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Sul Monte Procinto alla scoperta della più antica ferrata d’Italia

La singolare montagna delle Alpi Apuane fu scalata per la prima volta nel 1879. Pochissimi anni dopo venne allestito un “sentiero facilitato”. Ristrutturato nel 2018 dal Cai Firenze, è teatro di un’escursione non difficile

Il mar Tirreno e le spiagge della Versilia sono lontane ma sempre in bella vista. Da laggiù non è però possibile scorgere l’inconfondibile sagoma del Monte Procinto, una sorta di panettone quadrangolare che sbuca dai boschi appena discosto dalle verticali pareti del Monte Nona e affiancato da altre piccole formazioni rocciose particolarmente gettonate da scalatori alle prime armi: i Bimbi con il Torrione Bacci, il Piccolo Procinto e la Bimba. Per la sua apparente inaccessibilità la mole di dolomia calcarea del Procinto (1177 m) è sempre stata al centro di leggende e miti con tanto di streghe che una volta l’anno si riunivano in convegno. Già nel XVI secolo quando la Garfagnana era sotto gli Estensi, Ludovico Ariosto poeta e Governatore della Garfagnana degli Estensi dal 1522 al 1525, scriveva a proposito dell’inconfondibile e sinistra sagoma del Procinto:

“Lo scoglio, ove il sospetto fa soggiorno,
Alto dal mare da seicento braccia,
Di ruinose balze cinto intorno,
E da ogni parte il cader minaccia
Il più stretto sentier, che guida al Forno,
La’ dove il Garfagnin il ferro caccia o la via Flamminia o l’Appia nomar voglio verso quel che dal mar va in cima al scoglio.” 

Ma devono ancora passare degli anni prima che le sue pareti scoscese siano scalate. Pare che già nel 1848 alcuni boscaioli avessero raggiunto la cima, ma la prima ascensione alpinistica “certificata” si deve ad Aristide Bruni il 17 novembre 1879. L’ingegnere milanese, ma residente a Firenze, era accompagnato dall’amico Cesare Dinelli e da alcuni arrampicatori locali, questi ultimi esperti cavatori di marmo abituati a scalare le pareti alla ricerca delle zone di escavazione. 

Dopo la prima salita del Procinto, i soci della Sezione CAI di Firenze ed in particolare lo stesso Aristide Bruni si attivarono per far conoscere e valorizzare le Alpi Apuane anche attraverso opere di sostegno e di interventi concreti. In occasione del Congresso delle Sezioni CAI del 1884 svoltosi al rifugio Alpe della Grotta (attuale rifugio Forte dei Marmi), Aristide Bruni propose la realizzazione di un sentiero che collegasse il Callare del Matanna con il Procinto e il rifugio Alpe della Grotta, attuale rifugio Forte dei Marmi nell’ambito di un collegamento tra Palagnana e Stazzema. Il progetto prevedeva anche un itinerario, opportunamente facilitato, che permettesse di raggiungere la cima del Procinto. Per quest’ultimo fu scelto il percorso della prima salita. I lavori iniziarono nel 1890. Abili cavatori di marmo, scalpellarono nella roccia 283 gradini e scavarono alcuni tratti del percorso. Furono posti alcuni fittoni per potersi aggrappare L’inaugurazione avvenne il 29 giugno 1893: nasceva quel giorno la prima ferrata d’Italia. 

Ai quei tempi l’accesso al “sentiero facilitato” era possibile solo con l’accompagnamento della guida Giuseppe Gherardi, di Stazzema residente all’Alpe della Grotta, previo il pagamento di una sorta di pedaggio che sarebbe servito a finanziare la manutenzione. Sul tratto iniziale verticale c’era una scala di legno lunga 8 metri che allora veniva levata e messa solo su richiesta ad opera dello stesso Gherardi (oggi la scala è metallica e fissata alla parete).

Fin dall’inaugurazione è la Sezione CAI di Firenze a curare la manutenzione della ferrata, completamente ristrutturata nel 2018. A questo proposito abbiamo voluto chiedere a Alfio Ciabatti, al tempo presidente del CAI di Firenze, come si sono svolti i lavori che seguì personalmente.

