Medicina e benessere
Globuli rossi ed alta quota

Nel lontano 1891 Viault ha segnalato l’ aumento dell’ emoglobina in soggetti residenti in alta quota a 4.540 metri, a Morococha, nelle Ande.
In alta quota la diminuzione della pressione parziale di ossigeno, conseguente alla diminuzione della pressione barometrica, porta ad un aumento della concentrazione dell’ emoglobina e quindi dei globuli rossi nell’organismo. La reazione avviene in modo da incrementare la capacità di trasporto dell’ ossigeno: si tratta di un meccanismo di compenso.
L’incremento dipende dal grado di quota raggiunta e dalla costanza di esposizione alla stessa. Per fare un esempio, Wislow ha segnalato un incremento da 17,8 a 20,6 grammi al decilitro di emoglobina in un gruppo di alpinisti a quote comprese tra 5.350 e 6.300 metri.
L’ aumentata viscosità del sangue, causata dall’ incremento dei globuli rossi può portare, talvolta, a problemi di circolo.
Nel corso delle prime due settimane di permanenza in alta quota si assiste ad una iniziale diminuzione (15-20 per cento) del volume plasmatico (parte liquida del sangue) che comporta un aumento apparente della concentrazione di emoglobina (1-2 grammi al decilitro).
Tale fenomeno viene chiamato "emoconcentrazione" e dipende anche dalla disidratazione, abbastanza comune alle alte quote. Nelle prime 24-48 ore di esposizione all’alta quota (ipossia ipobarica) si assiste ad un incremento dell’eritropoietina, che, prodotta a livello renale, stimola la produzione dei globuli rossi a livello del midollo osseo.
Dopo il rientro al livello del mare i globuli rossi diminuiscono gradatamente nel tempo, ritornado ai livelli di partenza.
Articolo a cura della Commissione medica del Cai Bergamo.
Foto gentilmente fornita da www.montagneinvalledaosta.com