Itinerari

Nel mondo incantato dell’Alpe Veglia, meraviglia della Val d’Ossola

Un itinerario diviso in due parti: la salita all’Alpe, raggiungibile solo a piedi, e il periplo della conca, tra antiche case in pietra e grandiosi panorami protetti da un Parco naturale

Un’ora di cammino è sufficiente per affacciarsi sulla meravigliosa conca dell’Alpe Veglia, in Val d’Ossola, gioiello ambientale e paesaggistico all’interno del Parco Naturale Alpe Veglia-Alpe Devero.

Raggiunta la conca di Veglia, si cammina nella piana ammirando un perfetto connubio tra natura e storia, con le baite in pietra e legno che compongono le piccole “frazioni” dell’Alpe. Il tutto è circondato da pascoli, boschi ripide pareti, tra le quali spicca la piramide del Monte Leone. L’alpe è raggiungibile solo a piedi e questo suo relativo isolamento ha contribuito a preservarne il carattere genuino e tradizionale. Il giro dell’Alpe Veglia consente di camminare tra le case e le stalle delle sei frazioni, osservando le architetture tradizionali, gli antichi forni, le zone di pascolo, attigue agli agglomerati di case. E’ un percorso molto semplice, ma determinante per conoscere la conca dell’Alpe Veglia, approccio iniziale anche per programmare molte altre gite che dipartono da questo territorio, come si evince dalla presenza di moltissimi cartelli e segni di sentiero. Per il periplo dell’Alpe Veglia, si consiglia di seguire quelli indicanti i nomi dei vari nuclei abitativi. 

Verso le antiche frazioni ai piedi del Monte Leone

Partenza e arrivo: San Domenico di Varzo (VB), loc. Ponte Campo (1318 m)
Dislivello: + 422 m
Tempo di percorrenza: 6 ore
Difficoltà: E 
Periodo: da giugno a ottobre

Da San Domenico di Varzo, si può proseguire sino al parcheggio di Ponte Campo (1318 m; a pagamento). In alta stagione è attivo un servizio navetta. Intorno si ergono le rocce ripidissime della Punta Valgrande e del Monte Tèggiolo, dalle forme inconsuete e peculiari. Sono proprio i versanti scoscesi di queste cime che impediscono, con pericolosissime valanghe, l’accesso invernale all’Alpe Veglia.

Lo sguardo è anche catturato dalle impetuose acque del Rio Cairasca che si frangono, diramandosi in alcune fragorose cascate. Si supera il torrente Cairasca, su un ponte, per iniziare la salita sulla carrozzabile inizialmente lastricata (chiusa al traffico), ma da subito piuttosto ripida. In alternativa è possibile “tagliare” la strada e prendere il sentiero (F 10) che parte subito dopo il ponte, sulla destra, e fiancheggia le cascate. Lungo la strada carrozzabile, si sale inizialmente nel bosco ammirando alcuni imponenti larici secolari. Si attraversano un paio di semplici rigagnoli d’acqua, sino agli ultimi erti tornanti che conducono alla Cappella del Groppallo (1723 m; 1 ora da Ponte Campo), piccola costruzione in pietra grigia. Si continua ora in falsopiano, ammirando il profondo intaglio del Rio Cairasca che scorre in basso, quasi in un piccolo canyon. Dopo un breve saliscendi si giunge ad un muricciolo in pietra che indica l’accesso all’Alpe Veglia. Poco dopo, sulla sinistra, è situato un centro informazioni del Parco e, sulla destra, una bacheca informativa con una cartina. 

Il Monte Leone riempie lo sguardo da ogni angolo dell’alpe

Proseguendo per alcuni minuti si giunge ad un bivio con numerosi cartelli ed indicazioni per i vari itinerari. Si entra nel territorio dell’Alpe e si segue la mulattiera verso destra (cartelli rifugio Cai, F 10) che, in breve, consente di arrivare a La Balma, con bella vista del Monte Leone che spunta dai tetti in pietra delle baite. Si continua tra i larici e, dopo una semplice discesa, si giunge ad un antico forno per la calce, con relativa bacheca didattica del parco. La piccola struttura è realizzata in pietra e situata nei pressi della spumeggiante cascata del Rio della Frua che spicca tra gli alberi. Proseguendo dritto, si scorgono le case di Cornù (1744 m) e, poco oltre, il Rifugio Cai Arona, con bella vista panoramica sull’intera conca di Veglia.

Dopo Cornù si cammina sulla mulattiera pianeggiante, in direzione della frazione Ponte (1743 m), sino al ponte in pietra nei pressi del quale si trova l’indicazione per la sorgente di acqua minerale. Dopo le case di Ponte, si arriva ad Aione (1752 m), frazione dalla quale, molto probabilmente, prende nome il Monte Leone. Da Aione, si cammina su sterrata pianeggiante per una ventina di minuti, sino alle case in pietra di Cianciavero, dove indicazioni segnalano il sentiero per il Lago d’Avino e per le Marmitte dei Giganti. Proseguendo sempre lungo la sterrata, si giunge nei pressi di una bella chiesa in pietra e, dopo una curva, si rientra nel bosco per giungere alla struttura adibita a Centro parco e da qui al punto di partenza del giro dell’Alpe Veglia. Si torna quindi a Ponte Campo lungo la mulattiera percorsa all’andata.

   

Brevi varianti conducono verso altri luoghi pieni di magia 

Sono molte le digressioni per osservare luoghi diversi: le Marmitte dei Giganti (lungo i primi 20 minuti di salita verso il Lago d’Avino, partendo da Cianciavero), il Lago delle Streghe (distante 30 minuti dalla frazione Aione), la sorgente dell’acqua minerale, le cascate del Rio della Frua (omonime di quelle celeberrime della Val Formazza) e molti altri punti di interesse, indicati anche dalle bacheche apposte dall’Ente parco.
Interessante notare che le frazioni dell’Alpe sono state edificate in modo da non sottrarre il prezioso spazio utilizzato per i pascoli. In genere le famiglie di pastori avevano due baite, una utilizzata come locale giorno e l’altra con il bestiame al piano terra e le stanze da notte al primo piano, in modo da poter sfruttare il calore originato dagli animali stessi. Le finestre e le porte d’ingresso erano, quando possibile, orientate verso Sud, in modo da giovarsi della luce e del maggior calore possibile. 

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Un commento

  1. Sei ore per andare da San Donenico al Veglia? a me sembra un po eccessivo anche per chi non ha grande allenamento

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