppio di altre agenzie, i nostri clienti non si lamentano perchè conoscono il valore dei soldi spesi”.

In media Responsible Adventure serve 50 clienti all’anno di cui la maggior parte provenienti dal Nord America, dalla Nuova Zelanda, dall’Australia. In anni di esperienza, secondo quanto dichiarato al Nepali Times, Tamang avrebbe visto con i suoi occhi quanto i turisti possano essere truffati e maltrattati dalle guide e dalle compagnie locali. “Perchè lo scopo è quello di fare soldi subito, e non di crearsi una clientela, la gente non si concentra sul servizio”.

Secondo l’indagine del Nepali Times, il trekking in Nepal sarebbe stato anche danneggiato da una rete sregolata di strade che avrebbe portato via quelli che un tempo erano sentieri escursionistici. “Dovremmo concentrarci sulla qualità dell’ecoturismo e non sul turismo di massa”.

Info nepalitimes.com – www.tourism.gov.np

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close