Medicina e benessere

Cecità da neve: nemica degli occhi e delle spedizioni. Ecco perché

Occhiali in montagna (Photo clickalps.com)
Occhiali in montagna (Photo clickalps.com)

BERGAMO — La cheratite, detta anche cecità da neve o fotocheratocongiuntivite, è un’infiammazione dell’epitelio corneale e della congiuntiva provocata dall’esposizione ai raggi UV, in particolare dovuta ai danni causati dai raggi ultravioletti B e C (315-100 nm). Ne parla un recente lavoro scientifico pubblicato nel 2011 sulla rivista americana “Wilderness & Environmental Medicine” .

L’infiammazione provoca dolore oculare e diminuzione dell’acuità visiva; una cheratite superficiale punteggiata solitamente bilaterale si sviluppa precocemente e può portare ad un danno epiteliale importante, con conseguenti dolore intenso ed accentuata lacrimazione. La guarigione con una completa riepitelizzazione si verifica di norma dopo almeno 36 ore dall’esposizione ed è raro che determini un danno permanente.

Viene riportato uno studio effettuato tra il settembre 1984 ed l’agosto 2009 in alcune spedizioni alpinistiche nell’ambito della “Outdoor Leadership School”, un’associazione fondata nel 1965 che si occupa di viaggi e spedizioni in zone remote del mondo. Nel periodo sopraindicato si sono registrati 15 casi nel corso dello studio con un’incidenza dello 0.06% su 23.257 partecipanti che si sono esposti alla neve o all’acqua, e dello 0.02% su 65141 altri individui che hanno preso parte allo studio. L’età media è stata di 23 anni, con il 40% di maschi.

Tutti i casi si sono verificati in zone di montagna e uno solo su un fiume, in barca. Tredici soggetti su quindici (87%) non portavano gli occhiali da sole. Dieci casi si sono verificati con sole splendente, quattro casi con cielo nuvoloso o con scarsa visibilità. I sintomi si sono presentati entro 24 ore dall’esposizione. Non sono state richieste ospedalizzazione o evacuazione.

L’occhio possiede meccanismi interni ed esterni di protezione nei confronti dei raggi UV, ma quando l’esposizione è eccessiva o i sistemi di protezione non sono adeguati tali meccanismi non bastano a proteggerlo. Si ritiene che un’esposizione ai raggi solari riflessi dalla neve possa essere sufficiente a causare una cheratite. La neve e l’acqua riflettono oltre l’88% dei raggi UV. Sebbene lo strato di ozono sia in grado di assorbire la maggior parte delle radiazioni dirette sulla terra, le radiazioni UV aumentano con l’altitudine ad una velocità  pari a circa il 4% per ogni 1000 piedi di dislivello.

Quando il sole è basso nel cielo seguendo l’andamento ciclico delle stagioni o dei vari momenti della giornata, meno radiazioni raggiungono la terra e viceversa quando è alto più radiazioni solari attraversano l’atmosfera. Molto utile risulta la prevenzione utilizzando un cappello protettivo e degli idonei occhiali da sole, che trasmettano meno luce (5-10% della luce visibile). Utili possono essere le protezioni laterali da inserire sugli occhiali che impediscono ai raggi solari di entrare di lato.

E’ bene avere con sé un paio di occhiali di scorta. In caso di smarrimento degli occhiali si possono confezionare delle protezioni per gli occhi ricorrendo a del cartone, con delle piccole fessure che permettono di vedere, riparandosi dai raggi solari. Gli Inuit o altre popolazioni che vivono in zone innevate hanno inciso le ossa di caribù o di altri animali per fabbricare delle protezioni per gli occhi con al centro delle fessure.

Gli individui affetti da cheratite vengono penalizzati nelle capacità lavorative per esempio nel corso di una spedizione alpinistica, con conseguente scarsa collaborazione nei confronti della spedizione stessa, penalizzando la  buona riuscita della spedizione. Il medico nepalese Basnyat ha rilevato con un suo studio nelle regioni himalayane del Nepal su 155 tra portatori e trekker quattro casi di cheratite. La vista risulta annebbiata ed è frequente l’ammiccamento in caso di cheratite. La lesione traumatica a livello della cornea rende difficile l’apertura dell’occhio.

L’uso di un anestetico locale può alleviare il dolore, bloccando anche la lacrimazione. E’ meglio mettere i pazienti a riposo con gli occhi chiusi. In aggiunta si possono somministrare antinfiammatori non steroidei in gocce,acetaminofene o analgesici narcotici utili ad alleviare l’infiammazione. Nei casi moderati o severi di cheratite si possono usare collirii con antibiotici. Vanno usati gli occhiali da sole protettivi per evitare le ricadute.

info: Wilderness & Enviromental Medicine, 22, 144-147 (2011)

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