Alpinismo

Kammerlander, la sfida dei cinquant’anni

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CAMPO TURES, Bolzano — Un nome, una leggenda. Hans Kammerlander, che oggi compie 50 anni, lancia la sua prossima sfida: "Mi piacerebbe completare la via sul Jasemba, magari con Karl Unterkircher". Il "malato di montagna" più celebre d’Italia, dopo una vita passata sulle creste delle Alpi, della Patagonia e dell’Himalaya, compiendo prodezze sulle vie più classiche e sulle più estreme, è più effervescente che mai.

La sua carriera alpinistica – ma forse faremmo meglio a parlare di "vita" – è iniziata a soli otto anni, quando un mattino decise d’impulso di marinare la scuola per seguire due alpinisti diretti alla vetta del Moosstock (Piccolo Palù), una cima sopra Acereto.
 
Da quel momento, non potè più fare a meno dell’emozione della vetta. Si è spinto sempre più oltre, fino a diventare l’uomo che, in solitaria, ha segnato il record di salita sull’Everest, il primo a scenderlo con gli sci. Aveva quarant’anni.
 
Chissà che sorprese riserva per i cinquanta. Per ora non c’è nulla di ufficiale, ma l’alpinista ha dichiarato nei giorni scorsi, senza riserve, l’intenzione di completare la prima salita del Jasemba, l’imponente settemila, contrafforte del Cho Oyu, che si erge nel territorio del Solo-Khumbu, esattamente sul confine tra Cina e Nepal.
 
Kammerlander l’aveva approcciata nel 2005 insieme a Karl Unterkircher e Luis Brugger. Ma a 500 metri dalla cima, freddo e vento hanno costretto la spedizione al rientro. La scorsa primavera ci ha riprovato, da solo con Brugger. Ma la spedizione finì in tragedia per il suo compagno, ucciso da una corda spezzata. Oggi, però, Kammerlander è deciso a chiudere i conti con il Jasemba, a conquistarne la prima assoluta. E lo vuole fare con Unterkircher, che non ha mai fatto segreto di volerci ritornare.
 
Non vuole rinunciare, stavolta, come per il suo quattordicesimo ottomila. Sì perchè, per chi non lo sapesse, Kammerlander ha in tasca ben tredici ottomila tutti scalati senza ossigeno, sette dei quali raggiunti insieme all’altro mito vivente dell’alpinismo altoatesino (e non solo), Reinhold Messner. Insieme hanno realizzato la prima traversata di due ottomila sui Gasherbrum. Insieme hanno rinvenuto la mummia Oetzi tra i ghiacci dell’Alto Adige.
 
Un sodalizio di giganti dell’alpinismo e un’amicizia lunga una vita, che ha portato Messner a realizzare il sogno di diventare il primo uomo ad aver scalato tutte le quattordici cime oltre gli 8.000 metri della Terra e ha avviato Kammerlander verso una sfolgorante carriera alpinistica.
 
Ma lui si è fermato a tredici. L’ultimo ottomila, il Manaslu, l’ha vissuto una volta e gli è bastato. Ci era stato con gli amici Karl Großrubatscher e Friedl Mutschlechner, nella prima spedizione organizzata e guidata da lui. Ma i due amici sono rimasti vittima di una caduta e di un fulmine sulla via di ritorno, dopo la rinuncia alla vetta per il maltempo. "E` un ricordo cosi` brutto che adesso non voglio provarlo" ha detto. E ha fatto.
 
Poi, si è dato all’alpinismo estremo, che da sempre lo ha affascinato. Per dirne qualcuna, ha scalato in sole diciassette ore il Cerro Torre, mostro sacro della Patagonia. Con Cristoph Heinz ha realizzato la prima ascensione del pilastro centralelo Shivling (6543m), "il Cervino dell’india“. Con Diego Wellig, ha raggiunto per ben quattro volte nel giro di 24 ore la cima del Cervino lungo le quattro creste principali.
 
Potremmo riempire pagine e pagine con le sue imprese. Ma crediamo di aver già detto abbastanza e, forse, è meglio che il resto ve lo racconti lui direttamente. Magari in uno dei suoi libri: l’ultimo è "Appeso a un filo di seta". Ma ci sono anche "Sopra e sotto. Storie di montagna" e "Malato di montagna", del quale è disponibile anche un video.
 
Vi lasciamo, invece, con una splendida vignetta che Fabio Vettori ha disegnato proprio questa speciale occasione: Buon compleanno, Hans!
 
 Sara Sottocornola
 
 
 

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