Franco Gadotti: una mostra a Trento ricorda il suo talento e la sua etica
Scomparso a soli 21 anni nel 1976, il precocissimo arrampicatore trentino fu protagonista di salite di grande rilievo, anche invernali e in solitaria. La sua storia si rivive a Casa SAT
Una carriera brevissima, ma che ha lasciato un segno profondo. Franco Gadotti cadde infatti a soli 21 anni, nel luglio del 1976, scendendo dal Campanile Pradidali, nelle Pale di San Martino, ma nel volgere di pochissime stagioni aveva già collezionato una notevolissima serie di ascensioni al punto di essere considerato al vertice dell’arrampicata soprattutto nelle sue Dolomiti.
Forza e carisma ne avevano, infatti, già fatto un punto di riferimento. Il suo curriculum comprende, tra le altre, la salita in solitaria sulla via Preuss sul Campanile Basso, l’apertura della Via delle cascate sulla parete Sud-Ovest di Cima Tosa (con Bepi Hoffer), l’apertura della Via degli Amici sul Monte Brento e di una nuova linea sul gran Pilastro di destra del Monte Casale (in solitaria). E ancora ecco le ripetizioni di vie classiche come la Vinatzer- Castiglioni sulla Sud della Marmolada, la Gilberti-Castiglione (in invernale) sulla Busazza, la variante Steger sul Croz dell’Altissimo.
Lontano dalla sua area di origine Gadotti aveva già scalato la via Cassin sulla Parete Nord est del Pizzo Badile, mentre sul Monte Bianco il giovanissimo arrampicatore aveva salito il Pilastro Gervasutti e la via Major.
Non è un caso, dunque che la figura di Gadotti sia ancora oggi molto amata. A lui sono intitolati un corso di alpinismo della Scuola Graffer (la stessa dove apprese i primi rudimenti dell’arrampicata), una via al Pilastro Magro e la bella ferrata nel Gruppo dei Monzoni, che tocca la Cima Dodici per poi traversare le vette di Sas Aut, Sas da la Luna e della Punta Valacia.
A Gadotti la SAT ha dedicato un’interessante mostra che ne ripercorre la vita partendo dai primi passi mossi in ambiente con la scuola Graffer, per poi passare alle sue ascensioni. Ciò che si è voluto sottolineare non sono solo le imprese ma anche le sue riflessioni sull’etica alpinistica e le solitarie, emerse dal diario personale e da alcuni articoli. La mostra rimarrà aperta fino al 28 febbraio alla Casa della SAT a Trento.