Everest: subito contestate e riviste al ribasso le nuove regole per l’accesso alla montagna
Le recenti disposizioni si sono rivelate per diversi aspetti inapplicabili. E alla vigilia della stagione si susseguono i cambiamenti, giorno dopo giorno. Ma le novità non mancano
Ridurre l’impatto ambientale delle spedizioni sul fragile ecosistema himalayano: è questo l’obiettivo dichiarato delle nuove norme emanate dal comune rurale di Khumbu Pasanglhamu, in collaborazione con il Dipartimento del Turismo, che ha redatto la Procedura di Gestione del Campo Base 2024.
Le disposizioni, comunicate proprio a ridosso della stagione delle spedizioni, sono state subito contestate dagli alpinisti e dalle grandi agenzie nepalesi soprattutto a causa del poco tempo lasciato a disposizione per organizzarsi. Così, in una situazione in evoluzione e comunque poco chiara, le autorità stanno provvedendo a qualche modifica, anch’essa comunicata giorno per giorno. Quello che vale oggi, insomma, potrebbe non valere domani. In una situazione così fluida proviamo a fare una fotografia di quanto sappiamo a oggi.
Problemi rifiuti, organici e non
La prima questione affrontata nel regolamento è quella riguardante la quantità di escrementi lasciata dagli scalatori sul Monte Everest. Gli alpinisti saranno dotati di appositi sacchetti – della capacità di 5 kg ciascuno – per il trasporto delle proprie deiezioni, che devono essere restituiti alla discesa.
I team delle spedizioni saranno inoltre tenuti a mantenere pulita la zona circostante i loro rispettivi campi, e allo scopo di limitare la pressione sulla zona sarà permesso di soggiornare al campo base solo agli alpinisti preventivamente autorizzati. Sono esclusi i partecipanti ai trekking verso il CB dell’Everest, dunque. Ma sono previste eccezioni, in quantità non definita, a favore di familiari, sostenitori, amici, personale medico e sponsor.
Sarà vietato installare servizi igienici annessi alle tende da notte, ma ogni spedizione con un numero minimo definito di partecipanti potrà comunque allestire un massimo di quattro tende per i servizi, due tende da doccia e due tende urinarie in aggiunta a quelle già disponibili al CB. Sempre allo scopo di alleggerire la pressione sul territorio saranno vietate attività commerciali quali bar, spa, panetterie e caffè nella zona del CB.
La quantità minima della spazzatura che sarà obbligatorio portare a valle è di 8 kg per ciascun alpinista, in caso di scalate su Everest, Nuptse e Lhotse, e di 3 kg a persona per quanto riguarda l’Ama Dablam. Il problema che a questo punto necessariamente si pone riguarda tuttavia la loro reale capacità di trasporto.
Non ci sono abbastanza yak, via (quasi) libera agli elicotteri
Le norme recentemente approvate stanno mettendo in difficoltà le squadre di sherpa, proprio a causa degli enormi carichi che si troveranno a dover trasportare, in termini di rifornimenti ma anche di rifiuti. Nella stesura iniziale del testo era previsto il divieto del trasporto di materiali in elicottero fino al CB. Una regola, che cozzava con la disponibilità degli yak utilizzabili per il trasporto, il cui numero è insufficiente. Il problema si era già evidenziato nel 2023, ma si sarebbe acuito quest’anno a seguito dell’obbligo di trasportare a valle una maggiore quantità di rifiuti.
Così proprio l’altro ieri le regole sono state parzialmente riviste e gli elicotteri saranno di nuovo autorizzati a trasportare i materiali delle spedizioni al campo base, previa autorizzazione da parte del comitato di sorveglianza. Nessun divieto, naturalmente, per i cosiddetti voli per scopi umanitari, vedi salvataggi ed evacuazioni di emergenza, che potranno essere effettuati anche verso i campi alti, almeno fino al Campo 3 (più in alto sarebbe estremamente difficoltoso). In nessun caso potrà essere utilizzato l’elicottero per il trasporto a valle di rifiuti e attrezzature, bombole d’ossigeno incluse.
Gli scopi umanitari non comprenderebbero il recupero delle salme di alpinisti deceduti in quota. Una questione che resta delicata e per certi versi irrisolta, confermando la competenza della rimozione – diventata obbligatoria – dei cadaveri in capo all’agenzia che ha organizzato la spedizione dello scalatore deceduto.
L’opinione di Angelo Giovanetti, sei volte in vetta a un Ottomila
“Di norma i deceduti rimangono lì, vengono seppelliti in loco”, dice Angelo Giovanetti, alpinista trentino, con sei Ottomila all’attivo, “a meno che le famiglie non decidano di organizzare poi un’ulteriore spedizione per il recupero delle salme”.
Sul tema dei rifiuti, Giovanetti è chiaro: “Ritengo che al Campo Base dell’Everest la situazione sia già migliorata negli ultimi anni. Il problema ora sono i campi alti dove è più difficile far rispettare le regole in assenza di controlli. Lì ad esempio le bombole non vengono quasi mai portate giù”.
Il problema è grave, visto che sono circa 3000 le bombole utilizzate in una sola stagione. E questo anche a causa di una tendenza ormai affermatasi su tutti gli 8.000, “quella di abusare dell’ossigeno stesso, utilizzandolo non soltanto per completare la spedizione fino alla vetta, ma praticamente durante tutta l’ascesa e il ritorno, eliminando talvolta anche la fase dell’acclimatamento”, spiega Giovannetti. Ossigeno che utilizzano spesso anche gli sherpa per mantenere la propria forma fisica e garantire così l’assistenza ai clienti.
“La questione è culturale”, continua l’alpinista. “Sul Nanga Parbat, al Muro Kinshofer, ci sono ancora i rimasugli della prima spedizione. Questo ci dà l’idea di come le cose siano sempre state così: non ci si è mai posti seriamente e concretamente il problema dei rifiuti, perché l’unica cosa che conta, quando si è lì, è la vetta. A mio avviso occorrerebbe ripristinare una certa sensibilità ma anche elaborare regole davvero capaci di fare la differenza: limitare, per esempio, il numero di spedizioni che il territorio può sopportare in un anno. Un’utopia se pensiamo a come la sussistenza del territorio stesso sia arrivata negli anni a dipendere interamente dal rientro economico, garantito da quante più spedizioni possibili riesce ad ospitare”.