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Everest: dalla prossima primavera si dovranno riportare a valle i propri escrementi

La decisione presa da Mingma Sherpa per evitare l’aggravarsi di una situazione già insostenibile. Gli alpinisti riceveranno speciali sacchetti già sperimentati sul Denali e in Antartide

“Le nostre montagne puzzano”. Mingma Sherpa, sindaco di Pasang Lhamu il comune nel cui territorio si trova gran pare dell’Everest nepalese, non si nasconde dietro la magnificenza dei luoghi che amministra. Il problema dello smaltimento degli escrementi umani sugli Ottomila è annoso e, naturalmente, ogni stagione la situazione si aggrava.

A causa del grande numero di alpinisti che vi si recano, è l’Everest a detenere il poco gratificante record di montagna più sporca dell’Himalaya. Al Campo Base la questione può essere gestita e il materiale raccolto viene poi gettato in una apposita fossa a Gorak Shep. Non certo la soluzione migliore – il progetto del 2010 per creare un impianto che produca biogas a partire dagli escrementi umani raccolti dal campo base non è mai stato portato a termine – ma meglio che niente.

Dall’Ice Fall in avanti, però, non esiste alcuna struttura o spazio dedicato. Quindi campo libero, con il risultato che: “pur in mancanza di dati certi, abbiamo stimato che ci sono circa tre tonnellate di escrementi umani tra il campo uno e il campo quattro”, afferma Chhiring Sherpa, amministratore delegato dell’organizzazione non governativa Sagarmatha Pollution Control Committee.

Decisamente troppo, decisamente non un bello spettacolo. Il problema è inoltre aggravato dalle temperature bassissime che impediscono il degradarsi del materiale organico. La situazione è ormai insostenibile, in particolare al Colle Sud dove a causa del vento non c’è neppure neve sufficiente da utilizzare per nascondere le feci, che restano così in bella (?) vista.

Che fare, allora? Mingma Sherpa, ha preso di petto la questione obbligando gli alpinisti a riportare a valle quanto prodotto nel corso dell’ascesa. Già a partire dall’imminente stagione primaverile i circa 1200 alpinisti (guide e sherpa inclusi) diretti all’Everest dovranno dotarsi di particolari sacchetti contenenti sostanze chimiche e polveri che solidificano gli escrementi umani e li rendono in gran parte inodori – già sperimentati sul Monte Denali e in Antartide – nei quali riporre il materiale da riportare a valle. Chi non adempierà alla disposizione si vedrà trattenere la salata cauzione versata al momento della consegna dei contenitori.

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