
La piana dell’Alpe Veglia è un mondo a parte, punteggiato da numerose baite in pietra, raggruppate in minuscoli villaggi armoniosamente ambientati nel paesaggio, sovrastato da un anfiteatro di vette oltre i 3000 metri, tra le quali si ergono il Pizzo di Terrarossa, la Punta Mottiscia, la Punta del Rebbio e la Punta di Boccareccio e, su tutte, il Monte Leone (3552 m), la vetta più elevata delle Alpi Lepontine.
L’alpe è abitata solo durante l’estate, mentre d’inverno resta isolata per diversi mesi, quando imponenti valanghe attraversano i ripidi e pericolosi versanti della Val Cairasca, sui quali si snoda il sentiero che inizia da San Domenico di Varzo. È proprio questo relativo isolamento a conferire al luogo il suo fascino. Anche nella stagione estiva, infatti, l’Alpe Veglia è raggiungibile solo a piedi, percorrendo per circa due ore la mulattiera che parte da Ponte Campo.
L’alpe racchiude un grande valore naturalistico e una notevole biodiversità, grazie anche all’abbondante presenza di acque, laghi, torbiere e boschi prevalentemente di larice. Per questo, nel 1978, venne istituito con legge regionale il Parco Naturale dell’Alpe Veglia, il primo parco della Regione Piemonte, poi ampliato con l’aggiunta del “gemello” Parco dell’Alpe Devero. Il Lago d’Avino, originariamente naturale, fu innalzato artificialmente per scopi energetici. Meritano attenzione anche i numerosi piccoli laghi che si trovano nei dintorni, lungo il crinale che dal lago conduce ai piedi della Punta di Valgrande, sul versante opposto a quello ripido e scosceso del Monte Leone che incombe sopra la diga del bacino d’Avino.
L’itinerario
Partenza: San Domenico di Varzo (VB), loc. Ponte Campo (1318 m)
Dislivello: + 930 m
Tempo di percorrenza: 6 ore (a/r)
Difficoltà: E
Si inizia da Ponte Campo (1318 m), poco dopo San Domenico di Varzo, ai piedi delle ripide pareti rocciose della Punta Valgrande e del Monte Tèggiolo, dalle forme insolite e spettacolari.
Lo sguardo è attratto anche dalle tumultuose acque del Rio Cairasca, che si infrangono tra le rocce formando rumorose cascate. Si oltrepassa il torrente grazie a un ponte, da cui ha inizio la salita lungo la strada carrozzabile, chiusa al traffico privato.
La salita è subito ripida, ombreggiata dai larici. Con una serie di tornanti si guadagna quota, sino a raggiungere la Cappella del Groppallo (1723 m; circa 1 ora da Ponte Campo), una piccola costruzione in pietra grigia. Il percorso prosegue ora in leggera pendenza, offrendo una splendida vista sul profondo solco del Rio Cairasca e sul Monte Cistella, di spalle. Dopo un breve tratto pianeggiante, si incontra un muretto in pietra che segna l’ingresso all’Alpe Veglia. Poco oltre, sulla sinistra, si trova il centro informazioni del Parco, mentre sulla destra una bacheca illustra il territorio con una mappa. Proseguendo per qualche minuto si raggiunge un bivio con numerosi cartelli che segnalano i vari itinerari. Sulla sinistra è indicata la direzione per il Lago d’Avino.
Il Monte Leone è ora ben visibile sulla sinistra. Si attraversa un ponte in pietra. Poco oltre, alcuni cartelli segnalano la via per il Lago d’Avino. Si svolta a sinistra, seguendo la carrozzabile che conduce alle caratteristiche baite in pietra di Cianciavero, una delle frazioni più tipiche di Veglia. Dopo aver attraversato il piccolo borgo, il percorso (F30a) sale costeggiando il torrente fino a un cartello che invita a proseguire lungo il corso d’acqua, fino alle “Marmitte dei Giganti”.
La salita diventa progressivamente più accentuata, ma si apre poi su un tratto pianeggiante, ombreggiato da maestosi larici. Si continua quindi in salita, guadagnando rapidamente quota con una magnifica vista sulla piana di Veglia e sull’imponente anfiteatro roccioso che la circonda. Il sentiero, sempre più ripido e ricco di tornanti, conduce infine a un pianoro ai piedi del Monte Leone. Ancora pochi minuti di cammino e si arriva alla conca che accoglie il Lago d’Avino (2246 m), dominato da oltre 1100 metri di pareti rocciose del Monte Leone (3552 m), sommità dell’anfiteatro montuoso che comprende anche la Punta Valgrande (2856 m) e il Pizzo Valgrande di Vallè (2531 m).
Acqua minerale di Veglia
Nel 1872, gli alpini furono inviati all’Alpe Veglia, per presidiarne i confini. Nel 1875, due militari scoprirono un affioramento di acqua fresca e stranamente frizzante che sgorgava da sotto un masso nei pressi del Rio Mottiscia. Nel 1879, dopo vari studi ed analisi, venne dichiarata la buona qualità dell’acqua. La cosa contribuì, in parte, ad un inizio di sviluppo turistico della zona, grazie anche all’edificazione dell’Albergo Monte Leone, nel 1884, con il contributo del CAI. Alcune aziende tentarono di ottenere la concessione, per la commercializzazione in larga scala dell’acqua minerale dell’Alpe Veglia. L’operazione non ebbe, però, fortuna, soprattutto per i problemi di trasporto, visto che Veglia, anche allora, era raggiungibile solo in periodo estivo, causa pericolo valanghe.
Come arrivare
Autostrada A 26, Alessandria – Gravellona Toce fino al termine. Si prosegue poi sulla statale del Sempione, seguendo le indicazioni per Domodossola, Varzo e San Domenico di Varzo. Si scende ora sulla strada asfaltata che, in breve, conduce al parcheggio di Ponte Campo.
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