Itinerari

Sulla vetta del Monte Arnese al confine tra Austria e Alto Adige

Una delle più belle cime della Cresta Carnica, in Val di Sesto, è meta di un’escursione di un certo impegno ma di grande soddisfazione. Il panorama dalla vetta abbraccia le Dolomiti più belle e le Alpi austriache

Raggiungere Monte Arnese (Hornischeg, 2550 m) sia in estate sia in inverno regala emozioni difficilmente dimenticabili. È una delle cime più evidenti della Cresta Carnica occidentale ed è meta ambita da escursionisti e sci-alpinisti per il panorama che si può ammirare dalla sua cima. Raggiungerla in estate è molto semplice mentre in inverno è necessario avere un po’ di esperienza su terreno innevato per evitare accumuli eolici che possono formarsi, tuttavia, è difficile non trovare tracce battute che dalla stazione alta della cabinovia Tre Cime non indichino il percorso da seguire.  Monte Arnese è la cima centrale di tre evidenti vette della Cresta Carnica (Karnischer Kamm) ed è bene individuarle dal basso perché dalla stazione alta non saranno visibili. Nell’ordine da ovest sono: Monte Tovo Alto (Hochgruben, 2537 m), segue la nostra meta poi Cima di Pontegrotta (Hollbrucker Spitze, 2580 m). Individuarle è importante per ben orientarsi durante il cammino.

L’itinerario

Partenza: Sesto (BZ), località Orto del Toro
Durata: 5/6 ore (a/r)
Dislivello: + 460 m
Difficolta: EAI – WT2

Il percorso inizia appena raggiunta la stazione alta della cabinovia, località Orto del Toro, utilizzando gli impianti di risalita da Val di Sesto che salgono dal Pollaio (Hennstoll). Poche parole per spiegare un nome così “particolare”. Il nome “Pollaio” è un toponimo rurale antico nato ben prima dell’impianto di risalita ed è legato all’uso tradizionale di quel territorio. Nel Ladino-Tirolese il termine “Hennstoll” indicava un ricovero semplice per animali da cortile ed è rimasto fino a oggi perché nell’area di Sesto i nomi non venivano nobilitati a posteriori e raccontano l’uso concreto del territorio piuttosto che seguire un’idea estetica.

Una volta usciti dalla stazione della cabinovia la meta non sarà visibile, tuttavia, la linea da seguire non è la più ovvia (verso la vetta) e inizialmente dovremo compiere un buon traverso in salita non impegnativo fino a raggiungere un’altura abbastanza evidente, con la stazione alle spalle guardando la Cresta Carnica è alla nostra destra. Da questo punto si inizia a salire in modo abbastanza deciso verso una seconda altura che si nota guardando in direzione della cresta carnica, è il tratto più impegnativo e stancante dell’itinerario che in genere si affronta a zig-zag.

Raggiunto il secondo rilievo si vede chiaramente Monte Arnese e la sella alla sua destra (est) che è il nuovo riferimento per camminare. Salire direttamente in vetta è infatti molto impegnativo. Poco prima della sella si volta a sinistra e si si segue la linea di cresta sulla linea di confine che unisce l’Italia e l’Austria.

Poco prima della croce sommitale, sulla sinistra si possono raggiungere in pochi minuti i resti di una delle casermette costruite a fine anni Trenta e terminate poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.

Tornati sulla cresta si raggiunge facilmente la croce di Monte Arnese. Sul versante italiano lo sguardo spazia dalle Crode dei Longerin fino a Plan del Corones e anche guardando il versante austriaco si riescono a vedere cime altoatesine, le più evidenti sono le Vedrette di Ries con Monte Nevoso (3358 m), il Wildgall (3273m) e l’inconfondibile Monte Collalto (Hochgal 3436 m). Alla destra inizia la lunga cresta delle Alpi austriache di cui si citano solo le più note: il Großevenediger (3657m), l’imponente Großglockner (3798m), l’Hochschober (3240m) e il Petzeck (3283m) per continuare sulle Dolomiti di Lienz con la cima più alta, il Große Sandspitze (2772m).

Torniamo al versante italiano con le Dolomiti di Sesto che da sole appagano lo sguardo e la mente soprattutto in veste invernale. Senza perdersi in una “valanga” di nomi e cime cerchiamo di evidenziare le più note e riconoscibili che dall’alto risultano ancor più belle. Al centro di questo oceano di dolomia le Tre Cime di Lavaredo che sembrano separare in due aree distinte il resto delle montagne. Tra le più evidenti c’è Cima Bagni (2983 m) che domina la Val Comelico e subito alla sua destra, separata dai Campanili e dai “Fulmini”, svettano il Monte Popera (3046 m) e Cresta Zsigmondy (2998 m). Continuando con lo sguardo verso ovest la lunga dorsale di Cima Undici (3090 m) che nasconde allo sguardo la Croda Rossa di Sesto (2965 m) le cui possenti pareti si confondono tra tanta roccia. Appena al di sopra di Forcella Undici fa capolino la cima di Croda dei Toni (3095 m) prima di lasciar spazio in lontananza a Cima Bel Prà (2917 m), a Punta Sorapiss (3205 m) e alla Civetta (3220 m).

A destra delle Tre Cime, dopo il Cristallo (3221 m), due “giganti” dominano l’ambiente: Punta dei Tre Scarperi (3252m) con le sue guglie che sembrano formare una corona e il gruppo dei Baranci (2937 m).

Per il ritorno, con prudenza, la stessa linea di salita che in alcuni punti è abbastanza ripida tanto da costringere a scendere ad ampie svolte per mitigare la pendenza.

Da vedere

Arrivati fino a Sesto è impossibile non raggiungere Piano Fiscalino da Moso, come altra tappa sono i prati a larici di Val Campo di Dentro dove poter riposare nel silenzio al cospetto delle alte conifere che ne caratterizzano l’ambiente.

Come arrivare

Per raggiungere il parcheggio del “Pollaio” da dove prendere la cabinovia per Orto del Toro, dal Veneto si deve raggiungere Padola per poi salire a Passo di Monte Croce Comelico e discendere per poco più di 4 km.

Dalla Val Pusteria raggiungere e superare Dobbiaco per poi seguire le indicazioni per Sesto (bivio dopo 4 km), raggiungere il centro abito e proseguire per Moso. Dal bivio per la Val Fiscalina si continua a salire verso Passo di Monte Croce Comelico per poco meno di due chilometri.

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