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Monte Inici. Una nuova frontiera per l’arrampicata in Sicilia

Sull’isola c’è ancora spazio per l’arrampicata esplorativa. Lo dimostra la via “Elliss”, 500 metri con difficoltà fino al VII grado, aperta di recente sulla parete Sud della montagna alle spalle di Castellammare del Golfo

La roccia in Sicilia non finisce mai. Il primo a scoprirlo, quasi un secolo fa, è stato Fosco Maraini, alpinista e orientalista fiorentino, che ha portato ad arrampicare nell’isola un grande come Gino Soldà. Hanno proseguito l’esplorazione forti arrampicatori locali come da Roby Manfré Scuderi, e nomi illustri arrivati dal Nord come Alessandro Gogna, Jacopo Merizzi e tanti altri.

Ha un ruolo importante in questa storia Fabrizio Antonioli, che negli anni ha contribuito ad aprire straordinari itinerari sul Monte Pellegrino, sul Monte Cofano, a San Vito Lo Capo, a Marettimo e in altre zone. Alcune di queste vie, dalla “Cresta Vistammare” fino allo “Sballo di San Vito”, sono diventate classiche e frequentate.

Dal 1998 fino a qualche giorno fa, Antonioli ha diretto la scuola di alpinismo “Costantino Bonomo” del CAI di Palermo. Nel 2018 ha dedicato all’arrampicata in Sicilia “Suttu ‘u picu ru suli”, un documentario che è stato presentato al Festival di Trento. Da Roma, qualche anno fa, Fabrizio si è trasferito a Palermo vicinissimo alle rocce che ama.

Molte volte, viaggiando sull’autostrada Palermo-Marsala, nei pressi di Castellammare del Golfo, mi sono trovato davanti alla parete del Monte Inici, alta 450 metri e larga un chilometro e mezzo, dove nessuno aveva mai aperto itinerari. Un bel calcare stratificato, con un pilastro che sembrava invitare a un tentativo”, racconta.

All’inizio del 2022 a Siracusa, a un corso di alpinismo giovanile, Fabrizio Antonioli ritrova dopo vent’anni Fabrizio Miori, un alpinista e arrampicatore trentino che ora dirige la Scuola Centrale di alpinismo giovanile del CAI. “Insieme, alla fine degli anni Novanta, siamo riusciti a far entrare l’arrampicata sportiva nel programma delle Scuole di alpinismo del CAI. Gli ho proposto il Monte Inici, ci siamo accordati per dopo l’estate”, racconta ancora Antonioli.

Alla fine del 2022, con Giacomo Talluto, un arrampicatore di Palermo, Miori e Antonioli raggiungono la base delle rocce risalendo una faticosa pietraia. Poi attaccano la parete, che si rivela più dura del previsto. Fabrizio Miori sale da capocordata una serie di tiri di corda con difficoltà fino al V+, proteggendosi con fettucce e friend. Per superare un elegante pilastrino utilizza anche qualche chiodo, ma qui le difficoltà aumentano fino al VII. Il panorama spazia dal Golfo di Castellammare alla piramide dell’Etna.

Rocce più semplici portano alla base di altri salti verticali, Antonioli e Talluto sono stanchi, e propongono di scendere. La via percorsa fin lì, sette tiri di corda molto belli, viene battezzata La carica dei 201”, sommando le età dei tre protagonisti.

Qualche mese dopo Fabrizio Miori torna a Palermo, e visita di nuovo il Monte Inici con Veronica Angarella, una forte arrampicatrice locale. I due ripetono dal basso il tratto già percorso, poi continuano a salire e nel pomeriggio sono in vetta.

La via viene ribattezzata “Elliss”. Sono 14 lunghezze di corda, valutate TD+, con passaggi di VI e VII grado. Pubblichiamo la relazione. Prima, però, riflettiamo con Fabrizio Antonioli sul presente e il futuro dell’arrampicata nell’isola.

La Sicilia è frequentata da arrampicatori di tutta Europa, e che visitano soprattutto le pareti di San Vito Lo Capo e il Monte Pellegrino, che si affaccia su Palermo. A San Vito delle guide alpine tedesche hanno attrezzato vie di una decina di tiri di corda, dove portano i loro clienti”, racconta Antonioli.

