Itinerari

L’anello del Monte Bracco, tra le rocce amate da Leonardo da Vinci

Lunga escursione a quote intermedie con grandi visuali sul Monviso e il Marchesato di Saluzzo

Disposto come una piccola catena trasversale estesa tra gli imbocchi delle valli Po e Infernotto, il Monte Bracco è un baluardo dal doppio orizzonte: la pianura piemontese e il Monte Viso, e consente di percepire in un colpo d’occhio i caratteri del territorio dell’antico Marchesato di Saluzzo, piccolo stato posto in un’area di transito ricca di risorse e aperta agli scambi, ma stretto tra l’egemonia delle potenze confinanti in una situazione diplomatica delicata per la gestione degli equilibri politici.

La realizzazione del primo traforo alpino promossa da Ludovico II, il cosiddetto Buco di Viso aperto nel 1480 per rendere più agevole il passaggio del Colle delle Traversette (2950 m), lascia intuire i forti interessi commerciali e le significative ricadute culturali e di costume, specialmente nell’ultima fase di prosperità prima della decadenza, che sarà definitiva con l’annessione alla Francia e il successivo passaggio ai Savoia, nel 1601. Un periodo eccezionale per le importanti committenze artistiche dall’impronta nordica, dove spiccano le opere del pittore Hans Clemer, originario di Enghien nella diocesi di Cambrai, e dello scultore avignonese Antoine Le Moiturier, e per il rinnovamento urbanistico di Saluzzo e degli altri centri, tra cui Revello, una delle sedi preferite di residenza dei Marchesi, abbellita da una monumentale chiesa collegiata e dal palazzo marchionale, rinnovato con la decorazione della cappella.

L’intensità delle relazioni e la presenza di maestranze esterne possono spiegare l’interesse manifestato da Leonardo da Vinci per le rocce quarzitiche del Bracco, sede di attività estrattive fin dal Medioevo, e testimoniato da un’annotazione del codice G conservato a Parigi all’Institut de France, datata 5 gennaio 1511: “Monbracho sopra Saluzo, sopra la Certosa un miglio a pié di Monviso, ha una miniera di pietra faldata, la quale è bianca come marmo di Carrara, senza macula, che è della durezza del porfido o più”. Già identificato ed esaminato da Gustavo Uzielli in un articolo per il Bollettino del Club Alpino Italiano nel 1889, l’appunto ha stimolato gli storici a indagare il possibile contesto di rapporti dell’artista con il Marchesato e una sua eventuale presenza di persona. Di recente Franco Giletta ha ricostruito nel libro “La tavolozza di Leonardo” (Fusta editore, 2021) una seducente trama di riferimenti in tal senso.

Poiché sulla montagna convergono i confini dei comuni situati ai suoi piedi, ogni paese ha voluto porre in punti ben visibili la propria croce, rimarcando l’allusione toponomastica: alcune risalgono alle celebrazioni del 1901 per salutare il nuovo secolo.

Proponiamo qui una versione molto estesa di un tour del Bracco comprendente la salita alla cima principale e l’esplorazione dei due versanti a partenza da Revello, adatta a escursionisti abituati ai lunghi spostamenti; sono possibili tuttavia molte altre soluzioni per abbreviare o frazionare il percorso a seconda delle esigenze e del tempo disponibile.

L’itinerario

(Dislivello 1150 m, tempo A/R 7,30 ore, difficoltà E)

Da Revello (359 m), a fianco della chiesa collegiata salire alla Torre dell’Orologio: uno spigolo presenta ancora i danni del cannoneggiamento tedesco del 17 agosto 1944. A sinistra una mulattiera siglata V1E decorre tra i resti della duplice cinta muraria e alcuni appezzamenti coltivati a vigna e conduce al Colle della Croce (475 m).

Andare a sinistra, poi a destra su una scorciatoia alla bianca cappella neogotica di Santa Sofia (567 m). Più avanti ignorare le deviazioni a sinistra per la Croce di Revello e tenere ancora la destra. Si scavalca un dosso con arbusti di erica e betulle e si arriva alla cappella di San Bernardo (764 m). Continuare diritto, quindi imboccare a destra il sentiero indicato “Rocca Danna” che si eleva sulla dorsale e tocca una serie di affioramenti rocciosi. Sulle lastre sommitali della Rocca Bruna (1014 m) si notano alcune incisioni cruciformi.

Al bivio, dopo un grande ometto, si doppia, a sinistra il risalto grazie a una specie di cengia suggerita da tacche e frecce rosse. Superata la Fontana del Carpu la traccia si porta a un’intersezione a 1089 m e a destra, più marcata, alla Croce di Rifreddo (1187 m). Procedere a sinistra, seguendo gli abbondanti segnavia: alcuni ricoveri d’alpeggio ricavati sotto massi sporgenti annunciano la vasta radura delle Piane. Oltre la Rocca Comba di Mezzo che si distingue per un ripetitore ad antenna, si perviene alla Croce di Envie, sull’elevazione maggiore del Monte Bracco (1307 m).  Vicino alla balconata panoramica e alla cappella votiva eretta nel 1928, sorge il Rifugio Mombracco, inaugurato nel 2015.

Dal rifugio, al margine destro del lariceto, una carrareccia divalla alla Trappa (923 m). La borgata ingloba i resti della Certosa di Mombracco, fondata nel XIII secolo, tra cui la chiesa di San Giacomo di impianto romanico e alcuni ambienti conventuali disposti intorno al riconoscibile cortile centrale. Passata la locanda, dalla via Castello inserirsi sulla diramazione a destra segnalata V1 e “sentieri di Leonardo”. Non considerare gli accessi laterali alle falesie e mettere in conto un’ampia curva da sinistra a destra e una brusca perdita di dislivello fino a un bivio, dove a destra comincia il lungo tragitto di rientro a mezza costa.

Questo versante è molto dirupato e selvaggio: si contornano diverse gole impervie e ombrose e prevale una fitta boscaglia, da cui emergono all’improvviso strutture rocciose isolate dalle forme insolite, tormentate da cavità e fenditure. Si transita alla base dell’imponente parete della Rocca Bert, utilizzata per l’arrampicata. La zona dei “Rocchin” offre un’estesa veduta su Envie e la pianura. Infine dal casotto di captazione di una sorgente, a destra un ripido strappo riguadagna quota verso la cappella di San Bernardo, consentendo di raccordarsi al percorso dell’andata per la discesa a Revello.

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