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Le parole della neve

Powder, firn, japow…voi le conoscete tutte? Ecco una mini guida per definire la neve ogni volta nel modo corretto.

Si fa presto a dire neve. Ma quanti tipi ce ne sono? E in quali modi viene chiamata o definita a seconda di chi la frequenta?

A livello internazionale è stata definita una classificazione ufficiale per la cui definizione sono state prese in considerazione diverse proprietà quali per esempio la dimensione dei cristalli di ghiaccio, la densità, il contenuto di acqua.

Le principali categorie sono quelle che tutti ben conosciamo polverosa, bagnata, trasformata, ventata, crostata, primaverile. La neve artificiale non vene classificata ufficialmente, ma a seconda del meteo e delle condizioni generali della montagna quella prodotta dai cannoni viene fatta rientrare nelle diverse categorie “ufficiali”. ma è comunque molto comune ognuna di queste categorie ha caratteristiche definite e ben distinguibili anche da un occhio non particolarmente esperto.

Poi, però, ci sono parole che paiono per iniziati (e spesso lo sono). Ecco quindi un breve, e certamente non esaustivo, glossario.

Powder: E’ la neve polverosa, soffice e non ancora compattata al suolo. E’ chiamata all’inglese soprattutto dai freerider che in sua presenza possono affrontare pendii vergini con minor difficoltà.

Powder @AdobeStock
Powder @AdobeStock

Japow: La variante giapponese della powder, ancora più soffice tanto da essere paragonata al borotalco. Lo sciatore riesce a scendere e curvare anche se si trova immerso nel bianco fin quasi alla vita. Naturalmente si trova solamente nel paese del Sol Levante.

Japow @AdobeStock
Japow @AdobeStock

Firn. Letteralmente sarebbe la neve vecchia, dell’anno prima. Ha una struttura densa che si avvicina al ghiaccio e permette di sciare senza sprofondare. La si trova normalmente in primavera o a fine stagione, quando si sciolgono i fiocchi caduti nell’inverno che con il loro peso  hanno compresso e compattato la neve precedente.

Firn @AdobeStock
Firn @AdobeStock

Blizzard. Il vento polare. Per estensione questo termine viene utilizzato anche per indicare tempeste di neve con temperature bassissime. Tradotto: molto meglio rimanere a casa.

Firn @Pixabay
Firn @Pixabay

Graupel. Si tratta di palline di neve (in apparenza simili a chicchi di grandine)  a bassa densità, generalmente inferiore a 0.8 g/cm3 e di diametro superiore a 5mm. Viene anche detta tapioca snow, in quanto i chicchi sono molto simili ai grani della farina di tapioca, un amido derivato dal tubero della manioca.

Graupel @AdobeStock
Graupel @AdobeStock

Cartonata. Variante della neve crostata molto temuta da chi pratica sci escursionismo o si muove con le ciaspole: sulla superficie del manto nevoso vi è sì una crosta ghiacciata, ma che al passaggio dello sci o della ciaspola si frantuma più o meno facilmente, facendo sprofondare l’escursionista. Cadute in agguato.

Cartonata @Pixabay
Cartonata @Pixabay

Albedo. Non è un tipo di neve ma la frazione di luce o, più in generale, di radiazione incidente che è riflessa in tutte le direzioni. Essa indica dunque il “potere riflettente” di una superficie. Il maggiore effetto Albedo osservato sulla Terra è quello prodotto dalla neve fresca, il cui colore bianco brillante le permette di possedere un elevatissimo “potere riflettente” quando il manto nevoso è piuttosto spesso e uniforme subito dopo una nevicata.

Albedo @AdobeStock
Albedo @AdobeStock
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