Alpinismo

Vielmo: no alla vetta a tutti i costi

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LONIGO, Vicenza — "Ognuno è libero di usarlo, purché lo ammetta. Ma sempre doping è. E sarebbe sbagliato che i cinesi lo usassero per portare sull’everest la fiaccola olimpica, quando noi l’anno scorso sul Makalu non l’abbiamo usato". Mario Vielmo ha scalato sette ottomila e l’anno scorso è stato capo della spedizione che ha portato sugli 8.473 metri del Makalu la fiaccola olimpica di Torino 2006. Senza ossigeno.

Vielmo, qual è la sua opinione sull’uso dell’ossigeno in alta quota?
Io sono assolutamente contrario per una questione di etica, anche se una volta l’ho usato per arrivare in cima, perché purtroppo non ero acclimatato. Quindi so di cosa parlo. L’ho pagato a mie spese, e poi mi son ripromesso di non farlo mai più.
 
Che cosa pensa dei turisti che affollano l’Everest ogni anno?
Le spedizioni commerciali dovrebbero fare attenzione a chi portare, e fare un gran lavoro di
selezione perché con gli ottomila non si scherza.
 
Pensa che usare l’uso dell’ossigeno in quota sia doping?
Sì. Per me è doping, anche se andrebbe fatta distinzione tra un uso parziale o totale "esagerato", come si verifica spesso in alcune spedizioni commerciali, dove "provetti alpinisti" iniziano praticamente ad usarlo già dai primi campi. Ho visto qualcosa di simile in una spedizione commerciale giapponese di vecchietti, che poi hanno raggiunto la vetta dello Shisha Pangma. Se per loro era un sogno va bene così, contenti loro… Concepisco invece l’uso parziale in alcuni casi, per esempio nel tentativo di raggiungere la vetta dell’Everest in condizioni estreme, con vento forte. Se si vuole usare l’ossigeno, ognuno è libero di farlo, purché rispetti una certa etica e dica francamente se ne ha fatto uso durante la salita. Ma sempre doping è.
 
Pensa che dovrebbe essere regolamentato per gli alpinisti professionisti?
Questo sì, sarei abbastanza favorevole. Metterei una regola, anche se poi alla fine ognuno fa quello che vuole. È questione di etica, c’è chi se ne frega e chi no.
 
L’anno scorso avete portato la fiamma olimpica sul Makalu, senza ossigeno. Perché?
Noi volevamo portare in vetta non la solita bandiera ma un messaggio speciale di pace. Volevamo fare una spedizione non solo alpinistica, ma anche umanitaria. Così siamo andati con la fiaccola olimpica di Torino 2006 dal Dalai Lama, lui ha scritto un bellissimo messaggio di fratellanza e pace tra i popoli "io prego perché tutti gli esseri senzienti vivano in felicità". Un messaggio bello, puro e sincero, scritto da un premio Nobel per la pace.
 
Ci spieghi il progetto.
Tom Perry l’ha portata fino al campo base a piedi nudi, come tedoforo, percorrendo 140 chilometri. Nulla di nuovo in un paese dove tutti camminano scalzi però lui l’ha fatto con i piedi per terra per dimostrare che siamo molto vicini alla filosofia, all’umiltà e alla povertà orientale. Poi io con la mia squadra di alpinisti l’abbiamo portata in vetta, augurando pace a tutto il mondo e augurando al popolo tibetano di trovare presto la sua strada. Il prossimo capitolo verrà scritto a breve, perché la fiaccola è stata messa all’asta e il ricavato andrà per la realizzazione di progetti concreti, come una scuola per i bimbi tibetani profughi.
 
Avete mai pensato di portarla su con l’ossigeno pur di arrivare in cima?
No. Infatti il motto iniziale era quello di portarla il più in alto possibile, quando son partito non ho detto "portiamola in vetta al Makalu". Non c’era la presunzione di portarla in cima. Poi c’è arrivata, magari anche da sola, magari siamo stati noi guidati da lei. Ci siamo riusciti grazie a tutt la squadra.
 
Cosa pensa del fatto che cinesi nel 2008 la porteranno sull’Everest, sembra, con l’ossigeno?
Se  lo fanno con lo spirito olimpico – valori di umanità, pace, fratellanza, sport -, nello stesso senso in cui l’abbiamo fatto noi, ben venga. Ma fanno una cosa che è già stata fatta da noi italiani, e sarebbe sbagliato che la ripetessero con l’ossigeno quando noi non l’abbiamo usato. Perderebbe di valore. Scusa, le olimpiadi cosa sono? Un modo di giocare pulito. Allora salire una montagna con l’ossigeno è un paradosso. Se vogliono, ce la fanno anche senza ossigeno. Io sono arrivato in vetta al Makalu con 6-7 chili di zaino, di cui tre e mezzo di fiaccola, videocamera, thermos, guanti di ricambio, occhiali. O lo portano su senza bombole, o fanno a meno. Se va male pazienza. Non sono cose da fare tutti i costi. Sarebbe poi sensato coinvolgere anche alpinisti di varie nazionalità creando così una staffetta internazionale davvero unica sul tetto del mondo… Ma senza ossigeno.
 
Sara Sottocornola

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