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Gli Aquilotti celebrano i loro primi 100 anni. Festa ai piedi del Gran Sasso

La storica associazione alpinistica abruzzese festeggia un secolo di attività. A Pietracamela inaugurata una statua in bronzo di Vittorio Tessaro che raffigura un alpinista del passato in parete

Un arrampicatore di bronzo, dalla mattina di venerdì 29 dicembre, sorveglia l’ingresso di Pietracamela, il borgo sul versante teramano del Gran Sasso da cui si sale verso i Prati di Tivo, il Corno Piccolo e il Corno Grande. La statua, opera dello scultore vicentino Vittorio Tessaro, è un omaggio ai primi 100 anni di vita degli Aquilotti, l’associazione degli alpinisti locali.

Un gruppo ideato dal medico Ernesto Sivitilli, che si è formato nel 1923, con grande anticipo rispetto a sodalizi più conosciuti come gli Scoiattoli di Cortina d’Ampezzo (1939) e i Ragni di Lecco (1946).

Fino a oggi, insieme alle rare foto di gruppo di quegli anni, ricordavano la storia degli Aquilotti uno stendardo decorato a mano nel 1929 e legato alla piccozza di Sivitilli, e un inno che dà un’immagine di entusiasmo paesano. “Qual bianca erta barriera / si aderge il Piccol Corno / di dritte torri adorno / fasciato di mister. / Con l’ugne e con la corda / pareti fascinose / o balze paurose / noi vi conquisterem”.

L’elenco delle ascensioni degli Aquilotti (accanto al fondatore Sivitilli erano Antonio Giancola, Bruno Marsilii, Antonio Panza, Armando Trentini e una decina di altri), racconta che gli arrampicatori “pretaroli”, negli anni tra le due guerre mondiali, hanno cambiato la storia alpinistica del Gran Sasso. Nonostante l’origine paesana, molti di loro sono stati studenti di medicina, e poi medici. Tra loro, come spesso accade nei paesi, si chiamavano con i soprannomi. Se Antonio Giancola era “Sciarabaglio”, Venturino Franchi per gli amici si chiamava “Chiuchiù”.

Tra le vie degli Aquilotti tracciate sul Corno Grande, sul Corno Piccolo e sui pilastri del Pizzo d’Intermèsoli spiccano linee di grande bellezza e logica come la Crepa sulla parete Est del Corno Piccolo. Sullo spigolo Sud sud est della Vetta occidentale (1933) e poi sui Pulpiti della Vetta Centrale del Corno Grande (1934), “Sciarabaglio” Giancola superò da capocordata i primi passaggi di sesto grado del Gran Sasso.

Da alpinista meridionale e paesano, però, non ebbe il coraggio di dichiarare quel grado, e le sue imprese restarono per qualche anno nell’ombra. Nella prima edizione della guida “Gran Sasso d’Italia”, pubblicata dal CAI e dal Touring nel 1943, l’etichetta di primo sesto grado del massiccio andò allo spigolo della Punta dei Due. Una via che Giusto Gervasutti, il “Fortissimo”, aveva aperto insieme al lombardo Aldo Bonacossa due mesi dopo l’exploit della cordata abruzzese sui Pulpiti.

Risale al 1934 anche la prima salita della parete Nord del Monte Camicia, che domina il borgo di Castelli e le dolci colline ai piedi del versante teramano del Gran Sasso. A vincere le rocce friabili e l’erba verticale del “piccolo Eiger” d’Abruzzo, novant’anni fa, furono Bruno Marsilii e Antonio Panza, due Aquilotti. Due anni dopo, visto che né a Castelli né a Teramo si credeva all’impresa, i due tornarono sulla loro via, e lasciarono al centro della muraglia una maglia rossa legata a dei chiodi, e ben visibile dalla base.

Nel secondo dopoguerra, la storia degli Aquilotti è proseguita grazie con le vie tracciate da Lino D’Angelo, da Enrico De Luca e da altri. “Oggi aderiscono all’associazione circa 60 ragazzi appassionati di roccia e di escursioni. La nostra presenza in paese è un presidio storico e culturale importante” spiega Claudio Intini, presidente degli Aquilotti, guida alpina e consigliere comunale, che ha creduto fin dall’inizio nel nuovo monumento di bronzo.

La mattina di venerdì 29 dicembre è stato Intini, davanti alle telecamere di “Uno Mattina”, a scoprire l’opera realizzata da Vittorio Tessaro. Poco dopo, nel salone del Municipio decorato da uno splendido dipinto del pittore “pretarolo” Guido Montauti (1918-1979), un incontro tra amministratori, storici e alpinisti ha completato le celebrazioni.

Ogni borgo italiano ha le sue caratteristiche, tra le nostre ci sono l’alpinismo e gli Aquilotti”, ha detto il sindaco Antonio Villani nella sua introduzione. “C’è un legame tra scultori e alpinisti, entrambi cercano la bellezza e lo fanno per la via più impervia”, ha aggiunto lo scultore Tessaro. “Nel 2013, dieci anni fa, Lino D’Angelo che lo aveva custodito per anni mi ha consegnato il gagliardetto degli Aquilotti. E’ stata una grande emozione”, ha proseguito Claudio Intini.

Di grande interesse, tra gli altri, gli interventi delle guide alpine Giampiero Di Federico e Pasquale Iannetti, e di Massimo Marcheggiani, un alpinista dei Castelli Romani che ha compiuto molti exploit estivi e invernali sui due Corni.

Una volta gli alpinisti usavano la piramide umana. Noi delle generazioni successive siamo saliti sulle spalle degli Aquilotti di un secolo fa”, ha detto Di Federico. “A Pietracamela c’è ancora tanta storia dell’alpinismo da raccontare, a iniziare da quella delle guide di fine Ottocento”, ha aggiunto Iannetti, autore di un libro sulla scomparsa di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti nell’inverno del 1929.

Tra gli interventi di amministratori e politici, spicca quello di Camillo D’Angelo, da poco presidente della Provincia di Teramo. “In passato la politica ha fatto dei gravi errori, e una delle conseguenze è l’odierno spopolamento della montagna. Per rilanciarla servono degli eventi importanti, come l’arrivo di Prati di Tivo di una tappa del prossimo Giro d’Italia, ma anche attenzione ai dettagli, come l’esenzione dalle tasse di commercianti e agricoltori di Pietracamela e degli altri piccoli borghi montani”.

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Un commento

  1. Buonasera Stefano, Grazie per il suo articolo che io trovo bellissimo ed emozionante. Grazie anche per avermi valorizzato citandomi più volte, cosa che lo speaker della Rai nella confusione si è dimenticato di fare. È veramente difficile il percorso dell’artista, ma ho scelto questa strada e ho avuto anche grandi soddisfazioni. È da quando ero ancora un ragazzino che, in senso metaforico, mi arrampico per conquistare la vetta, e lo sto ancora facendo, ma è la mia via e non la lascio per nessuna cosa al mondo. Grazie ancora Stefano e le faccio i miei più sinceri Auguri per un Buon 2024.
    Vittorio Tessaro

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