Il drammatico racconto di Cristina Piolini rompe il silenzio su quello che è accaduto al K2
Le alpiniste e i loro accompagnatori stanno tornando in Italia, ma dalla fine di luglio non ci sono state più notizie ufficiali sulla spedizione K2 70. Riportiamo il drammatico sfogo di Cristina Piolini, rientrata in anticipo e ricoverata in ospedale a Novara. Auguri!
Cosa è davvero successo sul K2? Sappiamo che il tempo è stato cattivo. Sappiamo che Silvia Loreggian e Federica Mingolla hanno rinunciato a 7300 metri il 28 luglio, sappiamo che Anna Torretta e Cristina Piolini avevano rinunciato in precedenza, la prima per mancata acclimatazione e la seconda per un problema alla schiena.
Sappiamo che due delle alpiniste pakistane, Samina Baig e Amina Bano, erano state evacuate verso Skardu già il 3 luglio, e che lo stesso giorno una valanga ha costretto il team di Ice Memory ad abbandonare il suo progetto. Sappiamo che le altre due pakistane, Samana Rahim e Nadeema Sahar, non hanno partecipato al tentativo, ma hanno atteso le compagne al campo base.
Sappiamo – e abbiamo raccontato più volte – che il 28 luglio sono arrivati sulla cima del K2 decine di Sherpa e clienti delle spedizioni commerciali, e il portatore d’alta quota (ma è più giusto parlare di guida) pakistano Ali Durrani, per la terza volta a 8611 metri. Sappiamo che sono arrivati in vetta senza ossigeno supplementare due alpinisti italiani, Tommaso Lamantia e Federico Secchi. Ieri abbiamo raccontato di come Marco Majori, compagno di spedizione di Secchi, abbia avuto una discesa difficile.
Molte altre cose non ci sono state raccontate. Era logico aspettarsi che il Governo italiano, dopo gli entusiasmi iniziali, si sarebbe disinteressato della spedizione quando si è capito che la vetta non sarebbe stata raggiunta.
È stato doloroso vedere che il 31 luglio, settantesimo anniversario dell’arrivo in cima di Compagnoni e Lacedelli, né Palazzo Chigi né il Ministero del Turismo abbiano ricordato un evento che ha cambiato l’Italia.
Non sono arrivate informazioni sugli eventi delle scorse settimane sul K2 nemmeno da Massimiliano Ossini, il super-inviato della RAI, che il 25 luglio è partito da Concordia, a fine luglio era già rientrato in Italia, e domenica 4 agosto era già alla Giostra della Quintana di Ascoli Piceno. Sul K2, come sappiamo, i giorni decisivi sono stati quelli tra il 27 e il 30 luglio.
Dopo la notizia della rinuncia di Loreggian e Mingolla, e quella dell’arrivo in vetta di Lamantia e di Secchi, il silenzio ha regnato sovrano. Gli appassionati di montagna italiani meritavano e meritano di meglio. Restiamo in attesa, con fiducia, di un racconto più dettagliato.
Da qualche giorno, però, una delle protagoniste della spedizione K2 70 ha iniziato a raccontare. Parliamo di Cristina Piolini, 52 anni, ossolana, la più esperta ad alta e altissima quota delle quattro alpiniste italiane.
Ecco, senza ulteriori commenti da parte nostra, un estratto di quel che Cristina ha pubblicato sul suo profilo Facebook dal 2 agosto in poi.
2 agosto
Non ho ancora realizzato e non ho ancora le parole giuste per esprimere dei concetti concreti a cosa sia successo, ho un po’ di medicine da smaltire… (lo so ma faccio la “gnorri” mettiamola così). Ci penserà il mio legale a fare luce su fatti non legati alla natura, a quella non si comanda.
Ho capito che la Vita, la mia soprattutto, non può essere merce per interessi altrui. Il 26 luglio stavo salendo per il “summit push” ma qualcosa è andato storto molto storto.
Siamo stati coinvolti in un incidente a circa 5800 io L.T. e meno M.S. (x privacy metto iniziali), carinissimi poi che sono venuti al campo medico a salutarmi. Il 1° agosto (ieri) un elicottero militare mi ha elitrasportato prima a Paju e poi a Skardu in ospedale con la presenza della dott. Lorenza Pratali.
Naturalmente TAC e il “disastro rilevato dall’incidente”… Ne ho avrò per un po’, ho un busto per lesioni alla colonna. Domani volo in Italia e andrò in cura presso un ospedale locale.
