Tre facili escursioni in Valsassina a misura di famiglia
Ai piedi delle Grigne e delle altre montagne del Lecchese palestra di arrampicatori eccellenti, ci sono tanti percorsi alla portata di tutti. Anche in questa stagione
Le Grigne, come dice la famosa canzone popolare, sono “ripide e ferrigne”, terra di alpinisti e scalatori. Ma a risalire lungo i profili dei “monti sorgenti dall’acque” non ci sono solo sentieri impervi e scalate di VI grado e oltre. Fra le Prealpi lecchesi non mancano itinerari ben più accessibili, adatti a tutte le gambe e a tutte le età, che pure conducono alla scoperta di incantevoli angoli di natura a due passi dalle grandi città.
La Valsassina, che si apre alle spalle di Lecco e risale parallela alla sponda orientale del Lario, è uno scrigno inesauribile di sentieri di ogni livello e difficoltà. Eccone una piccola selezione, pensata per chi vuole fare una gita tranquilla con tutta la famiglia. I percorsi selezionati sono dei “superclassici” dell’escursionismo lariano, percorribili in ogni stagione, compresa quella invernale, quando, con l’arrivo della neve, i sentieri su cui si dipanano (spesso seguendo mulattiere o piste forestali) diventano un piacevolissimo terreno per impratichirsi con l’uso delle ciaspole o, nel caso, dei ramponcini.
La Val Biandino e l’Alpe Sasso
Punto di partenza e arrivo: Bocca di Biandino (1496 m)
Quota massima raggiunta: Alpe Sasso (1600 m)
Dislivello: +- 110 metri
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2 ore (a/r)
Come arrivare: Raggiunto Lecco lungo la SS36 prendere l’uscita Valsassina, alla rotonda di Ballabio seguire a destra le indicazioni per Introbio. Per usufruire del servizio di fuoristrada che da Introbio porta alla Bocca di Biandino contattare il Rifugio Tavecchia (340 501 2449; www.rifugiotavecchia.it)
La Val Biandino è uno dei luoghi più suggestivi della Valsassina: un lungo e profondo solco che, dal paese di Introbio, si addentra in direzione nordest fino alle pendici del Pizzo dei Tre Signori. La sua particolare posizione ne ha fatto, nel corso dei secoli, un punto di transito privilegiato fra la pianura e la Valtellina, percorso da mercanti, pellegrini ed eserciti, mentre le ricchezze minerarie del sottosuolo sono state assieme ai pascoli, una delle principali motivazioni della frequentazione stanziale da parte dell’uomo. Quando le principali vie di comunicazione si sono spostate lungo le strade che costeggiano il lago e l’attività mineraria si è esaurita, la Val Biandino ha ritrovato la dimensione di naturale che oggi incanta gli escursionisti.
L’itinerario che risale la valle partendo dalle vicinanze del paese di Introbio (a circa 580 metri di quota), nei pressi della spettacolare cascata della Troggia, e arriva fino al Lago di Sasso, sotto alla mole del Pizzo dei Tre Signori, richiede circa 4 ore per la sola andata ed è adatto a camminatori con un ottimo livello di allenamento. Nella nostra selezione di percorsi per famiglie e bambini proponiamo una soluzione meno impegnativa, che consente di assaporare le bellezze di questo angolo della Valsassina risparmiando un bel po’ di tempo e fatica.
Grazie al servizio di trasporto messo a disposizione dai gestori del Rifugio Tavecchia (solo previa telefonata), si può infatti percorrere con il fuoristrada il tratto della carrareccia che arriva presso la Bocca di Biandino (1496 m), risparmiando più di 2 ore e 30 di cammino, per cominciare da lì l’escursione. Una soluzione ideale anche per chi vuole compiere una ciaspolata nei mesi invernali, visto che ormai è sempre più raro trovare la parte bassa della valle in condizioni ideali di innevamento.
Cominciamo dunque la nostra camminata dalla Bocca di Biandino, inoltrandoci verso la testata della valle. La parte iniziale del sentiero è sostanzialmente pianeggiante e ci conduce fra bellissimi prati dove, nei mesi estivi, pascolano placide le mucche portate all’alpeggio. Agli amanti delle ciaspole l’inverno regala invece un paesaggio incantato, che ricorda l’ambiente del Grande Nord. Al centro della piana incontriamo l’antica chiesa della Madonna della Neve, risalente al 1665, edificata in questo luogo remoto per consentire ai malgari in alpeggio di assistere alle funzioni religiose. Il piccolo santuario ha un valore speciale nella devozione religiosa degli abitanti dei paesi sottostanti, perché, secondo la tradizione, fu proprio l’intercessione della Madonna della Neve a far cessare l’epidemia di colera che nel 1836 falcidiava i valligiani.