Ci tengo a ricordare che in Sicilia, da anni, esiste un nucleo di arrampicatori forti e preparati, che comprende Valeria Angarella, Giacomo Talluto e molti altri. L’impulso fondamentale arriva da loro”. Alla domanda se esiste ancora roccia da esplorare nell’isola, la risposta di Fabrizio è positiva ed entusiasta.

La parte finora meno esplorata è il sud-est, tra le province di Siracusa e Ragusa. Nella Cava Grande del Cassibile ci sono pareti alte fino a 300 metri. Sono stato coinvolto da amici nell’apertura di qualche via intorno a Macari, a sud di San Vito Lo Capo. Poi c’è il Monte Inici, accanto al nostro pilastro ce ne sono almeno altri quattro!

Monte Inici, parete Sud Via Elliss: la relazione

500 metri, 14 lunghezze di corda. Prima parte (“La carica dei 201”) Fabrizio Miori, Fabrizio Antonioli e Giacomo Talluto 19 dicembre 2022, via completa (“Via Elliss”) Fabrizio Miori e Veronica Angarella 23 marzo 2023.

La via segue il pilastro che divide a metà la parete Sud del Monte Inici, attaccando nel punto più basso della parete. La prima parte si svolge su roccia molto compatta intervallata da cenge e terrazze. Nella seconda parte, più verticale, la via si mantiene sul filo dello spigolo. A metà parete è una evidente placca bianca solcata da una fessura. Via di carattere esplorativo che richiede esperienza in salite con roccia a volte delicata e nell’utilizzo delle protezioni mobili. Usati 3 chiodi sui passaggi più alcuni (tolti) alle soste.

Da Castellamare del Golfo si va verso le Terme Segestane, si piega a destra verso Contrada Aversa/Via San Paolo e poi per Contrada Gagliardetta. Si risale una strada sterrata nel bosco, ci si tiene a destra a un bivio e si posteggia al termine del tracciato. Un sentiero pianeggiante e una scomoda pietraia portano all’attacco, alla base del pilastro inciso da una fessura (0.30 ore, freccia).

  1. Seguire una fessura gialla con piccoli strapiombi, rocce più facili conducono alla prima terrazza (30m, VI +)
  2. Si raggiunge la base della parete successiva (freccia) che si supera direttamente su rocce grigie compatte (45m, I poi V)
  3. In verticale su rocce grigie compatte fino a raggiungere un terrazzo alla base di una fascia gialla strapiombante (30m, V).
  4. Si supera la fascia strapiombante a sinistra, poi in verticale su roccia grigia un po’ rotta fino a un terrazzo alla base di una parete gialla strapiombante (30m, VI +).
  5. Salire direttamente la parete gialla, spostarsi a sinistra e superare lo strapiombo. Per rocce più articolate alla sommità dello spallone (45m, VII, V).
  6. Salire in diagonale verso destra senza difficoltà, superare un diedro verticale e continuare sulla cresta fino a una cengia (60m, I, V).
  7. Salire direttamente a un leccio, e continuare a sinistra fino alla selletta alla base dello spigolo (60m, IV+, I, ometto). Da qui si può tornare alla base scendendo facilmente a sinistra.
  8. Ci abbassa a sinistra fino a una parete gialla solcata da un diedro (freccia), la si risale e si continua su rocce grigie compatte (30m, VI)
  9. Si sale a sinistra per diedri e fessure verso la grande placca bianca solcata da una fessura (30m, V+).
  10. Salire su roccia un po’ instabile fin sotto allo strapiombo giallo che sbarra l’accesso alla placca, traversare a sinistra e sostare su un terrazzo (30m, V +, 1 chiodo levato alla sosta).
  11. Salire il lungo diedro fino a un arbusto, e continuare verso destra fino a un grosso albero secco (40m, VII).
  12. Salire verticalmente su roccia grigia compatta con strapiombi fino a un terrazzo (30m, VI, sosta su due chiodi levati).
  13. Si supera uno strapiombo grigio, e si prosegue fino alla cengia alla base del salto finale (30m, VI, V).
  14. Si sale su roccia un po’ terrosa verso un grosso leccio, una liscia fessura diedro porta al pianoro sommitale (30m, IV+).

Discesa: Dall’ultima sosta traversare senza perdere quota il pianoro sommitale (direzione N) verso il bosco. Lo si attraversa e si raggiunge la strada sterrata che riporta a tornanti alla base (1.45 ore).

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