COMUNQUE, IL K2 È STUPENDO LE IMMAGINI E I PENSIERI QUANDO ERO LASSÙ SONO INDIMENTICABILI. GRAZIE
3 agosto
Ed eccomi in Italia in un letto di ospedale.
Ringrazio le persone che mi han permesso di rientrare ma soprattutto la dott. Lorenza Pratali, la Croce Rossa di Premosello Chiovenda che ha effettuato il trasporto da Malpensa all’ospedale di Novara. A Valter e a tutti quelli che mi sono vicino. Grazie
4 agosto
Campo 1 metri 6060
Campo 2 metri 6700
Il mio K2 dove ho provato delle Emozioni indescrivibili.
Mi chiedevo ma veramente sono quassù!
Nelle rotazioni per acclimarmi era il mio momento più bello, non avevo più rotture di “coglioni”
Non ho molte immagini, portavo una Go-pro per la Rai quelle per diritti le hanno in mano loro. Ma le emozioni sono custodite nel mio cuore e sono state molte.
Per raggiungere il C2 devi affrontare il famoso “camino Bill”. Ero gasatissima… sono quassù finalmente… non ci credevo!
All’uscita del camino quei ultimi 80 metri lunghissimi con un vento pazzesco e ridevo da sola dicendo “Cri, poi spiana”. Naaaa, non spiana mai il K2.
Non ho immagini da “scimmia urlatrice” appesa nel camino, mi sembrava di togliere quella magia tra me e lui.
Il K2 ti incanta a volte lo guardavo era invece arrabbiato, irrequieto… come infastidito! Qualche presenza effettivamente era di troppo, forse anch’io chi lo sa! Ho vissuto una esperienza lassù indimenticabile.
Su tutte le montagne che ho affrontato in questi anni ho vissuto emozioni ed esperienze uniche. Anche se sono in un letto di ospedale non posso dimenticare il mio K2. Bellissimo con il suo velo lassù e il mio sguardo sempre là.
5 agosto (ripostato identico il 6 agosto)
Allenamenti mirati, km, dislivelli, giornata intense e la schiena era ok.
32 giorni in Nepal km, dislivelli vita sopra i 5mila metri e oltre i 6mila grazie ad AlpenPlus Wear per arrivare al K2 pronta e la schiena era ok.
Pakistan 8 giorni di trek le gambe girano molto bene, il motore c’è e la schiena? Bene non ho problemi.
2 luglio inizio a salire “sola” verso il C1 6060 mt con intenzione di salire al C2 6700mt. Sapevate che ho aiutato a posare 200 MT di fisse dall’1 verso il 2? Non credo, ho un cognome che non suona bene. Trascorro la nottata molto bene a parte il vento che centrifugava la tenda con me dentro.
3 luglio il vento è molto forte e resto al 1, i parametri sono buoni, mangio e bevo, non ho difficoltà. Per radio mi avvisano che sta salendo Amina. Nel tardo pomeriggio raggiunge il campo, mi accorgo che non sta bene, però penso “sarà stanca”. In tenda vedo subito che non è a suo agio, non è stanchezza, chiamo il base e parlo con la dott.
Inizia il mio calvario e il suo naturalmente. Non sta bene, “mal di montagna acuto”, la notte la seguo con tutte le cure possibili. Al mattino sento aprire la tenda 2 porters pakistani della Seven Summit mi chiedono se ho bisogno.
Gli dico che dovrò scendere con lei, non è in grado sola. Mi aiutano a tenerla, esco mi preparo e scopro che non ha il materiale alpinistico per scendere. Da ex soccorritore alpino, la lego a me e inizio a scendere. Il suo peso e la sua totale assenza di collaborazione mi rende molto difficile e faticosa la manovra. Raggiungo una sosta con cambio e degli sherpa nepalesi mi aiutano a fare questo. La mia schiena inizia a scricchiolare.
Finalmente il base 4 luglio, non ho ancora ricevuto dei Grazie ad oggi, ma lo avrei fatto mille volte ho ancora un senso civico e morale con valori e rispetto per una vita umana mettendola al primo posto e non il Campo 2 del K2.
Lo sapevate di questo soccorso? Ho dei dubbi. 26 luglio la natura mi dà il colpo di grazie fine K2. Ernie L4/5 esito finale. Sono capace di intendere e volere quello che scrivo. Inshallah