AlpinismoAlta quota

Enorme valanga al Nanga Parbat, stanno bene gli alpinisti americani

Nanga Parbat versante Diamir (Photo gaebler.info)
Nanga Parbat versante Diamir (Photo gaebler.info)

UPDATED – SKARDU, Pakistan — Una enorme valanga si è staccata questa mattina al Nanga Parbat, dal versante Diamir. Il distaccamento sarebbe sceso quasi fino al campo base, dove fortunatamente nessuno è rimasto coinvolto. Dopo alcune ore di preoccupazione per alcuni alpinisti americani, che si trovavano al campo 1 al momento del crollo nevoso, è arrivata pochi minuti fa la notizia che starebbero invece tutti bene e sarebbero in fase di rientro.

Le informazioni arrivano direttamente da Maurizio Gallo, responsabile delle attività pakistane del Comitato EvK2Cnr. Inizialmente dal campo base del Nanga Parbat si vedeva la tenda degli alpinisti a campo 1 intatta: nulla però si sapeva sugli scalatori, due alpinisti americani di cui non si specificava il nome. In base alle liste dei permessi quest’estate al colosso himalayano sono attese 3 spedizioni: una inglese, patrocinata da Doug Scott, che avrebbe l’obiettivo di scalare l’inviolato Mazeno Ridge; una della Repubblica ceca diretta al versante Rupal e una mista americana e russa.

Quest’ultima, l’ATP International Nanga Parbat Expeditions 2012, di cui probabilmente fanno parte i due alpinisti che si trovavano a campo 1 al momento della valanga, sarebbe composta dagli statunitensi Kathrin Marion Koslicki e Robert James Semborski, e dal russo Alexey Bolotov. In realtà di quest’ultimo non si avrebbe notizia, mentre pare che con i due americani ci sia un alpinista rumeno che li attende in queste ore al campo base.

“Stanno tutti bene – ci ha aggiornato poco fa Gallo -, li hanno sentiti via telefono e stanno scendendo al campo base. Siamo stati ringraziati per la nostra solerzia. Questa mattina infatti, eravamo stati contattati per chiedere eventualmente un intervento del nostro rescue al Circo Concordia, dotato di infermiere, camera iperbarica, e tutto il materiale di primo soccorso. Stavamo giusto valutando come agire, in quanto il  Concordia è molto lontano dal Nanga Parbat, almeno tre giorni di trasferimento, mentre Skardu è più vicina, a circa un giorno di jeep. Stavamo cercando di capire se alcuni dei nostri portatori di alta quota che avevano partecipato alle spedizioni di pulizia di K2 Clean o Gasherbrum Clean si trovavano in questo momento a Skardu e se fossero in grado di andare a dare una mano, quando è arrivata la telefonata che ha dato il cessato allarme”.

 

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