Itinerari

Nella “wilderness di ritorno” del Parco Nazionale della Val Grande, in Piemonte

Escursione a quote modeste da Cicogna al Pian di Boit, dove la natura si è lentamente reimpossessata dei luoghi. Una rete di sentieri ben tenuti rende più agevole la scoperta di un mondo antico e ormai scomparso

Il Parco Nazionale della Val Grande è noto per la sua caratteristica di wilderness, di zona selvaggia, poco frequentata e dal carattere aspro. Pochi sanno che, in realtà, queste vette e i loro valloni, anche quelli limitrofi, erano abitati e sfruttati per le proprie risorse e punteggiate da alpeggi. Erano presenti anche teleferiche e piccole strutture per l’estrazione mineraria o più grandi come quelle per le attività di cava del Marmo di Candoglia, celebre per la fabbrica del Duomo di Milano e situate nei pressi di Mergozzo.
Il carattere selvaggio della Val Grande e del suo Parco è semplicemente una wilderness di ritorno, con la natura che si è riappropriata dei suoi spazi: sono moltissimi i resti di baite in pietra assediati da rovi e cespugli, alcuni seminascosti, altri con l’interno del perimetro abitato da grandi alberi che si sono liberati del tetto in lose alla ricerca della luce e della vita. Questa caratteristica quasi impertinente della vegetazione, a volte nasconde cartelli e segnali di sentiero, soprattutto in periodo estivo.

Le statistiche raccontano che sono molti gli interventi del soccorso alpino, non certo per infortuni o grandi problematiche, ma semplicemente perché gli escursionisti si perdono nella “massa verde” della Val Grande. È questa, però, una fama sinistra sicuramente esagerata, in quanto sono molti i sentieri curati e ben segnalati, come quello qui descritto che, tra l’altro, è ideale per le mezze stagioni, per l’autunno e per l’inverno quando la vegetazione è più rada. Vista la quota relativamente bassa, tra l’altro, la neve non è quasi mai eccessiva. Può comunque essere utile, in caso di temperature basse, portare un paio di ramponcini da escursionismo.

Per semplificare la fruizione della zona, l’Ente parco ha istituito i “Sentieri Natura”, un insieme di itinerari sempre ben segnalati e manutenuti. Il tratto di questo percorso, infatti, da Cicogna a Pogallo è parte del Sentiero Natura “Una Storia di Acqua”. L’itinerario diparte da Cicogna, “piccola capitale del parco”, borgo abitato situato proprio nel cuore verde della Val Grande, arroccato intorno alla chiesina. Le poche case sembrano essere l’ultimo baluardo dell’uomo, in un mondo di alberi, cespugli e alpeggi abbandonati.

L’itinerario

Partenza: Cossogno (VB); località Cicogna
Dislivello: + 590 m
Tempo di percorrenza: 7 ore (a/r)
Difficoltà: E

Da Cicogna, sono parecchi i cartelli di sentiero che segnalano le varie direzioni. All’ultimo tornante, poco prima della chiesa, si prende il sentiero per Pogallo che ben lastricato consente, con comodi ponti, di superare diversi torrenti. Lungo il tracciato possono essere presenti anche guadi, secondo la portata d’acqua e la stagione. Attenzione, in inverno, a possibili tratti ghiacciati. Si scende sino ad un ponte, nei pressi di una cascata, da dove si possono ammirare le acque del Rio Pogallo. Si continua con alcuni saliscendi, sino ad arrivare alla panoramica piana di Pogallo (777 m). Questo tratto di itinerario, da Cicogna a Pogallo, è inserito nel Sentiero Natura “Una Storia d’Acqua”, con alcune bacheche didattiche, con immagini, didascalie e testi. Alle prime case dell’alpeggio è presente una deviazione, sulla destra, che consente di scendere sino ad un ponte, da dove si osserva un orrido suggestivo. Ora si costeggia il Rio Pianezzoli, fino a raggiungere un ponte che consente di attraversare.

Si cammina in moderata salita sino al Cascinale dei Galli (775 m) e al vicino torrente, cercando il punto migliore per il guado, diverso a seconda delle stagioni e della portata d’acqua. Si sale in un bosco di faggi sino all’Alpe Preda (1005 m). Da qui si scende, tenendo la destra, sino al torrente che si guada nel punto più opportuno, toccando i casolari dell’Alpe Preda di Là e salendo sino ad un altro torrente che si attraversa. Ancora un ultimo breve tratto in salita e si giunge all’Alpe Pian di Boit (1123 m), con bella vista sul Monte Zeda, sul Monte della Piota, sul Torrione e sulla Cima Marsicce. Una baita in pietra è stata ristrutturata e adibita a bivacco, sempre aperto, con luce elettrica, tramite pannelli solari e un camino, per il riscaldamento. Ad oggi, dicembre 2025, il bivacco è in fase di ristrutturazione e adeguamento. Conviene informarsi sull’agibilità presso l’Ente Parco Nazionale Val Grande.

Da vedere: Cicogna

Cicogna è detta “Piccola Capitale della Val Grande”. Fin dal XIII secolo era la sede della corte maggengale delle comunità di Cossogno, Unchio e Ungiasca, ovvero una sorta di grande alpeggio, dove a maggio e periodi limitrofi si raccoglieva il primo fieno, testimonianza del carattere anche rurale della Val Grande. Il borgo è adagiato alle falde della Cima Sasso e sorge in posizione mediana tra l’imbocco della Val Pogallo e della Val Grande. Nel paese è situato anche il Centro Visita del Parco e ospita anche un’esposizione dedicata alla Val Grande, ai suoi aspetti ambientali, storici e culturali, con installazioni interattive e immagini dei luoghi più importanti e significativi del territorio. Presso il punto informativo sono disponibili gadget e la mappa ufficiale del parco. Anche la stretta e irta strada asfaltata può definirsi selvaggia ed è il giusto incipit per chi si avventura nel territorio del parco, da questo accesso. Volendo, è anche possibile percorrere l’antica mulattiera medioevale che inizia da Cossogno, dall’oratorio In Oca (409 m), e consente di raggiungere Cicogna, camminando per tre ore nella storia di questi luoghi.

Come arrivare

Autostrada A 26 in direzione Gravellona Toce, poi statale del Sempione sino a Verbania, dove si seguono le indicazioni per Mergozzo, Santino e Cicogna.

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