Alpinismo

Gheza, Secchi e Carrara verso il Gasherbrum IV, sulle orme di Walter Bonatti e Carlo Mauri

I tre forti alpinisti lombardi, con il fotografo e videomaker Ettore Zorzini, tenteranno nelle prossime settimane di salire in stile alpino la storica via tracciata dalla spedizione italiana del 1958

Alla testata del ghiacciaio Baltoro, di fronte al K2 e ad altri tre “ottomila”, si alza una delle cime più belle della Terra. Il Gasherbrum IV, 7925 metri, è una straordinaria piramide di roccia e ghiaccio. La sua prima ascensione, compiuta nel 1958 da Walter Bonatti, cordata di punta di un team diretto da Riccardo Cassin, è una delle pagine più importanti della storia dell’alpinismo italiano.

Secondo lo scrittore ed esploratore fiorentino Fosco Maraini, che ha partecipato alla spedizione con Bepi de Francesch, Toni Gobbi,   Giuseppe Oberto e Donato Zeni e ci ha lasciato un libro di straordinario fascino, il Gasherbrum IV “ha carattere da vendere”, e “sembra un monte ideale”. 

Tra le pochissime ascensioni successive del G IV, spicca quella per la parete Sud-ovest, la “Parete lucente”, un muro di quasi 3000 metri di altezza affacciato verso l’anfiteatro di Concordia e il Baltoro, realizzata nel 1985 dall’austriaco Robert Schauer e dal polacco Wojciek Kurtyka. Nel 2023 cade e muore sul Gasherbrum IV l’alpinista russo Dimitry Golovchenko. Un anno dopo, il suo compagno di spedizione Sergey Nilov perde la vita cercando di recuperare il corpo dell’amico.

Una spedizione all’insegna dell’essenzialità

A tentare di nuovo il Gasherbrum IV, ripetendo in stile alpino la via del 1958, è un piccolo team di alpinisti lombardi composto da Gabriele Carrara, Leonardo “Leo” Gheza e Federico Secchi. E’ in viaggio con loro verso Skardu e il Baltoro il fotografo e videomaker Ettore Zorzini, autore nell’estate del 2024 di magnifiche immagini dal drone dello Sperone Abruzzi e della vetta del K2. La spedizione di quest’anno è patrocinata dal Club Alpino Italiano. 

“La nostra spedizione è un tentativo di tornare a un alpinismo essenziale, fondato sulla responsabilità individuale, sulla leggerezza logistica e sull’esperienza condivisa. È anche un omaggio alla grande stagione delle esplorazioni italiane in Karakorum, che ha lasciato vie e storie indelebili, ma anche spazi ancora aperti al sogno”, scrivono i protagonisti nel presentare il progetto.

“Il G IV è una montagna che chiede attenzione, ascolto, visione. Durante la spedizione, i tempi, i silenzi e la solitudine della montagna saranno i veri protagonisti. Non ci saranno aggiornamenti costanti, né cronache in tempo reale. Solo il passo lento dell’uomo, la verticalità della parete e lo sguardo silenzioso di un drone a raccontare, dopo, ciò che sarà accaduto lassù”.

I protagonisti

Leonardo “Leo” Gheza, nato e residente a Esine, in Val Camonica, ha alle spalle decine di ascensioni di alta difficoltà sulle Alpi, e campagne e spedizioni alpinistiche negli USA, in Nepal, Pakistan e Patagonia. E’ un alteta Salewa, ed è socio da qualche anno del CAAI, il Club Alpino Accademico Italiano.
Sull’Eiger, insieme a Luca Ducoli, ha salito nel 2023 Magic Mushroom, una durissima via tracciata da Roger Schäli e Christoph Hainz, con difficoltà fino al 7c. In Nepal, Leo ha aperto vie di alta difficoltà sullo Yasa Thak, 6150 metri (Himalayanos Desesperados) e sulla parete Nord del Kongde Ri (Santarai), con prosecuzione fino alla vetta del Tengkangpoche, 6490 metri. In Pakistan ha salito la Great Trango Tower, 6230 metri, con discesa in parapendio. Nella Valle di Cochamò, in Cile, la “Yosemite del Sudamerica”, Gheza ha aperto e in gran parte liberato con Angelo Contessi e Diego Diaz una via nuova sul Cerro Trinidad Central, la montagna-simbolo della  zona. Nella Patagonia argentina, nel 2023, insieme a due grandi come Sean Villanueva O’Driscoll e Matteo Della Bordella, ha aperto la via ¿Que mirás bobo? sull’Aguja Mermoz, 2732 metri.

Federico Secchi è una guida alpina e un atleta di scialpinismo di Valfurva. A farlo diventare famoso, nel 2024, sono state le salite del Broad Peak (con discesa in sci da poco sotto la cima) e del K2, 8611 metri, dove ha rinunciato al tentativo di scendere in sci per soccorrere il compagno di spedizione Marco Majori. In precedenza, oltre a compiere ascensioni importanti sulle Alpi, Federico ha aperto una nuova via sullo Chareze Ri North, 5950 metri, nell’Himalaya indiano. In Patagonia ha salito il FitzRoy dalla Supercanaleta e la Aguja Poincenot per la via Whillans-Cochrane. In Nepal ha salito e ridisceso sci ai piedi l’Himlung Himal, 7126 metri e il Manaslu, 8163 metri. 

Gabriele Carrara, di Bergamo, è aspirante guida alpina, e ha alle spalle un’importante attività alpinistica sulle Orobie (le sue montagne di casa), le Dolomiti e il Monte Bianco. Gli escursionisti e gli scialpinisti piemontesi lo conoscono come gestore della Capanna Mautino, storico rifugio tra le vette dell’alta Val di Susa. La spedizione al Gasherbrum IV è la sua prima esperienza extraeuropea. 

Mentre Gheza, Secchi, Carrara e Zorzini saranno impegnati sulla via italiana del 1958, che arriva in cima per la cresta Nord-est, gli alpinisti francesi Charles Dubouloz e Symon Welfringer tenteranno di salire la cresta Sud-ovest del Gasherbrum IV, che delimita a destra la “Parete lucente” di Kurtyka e Schauer. Una via tentata per due volte vent’anni fa da Jordi Corominas, vincitore l’anno scorso di un Piolet d’Or alla carriera, ma che attende ancora i suoi primi salitori. 

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