Lasciata la chiesa il percorso continua fino alle belle baite dell’Alpe Sasso, che sorgono fra grandi massi erratici, proprio nel punto in cui si chiude la testata della valle e il terreno comincia a farsi più ripido.
La nostra escursione “di famiglia” termina qui, ma chi ha un po’ più di dimestichezza con i sentieri ripidi può proseguire ancora per una mezz’ora, arrivando ad ammirare l’incantevole specchio d’acqua del Lago di Sasso.
Dall’Alpe di Paglio al Pian delle Betulle
Punto di partenza e arrivo: Alpe di Paglio
Quota massima raggiunta: Pian delle Betulle (1456 m)
Dislivello: +- 150 metri
Difficoltà: T
Tempo di percorrenza: 1 ora (a/r)
Come arrivare: SS36 uscita Bellano, poi indicazioni per Casargo e Alpe di Paglio.
Se cercate un’escursione adatta a tutta la famiglia, dove sperimentare le prime uscite in montagna con i più piccoli, questa è quella che fa per voi! Non fatevi spaventare dal primo tratto un po’ ripido che si affronta subito dopo il parcheggio dell’Alpe di Paglio: il resto dell’itinerario (poco meno di 2 km) prosegue quasi in piano o in leggera pendenza sul tragitto di un’ampia sterrata immersa nel bosco.
Lungo la strada non mancano le attrazioni in grado di incantare, facendo passare in secondo piano anche le piccole fatiche del cammino: dalle curiose sculture in legno che popolano il bosco di gnomi e folletti, al recinto dove, con un po’ di fortuna, è possibile ammirare i cervi al pascolo.
Infine ecco l’incanto del Pian delle Betulle, vera e propria icona del paesaggio alpino (non per nulla è conosciuta come “l’ultimo paradiso”) con il suo laghetto circondato dai prati e dai boschi, la chiesetta e le piccole case bene integrate nel paesaggio. Attorno una vista spettacolare sul Lago di Como, le Grigne e le grandi montagne dell’arco alpino. Non mancano i punti di ristoro dove pranzare o fare merenda.
Chi, arrivato a questo punto, non si sente ancora stanco, può continuare l’escursione (abitualmente percorsa anche con le ciaspole in inverno) fino alla vetta del Cimone di Margno, passando dalla località Lares Brusaa. Si tratta però di un itinerario più impegnativo (difficoltà E) che richiede circa 2,30 ore fra andata e ritorno al Pian delle Betulle.
Dall’Alpe Giumello al Monte Croce di Muggio
Punto di partenza e arrivo: Alpe Giumello (1538 m)
Quota massima raggiunta: Monte Croce di Muggio (1799 m)
Dislivello: +- 260 m
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2 ore (a/r)
Come arrivare: SS36 uscita Bellano, poi la SP62 per Taceno, Magno e Casargo. Da lì indicazioni per Alpe Giumello e Rifugio Capanna Vittoria.
L’Alpe Giumello è una delle località più panoramiche e frequentate delle montagne lecchesi, situata sotto il versante meridionale del Monte Croce di Muggio e conosciuta dagli appassionati della neve anche per la sua piccola stazione sciistica.
Appena raggiunta la destinazione, lungo la tortuosa strada che risale dall’abitato di Casargo si possono ammirare meravigliose vedute sul Lago di Como e le montagne circostanti, tra cui l’imponente Monte Legnone, che con i suoi 2609 metri di quota è la vetta più alta della provincia di Lecco.
Sono molti i visitatori che giungono fin qui in ogni stagione, anche solo per godersi una facile passeggiata fra i prati e le baite, ma la nostra proposta è quella di affrontare la bella escursione che conduce verso la vetta del Monte Croce di Muggio: una camminata semplice ma di grande soddisfazione, percorribile anche in inverno da chi abbia maturato un po’ di esperienza con l’uso delle ciaspole anche su terreni con discreta pendenza.
Dal parcheggio, nei pressi del quale si trovano anche i rifugi e punti di ristoro, si incontrano sulla sinistra i segnavia con le indicazioni per la vetta. Il sentiero comincia a salire tagliando in diagonale il pendio aperto, sempre con pendenze moderate. Dopo una quarantina di minuti si giunge a una sella, posizionata fra l’anticima e la vetta principale. Merita a questo punto concedersi una breve deviazione per raggiungere la baita abbandonata posta sull’anticima, dove la vista spazia su panorami ancora più ampi.
Ritornati sui propri passi sono sufficienti altri 15 minuti per arrivare alla cima vera e propria dove si trova la grande croce di ferro. Dopo una doverosa sosta, la discesa può avvenire lungo lo stesso itinerario dell’andata oppure proseguendo in direzione opposta alla croce, lungo l’ampia dorsale che scende verso l’Alpe Chiaretto, da dove si fa ritorno al punto di partenza.