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David Lama, una nuova via in Kashmir e il ritorno al Cerro Torre

Davide Lama al Cerro Kishtwar (Photo www.david-lama.com)
Davide Lama al Cerro Kishtwar (Photo www.david-lama.com)

VIENNA, Austria — E’ reduce da una bella avventura in Kashmir dove il 30 settembre, insieme agli svizzeri Stephan Siegrist e Denis Burdet e all’americano Rob Frost, ha aperto “Yoniverse”, una via di 1200 metri che sale sulla nord ovest del Cerro Kishtwar. Ma David Lama non è ancora contento e dopo alcune notevoli salite sulle Alpi, e dopo anni di dure polemiche, si prepara a ripartire per il Cerro Torre: per coronare il sogno della salita in libera della via di Maestri, ma anche per fare mea culpa e togliere gli spit che ha lasciato sulla montagna.

Per David Lama –  21 anni, figlio di padre tirolese e di madre nepalese, e talento dell’arrampicata fin dall’età di 6 anni – quella in Kashmir è stata la prima spedizione in Himalaya. Insieme a un team di tutto rispetto, composto da Stephan Siegrist, Denis Burdet e dall’americano Rob Frost, lo scorso settembre ha trascorso un mese e mezzo in questo remoto territorio al confine tra Cina e Pakistan. La spedizione è tornata a casa con una nuova via aperta sul Cerro Kishtwar, un picco di 6155 metri, da considerare una prima salita tout court della cima sud della montagna.

Prima e dopo il Kasmir l’alpinista austriaco si è “allenato” sulle Alpi, realizzando la prima ripetizione di “Paciencia” sulla parete nord dell’Eiger e ripetendo due difficili vie di Alexander Huber, “Stoamanndl” e “Donnervogel” sulla Sonnwand, sopra la Loferer Alm.

E tuttavia in testa rimane il Cerro Torre. Negli ultimi 2 anni Lama ha attirato su di sé un gran parlare, in buona parte polemico, per via della sua attività sulla celebre cima patagonica. Nonostante l’obiettivo di salire in libera la via del Compressore, la spedizione del climber austriaco aveva finito col lasciare nuovi spit in parete necessari alla salita della troupe Red Bull impegnata a girare un film sulla sua impresa.

Gli spit, in base alla spiegazione di Lama, sarebbero stati messi solo ed esclusivamente per permettere all’operatore di salire con l’attrezzatura necessaria alle riprese, e in ogni caso costituirebbero un errore di cui si sarebbe pentito. In parte per il gesto in sé, e in parte per la marea di critiche che sono ricadute sul climber austriaco dal mondo dell’alpinismo patagonico.

“Ho ricevuto molte critiche – dice infatti Lama al sito spagnolo Desnivel -. Ci ho riflettuto e ammetto di aver fatto un errore. E per quanto mi riguarda questo è tutto. Perciò quest’anno tornerò a togliere gli spit. Rolo (Rolando Garibotti) ne ha già rimossi alcuni, noi elimineremo gli altri insieme alle corde fisse, in modo da non lasciare più niente sulla montagna. Però voglio chiarire una cosa. Io e il mio team abbiamo imparato la lezione, ma non permetterò a nessuno di fermare i miei sogni. Tra gennaio e febbraio tornerò al Torre, questa volta con una macchina fotografica”.

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Un commento

  1. Questo climber non farà certo parlare di sè per le grandi imprese compiute nelle alte vette. Di gente come lui, nel mondo dell’alpinismo non manca. Tutta gente che se la “racconta” e non vale un granchè.

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