L’attrezzatura è stata completamente rinnovata utilizzando materiali e tecniche che offrono maggiori margini di sicurezza”, spiega Ciabatti. “Sono state sostituite le vecchie catene e i relativi fissaggi al suolo ed al loro posto è stato installato un nuovo cavo in acciaio inox e nuovi fittoni zincati ancorati alla roccia con resine epossidiche. In alcuni punti dove la disgregazione della roccia aveva ridotto gli originari punti d’appoggio, sono stati installati i gradini in acciaio per facilitare la progressione. Anche il sentiero di accesso e quello terminale sono stati migliorati”.

Quanto tempo sono durati i lavori?

“Il lavoro è stato svolto operativamente dal 10 maggio al 10 giugno 2018 a cui si aggiungono le varie operazioni preliminari del sopralluogo, trasporto materiale e del posizionamento dei vari cartelli, eseguiti tra febbraio e aprile. L’attività è stata realizzata da una ditta specializzata con il contributo lavorativo di volontari del Gruppo Sentieri del CAI di Firenze particolarmente esperti. Il trasporto in quota del materiale è stato fatto con l’elicottero. Dal punto di vista economico l’intervento è stato coperto da un contributo ripartito fra un bando del Parco delle Alpi Apuane, dal CAI Toscana e CAI Firenze. Tutta la parte progettuale e organizzativa è stata gestita dal CAI Firenze. 

La maggiore soddisfazione?

Sicuramente aver reso più sicura la progressione senza nulla togliere al fascino del percorso ottocentesco, rendendo così omaggio ai nostri predecessori che l’hanno ideata e realizzata. 

Oggi per le ridotte difficoltà, la singolarità del luogo e per la vicinanza del rifugio CAI Forte dei Marmi, la ferrata è percorsa da numerosissime persone italiane e straniere 

Un ricordo particolare?

L’inizio dei lavori con il trasporto dei materiali. La mattina del 12 aprile 2018 dopo i tanti adempimenti burocratici e organizzativi con tanta carta, pensieri, discussioni, progetti, permessi, materiali, accordi, raggiungiamo con il pick-up del Gruppo Sentieri l’area antistante lo storico albergo Alto Matanna. Ci viene incontro Alberto, il sornione proprietario e gestore della struttura. Gli spieghiamo perché siamo lì e gli diciamo che fra poco arriverà l’elicottero per fare il carico. Alberto soddisfatto ci saluta con la semplicità tipica delle genti di montagna dicendoci –mi raccomando, fate le cose a modino– come dire fate le cose perbene.

La ferrata

La ferrata, non particolarmente impegnativa, è lunga circa 170 metri e, presenta le maggiori esposizioni nella prima parte. Dalla base, si sale la scala metallica fino a raggiungere la roccia. Qui inizia il tratto più verticale. Si sale su gradini scalpellati a mano per circa 20 metri fino a raggiungere i nuovi gradini di acciaio poi la pendenza diminuisce. Successivamente si arriva a un tratto obliquo, un poco scavato artificialmente che si segue verso sinistra. Si sale fra rocce e arbusti fino ad aggirare uno spigolo che porta in una gola nella parete. L’ultimo tratto corre in verticale fino agli alberi del “giardino” dove termina il tratto attrezzato e il percorso diventa sentiero. Nella grotta, l’antro di Budden scavata artificialmente poco sotto la vetta, si trova la lapide col ritratto di H. Budden. Continuando, poco dopo la grotta, si arriva sulla cima dove è presente una croce metallica e libro di vetta. Il ritorno è attraverso la via di salita. Tempo necessario circa 1:30.

Per raggiungere la ferrata del Procinto dal versante della Garfagnana si parte dall’albergo Alto Matanna seguendo il sentiero numero 5 e il 121 verso il Callare del Matanna. Lungo la discesa successiva verso Rifugio Forte dei Marmi si intercetta il breve sentiero per la ferrata. Chi proviene dal versante versiliese, deve raggiunge in auto il parcheggio a monte di Stazzema e seguire i sentiero 6 e 5A fino alla deviazione per la ferrata.

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