Itinerari

Il facile periplo del Mondolè, la montagna di Mondovì

Si cammina in quota, ma senza difficoltà, osservando panorami sempre diversi, tra antichi alpeggi e spettacolari fioriture. Uno storico rifugio del Cuneese accoglie gli escursionisti

L’inizio dell’estate è uno dei periodi più adatti per una salita al Mondolé, la montagna-sfondo imprescindibile nel paesaggio dei dintorni di Mondovì (CN) in immediata continuità visiva con le ondulazioni degradanti intorno alla città. Nonostante la modesta altitudine di 2382 m, la sua posizione geografica lo rende evidente sia dalla fascia pedemontana, sia dalla costa ligure: i genovesi, che lo scorgono all’orizzonte dell’entroterra, gli sono particolarmente affezionati. Non manca neppure, in giornate terse, dal panorama della terrazza del Museo della Montagna di Torino.

L’itinerario: l’anello del Mondolé dal Rifugio Balma

Partenza e arrivo: Rifugio Balma (1883 m)
Dislivello:
500 m
Difficoltà: E
Tempo complessivo: 2.30 ore

Questo classico e frequentato anello escursionistico offre uno sguardo d’insieme dei versanti del Mondolé, con panorami che a seconda del versante spaziano dalla costa ligure al Cervino.
In un panoramico sito a 1883 m, per facilitare ai pastori la partecipazione alle funzioni domenicali, il vescovo di Mondovì Giovanni Tommaso Ghilardi si fece promotore, della costruzione della Cappella Balma, dedicata alla Madonna della Neve, completata nel 1863, a cui presto si aggiunse un ricovero. Le presenze ricorrenti di truppe alpine in esercitazione e dei primi turisti incoraggiarono l’albergatore di Frabosa Francesco Allegro a edificare nelle adiacenze un vero e proprio rifugio, il Rifugio Balma, inaugurato nel 1906 e a più riprese ampliato, tuttora attivo e gestito dalla stessa famiglia d’origine (www.rifugiolabalma.it).

Dal Rifugio Balma si segue per un breve tratto la strada fino alla Colla della Balma (1887 m) dove questa si sdoppia. Trascurare entrambi i tronchi e seguire invece al centro un viottolo che si inerpica sulla pendice fino al pianoro sovrastante. Lasciare a sinistra il ramo principale, da cui ritorneremo, e cercare ancora a destra, in direzione NW, il proseguimento tra caratteristici blocchi rocciosi, flettendo poi a sinistra per attraversare un ripido pendio. In basso appare il piccolo bacino artificiale del Lago delle Scalette. Scavalcato un colletto a ridosso di alcuni suggestivi torrioni si arriva al bordo della enorme dolina, contornandola per seguire poi l’arcuata cresta NW fino alla vetta del Mondolé (2382 m), dove troviamo la croce, datata 1968, una colonnina trigonometrica dell’IGM e una statua dell’Immacolata. Effettuare la discesa tenendo le tracce di sentiero tra le rocce della dorsale Sud fino ad un’insellatura (2214 m) dove si svolta del tutto a sinistra per andare a ricongiungersi, con un panoramico tragitto a mezza costa alla base degli appicchi “dolomitici” delle Rocche Giardina (2165 m) al percorso dell’andata, poco a monte del rifugio. 

Come arrivare al Rifugio Balma

Il rifugio è raggiungibile in auto tramite una strada non asfaltata che origina dal piazzale del Colle del Prel a Prato Nevoso, oppure a piedi dalla località Sorie del Caudano (1553 m, stazione di partenza della telecabina La Rossa) in circa 30’ su una carrareccia, con possibilità di scorciatoia intermedia segnalata. In questo caso il dislivello della gita è di 850 m.

I pascoli culla del prelibato formaggio Raschera

Il regime climatico e la predominanza di terreni calcarei favoriscono qui lo sviluppo di una flora molto variegata, che trova nei mesi di giugno e luglio il massimo rigoglio: gli splendori cromatici delle orchidacee, le intensità del blu delle genziane, le macchie dei rododendri. Il botanico svizzero Émile Burnat organizzò una proficua campagna di ricerca alle falde del Mondolé nel luglio 1912, come risulta dal volume V della sua monumentale “Flore des Alpes Maritimes”. Tutta la regione circostante ospita grandi estensioni di pascoli, apprezzati fin dal Medioevo e oggetto di rigorose ripartizioni per lo sfruttamento da parte di enti monastici e di diverse comunità del Distretto di Mondovì, non solo quelle contigue, ma anche altre a notevole distanza: gli alpeggi della Raschera, del Seirasso e della Brignola, costituiscono un’enclave del comune di Magliano Alpi, situato oltre 20 Km a Nord, quasi al limite delle Langhe. La transumanza ha caratterizzato nel tempo l’assetto del territorio, la distribuzione degli insediamenti stagionali, la viabilità, l’economia. Raschera è appunto il nome del celebre formaggio di questa zona di produzione, già menzionato nel trattato “Summa Lacticinorum” di Pantaleone da Confienza (Torino 1477) e riconosciuto dal 1996 con marchio DOP.

Un po’ di storia

La cartografia d’archivio ci aiuta ad interpretarne il nome, scritto in alcuni casi “Mondolag, ossia “il monte del lago”. L’attrattiva un po’misteriosa della profonda dolina a Nord della vetta, innevata fino a tarda stagione, quando al fondo si forma un piccolo bacino di fusione, è il motivo di un’esplorazione molto precoce, che anticipa i successivi interessi scientifici e speleologici: nell’estate del 1763 il sacerdote monregalese Pietro Nallino compì un’ispezione della caverna che si apre sul versante NE (La Balma) dalla volta quasi sempre incrostata di ghiaccio, e un’ascensione alla cima, intuendo i possibili rapporti tra il bacino di raccolta della dolina sovrastante e i processi carsici di infiltrazione delle acque nella cavità. È l’inizio di una assidua attività di documentazione che proseguirà con le ricerche di vari studiosi sulle peculiarità geologiche dell’intero gruppo montuoso, facente capo al Mongioie (2630 m).

Una rapida fase di espansione dell’attività turistica legata allo sci, porterà negli anni ’70 e ‘80, sulla forte spinta data dall’imprenditoria ligure, alla realizzazione delle stazioni invernali di Prato Nevoso e Artesina, create dal nulla in località prima raggiunte soltanto dalle mulattiere degli alpeggi, con sviluppi edilizi imponenti, dai connotati estranei al contesto locale, oggi unite nell’unico comprensorio del Mondolé Ski. L’obiettivo attuale è quello renderle vive e fruibili anche nella stagione estiva, promuovendo iniziative nell’ambito delle diverse attività outdoor.

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