Alpinismo

Mario Merelli: no ai portatori d’alta quota

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LIZZOLA, Bergamo — "Se dobbiamo usare il metro deve essere un metro per tutte le misure. Per salire un ottomila in stile puro una spedizione non dovrebbe avere né ossigeno né portatori d’alta quota". Mario Merelli, 44 anni, nome molto noto dell’alpinismo italiano e bergamasco, ha scalato cinque ottomila ed ha all’attivo numerose spedizioni in Himalaya e Karakorum.

Merelli, qual è la sua opinione sull’utilizzo dell’ossigeno in alta quota?
Penso che l’uso dell’ossigeno sia un po’ un compromesso. A me è capitato di usarlo due volte, entrambe sull’Everest, una volta nel 2001 perché ci tenevo tanto a salire: c’ero già stato due volte, mancava poco, ero da solo e faceva molto freddo. Avevo con me la bombola e l’ho aperta un po’. Lo stesso è successo 2004 con la spedizione scientifica del K2 2004 sull’Everest: volevo arrivare in cima per partecipare e lavorare sulle misurazioni scientifiche. Ho pensato: "se arrivo in cima sfinito sicuramente questo grosso lavoro non lo farò, se invece sto bene potrò dare una mano agli amici a misurare l’Everest". All’ora l’ho aperto a 8.600 metri per circa un paio d’ore. In cima siamo rimasti circa tre ore senza ossigeno e sono sceso senza ossigeno. Da allora non l’ho più usato perché sono passato ad ambizioni personali, non più di ricerca, di dovere verso chi mi aveva permesso di salire su quelle montagne, per cui ho proseguito pensando: "se ci arrivo coi miei polmoni bene, se no pace.
 
Cosa pensa di chi lo usa?
Non critico chi lo usa, purché ne faccia un auto-uso, si porti da solo la sua bombola, non abbia portatori d’alta quota che lo servano, si apra il suo ossigeno e poi lo ammetta. Allora può starmi anche bene. La differenza grossa passa se uno ha gli sherpa che si portano 3 o 4 bombole nello zaino, sale con l’ossigeno a 4 -5 litri al minuto e finita una bombola ne apre un’altra e poi un’altra ancora.
 
Sembra importante questo discorso dei portatori.
Molto. Perché bisogna dire comunque che ci sono alpinisti che non usano l’ossigeno ma hanno sempre uno o due portatori d’alta quota. Bisogna parlare anche di questo. Allora non usi ossigeno però hai lo zaino leggero, non devi preparare le cose, non devi montare i campi, non devi portare la tenda, non devi fare traccia. Hai le bombole nelle tende portate da altri. Manca solo che mettiamo giù una seggiovia… di queste cose si parla poco, ma facilitano molti. Allora se dobbiamo usare il metro deve essere un metro per tutte e due le misure. Per salire un ottomila in stile puro una spedizione non dovrebbe avere né ossigeno né portatori d’alta quota.
 
Pensa che dovrebbe esistere un regolamento a cui gli alpinisti professionisti dovrebbero attenersi?
Non sono uno che viaggia con delle regole, altrimenti non farei l’alpinista. Credo che il bello dell’alpinismo, da che mondo è mondo, sia che si basa sulla fantasia dell’alpinista, sulla sua onestà (ci sono sia quelli che raccontano balle e fanno i furbi, come quelli che dicono la verità). Non vedo la necessità di creare classifiche o cose del genere, sta tutto nel buon senso degli alpinisti – perché credo ancora che ce ne siano tanti con buon senso. Il bello della montagna è fare ciò che vuoi, ma è giusto essere onesti su quello che hai fatto.
 
Ritiene che considerare l’ossigeno "doping" sia esagerato o corretto?

Doping è esagerato. Allora son dopati anche i sub sott’acqua perché usano le bombole. L’ossigeno è aria pura, il doping no. Magari per qualcuno salire a ottomila metri è un sogno, e non ha vergogna di farlo e di dire che usa l’ossigeno. Prende la sua bombola, il suo sherpa e sale. Il brutto è quando magari non lo dice, o dice il falso. E’ questione di fare i paragoni corretti.
 
Per esempio?
E’ un po’ come paragonare uno che fa scialpinismo in una valle sperduta e uno che lo fa su e giù dalle piste. E’ comunque una prestazione sportiva, ma il secondo va su leggero, dove c’è sicurezza, fa in fretta, non deve batter traccia: non si può poi paragore se uno fa mille metri in quaranta minuti e uno in tre ore.
 
Perché ha scelto di salire tutte le altre cime senza ossigeno?
Il mio fisico, i miei polmoni a ottomila li ho portati. L’Everest è quasi novemila metri, io ho usato l’ossigeno a 8.700 metri, non possono dirmi che il mio fisico non arriva sugli ottomila perché ho salito altre montagne ben oltre gli ottomila (Makalu, Kanchenjonga) senza ossigeno. Sono quasi arrivato sul K2, e i portatori non li avevamo. E’ chiaro che invece se usi l’ossigeno a settemila metri e poi sali l’ottomila, allora non puoi dire che hai fatto un ottomila.
 
La gente, secondo lei, capisce queste cose?
Purtroppo ha risonanza una cosa così come ha risonanza l’altra. Troppo spesso l’uso di ossigeno o di portatori non vengono segnalate. Un po’ perché uno scrive quello che vuole, la vetta interessa, il "come" viene raggiunta, non sempre. Un po’ perché non sempre gli alpinisti dicono tutta la verità ed è difficile controllare. E’ come fare una via in Dolomiti: se tu tiri un chiodo e poi dici che l’hai fatta in libera, chi ti viene a controllare? Sta alla tua onestà. Tutti tirano qualche chiodo, poi magari la riprovano e riescono in libera, ma le volte che l’hanno provata, non le dicono.
 
La fiamma olimpica di Pechino 2008, coni’e ormai noto, passerà sulla cima dell’Everest. Con ogni probabilità verrà portata su con ampio uso di bombole di ossigeno. Cosa ne pensa?
Penso che la fiamma olimpica sia passata in tutti i posti più strani. Se i cinesi decidono di farla passare sull’Everest, che per metà è loro, penso che sia un bel segnale di pace e fratellanza perché è il posto più alto del pianeta. L’ossigeno non è un messaggio non è un messaggio di guerra. Quando portiamo sulla cima la bandiera della pace o un gagliardetto di un’associazione di beneficenza lo facciamo perché più la porti in alto più speri che questo messaggio si diffonda, ed è lo stesso, penso, per la fiaccola: che diffonda un messaggio di solidarietà sportiva. Starà poi alla gente giudicare se potevano farlo in un modo o nell’altro. Certo è che comunque ne faranno un grosso business.
 
Che cosa intende?
L’anno scorso nelle nostre Olimpiadi c’era chi pagava fior di soldi per portare la fiamma olimpica e c’era un grande giro di soldi intorno. Spesso il tedoforo non aveva meriti di lealtà sportiva ma aveva semplicemente pagato. I cinesi ne faranno un grosso business, probabilmente più pagheranno più saranno assistiti con ossigeno e portatori, magari uno si farà vedere un attimo con la fiaccola e poi magari la farà portare agli sherpa.
 
Sara Sottocornola
 

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