Medicina e benessere

Achillea, coltivarla e raccoglierla

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L’Achillea Millefolium. Abbiamo visto le sue proprietà aromatiche e digestive e che può essere usata per trattare febbre, ferite, epilessia, emorragia ed ipertensione. Sappiamo che va bene per fare tisane, impacchi, decotti, liquori e creme. Ora vediamo come e quando raccoglierla, coltivarla, curarla, essiccarla.

La droga, cioè la parte della pianta che contiene le sostanze terapeutiche, è costituita dalle sommità fiorite ma anche dalla pianta intera. Attualmente on risulta nella farmacopea ufficiale italiana, ma in quella Svizzera i capolini singoli costituiscono una droga distinta.
 
Tradizionalmente sono state sempre favorite le parti aeree fresche, ma in epoche più recenti si è preferito l’uso delle parti essiccate all’ombra e conservate in recipienti a chiusura ermetica. Vediamo ora come fare per coltivare questa piantina dalle mille proprietà e dai mille usi. E poi, come raccoglierla ed essicarla.

L’Achillea millefolium L. è una specie piuttosto rustica, che preferisce suoli leggeri e secchi e soffre
quelli estremamente umidi. Prima della semina o del trapianto, devono essere sarchiate o eliminate le coltivazioni presenti in precedenza. Possono seguire, alla coltura di Achillea, specie medicinali di altre famiglie botaniche senza particolari problemi.

Prima della coltivazione il suolo deve essere arato, fresato o erpicato in primavera e concimato, secondo le caratteristiche. Il primo anno si deve fare una concimazione di fondo prima della preparazione del suolo con un apporto di 45-50 tonnellate di concime per ettaro. Per il tipo di concime si rimanda a testi inerenti alla concimazione di base.

La semina può essere fatta tra fine aprile e inizio maggio, oppure in agosto, in filari distanti 60-70 centimetri, a profondità limitata (da 2 a 3 millimetri). Si distribuisce da mezzo a un chilo di semi per ettaro. Dopo la semina è necessaria una rullatura ed un’irrigazione leggera e ripetuta per favorire la germinazione. La piantumazione si effettua da fine aprile a metà maggio, con distanza di 60-70 centimetri per 25-30 centimetri.

I cumuli devono essere ricoperti da un centimetro di terra, che va richiusa intorno. Dopo la piantumazione è necessaria un’irrigazione per assicurare la ripresa. Le giovani piante da semina devono essere diradate al fine di ottenere 5 o 6 piante al metro quadro.

La sarchiatura va effettuata tramite uno strumento universale o una zappa. L’interfila deve essere controllata dopo il secondo anno per favorire la fioritura. La pacciamatura (copertura del terreno per proteggerlo dal freddo) non è indicata in coltivazioni seminate a queste distanze.
 
Bisogna irrigare per aspersione circa una volta a settimana, a seconda delle necessità. Per la coltivazioni in idroponica (in acqua) non ci sono particolari accorgimenti da seguire, se non il costante rinnovo della soluzione nutritiva, il rifornimento d’aria ed il mantenimento delle condizioni di temperatura, luce ed umidità. È possibile che occorra sorreggere le piante soprattutto durante la fioritura.

Fino ad oggi non si sono verificati seri attacchi a queste piante da parte di parassiti o virus. Per la specie coltivata in campo, esiste però il pericolo di putrefazione in caso di elevata densità delle foglie e di eccesso d’acqua.

Il momento migliore per la raccolta è il periodo della fioritura, che a seconda della quota e dell’esposizione varia da giugno a luglio per il primo taglio, fino a settembre, quando cominciano ad essiccare sia le foglie che i fiori. I fiori vanno raccolti proprio quando il sole è cocente e il loro potere aromatico e terapeutico è massimo. Si può comunque considerare ottimale lo stadio di raccolta quando più del 50% di piante sono in fiore.

Vengono raccolte le sommità fiorite e le foglie, tramite una falciatrice oppure tramite cesoie da siepe. Si taglia a circa 15-20 centimetri dal suolo (al fine di evitare le foglie basali decolorate e i fusti legnosi), possibilmente nel senso opposto a quello del passaggio al momento della raccolta. Si eliminano le eventuali malerbe direttamente in campo.

Il primo anno, se l’Achillea è stata seminata si fa un taglio verso metà luglio; se invece è stata piantumata si taglia tra fine luglio e inizio agosto, al momento della piena fioritura. Poi, si essicca a temperatura di 35-40 gradi centigradi in essiccatoio, in strati permeabili da 30 a 80 centimetri. Si deposita in un luogo secco e al riparo da odori che possono alterare la qualità del prodotto.

La droga in commercio si ottiene dall’aggregato Achillea millefolium, un gruppo di specie o subspecie delle Asteraceae che sono separabili solo con difficoltà. Altre specie note della nostra flora alpina utilizzate per produrre la droga a scopo terapeutico e liquoristico sono:

  • Achillea clavenae L., pianta molto adattabile dai pascoli calcarei a 2000-2600 metri fino ai 600 metri, diffusa nelle Alpi centro-orientali.
  • Achillea herba rota All. e Achillea moschata Wulfen (Achillea genepì Murr.), sono piante molto meno
    adattabili e di più difficile coltivazione. Si trovano dai 1800 ai 3000 metri sulle Alpi, dalla Val d’Aosta al Friuli.
  • Achillea ligustica All., più robusta dell’Achillea herba rota, facilmente coltivabile anche in vaso; area
    della macchia mediterranea fino a 800 metri
  • Achillea nana L.: Alpi centro-occidentali.
  • Achillea lanulosa è invece circoscritta nel sud ovest degli Stati Uniti, ed è un tipico ingrediente della
    medici tradizionale ispanica.

Anna Giorgi

 

Anna Giorgi è docente del Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio montano Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano, sede di Edolo.
Sito internet:
www.valmont.unimi.it

 

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