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Cosa significa essere scivolatori?

Un elogio, sull’esempio di Dino Buzzati, di un modo di sciare morbido e leggero, all’unisono con il pendio, ben diverso dallo sci di pista di oggi


“…lo sci è una gran forma di pazzia che nell’Ottocento sarebbe riuscita incomprensibile.”
Così scriveva Dino Buzzati, in un suo vecchio articolo titolato “Assurdità dello sci”, ritrovato nel suo archivio personale, da una pagina ritagliata dalla rivista sulla quale apparve, priva della fonte e della data.

Poche pagine in cui lo scrittore, appassionato sciatore, tratteggia la bellezza d’essere uno “scivolatore” sulla neve , dove questa “immensa stupidaggine” fa in modo che, quando “siamo lassù, il cervello automaticamente si riduce alle dimensioni di quello di un grillo o maggiolino”. È un elogio del bello dello scivolare, dove “cose del tutto bambinesche, assumono un’importanza assurda”.

È la celebrazione di quell’ingenua e spensierata felicità che si scatena quando si scivola sulla neve, lasciandosi dietro “piccole scie d’argento” e, soprattutto, dove “intorno c’è la pace”.

Cosa significa dunque essere scivolatori? Dove occorre interpretare il terreno, assecondarlo ed essere soprattutto morbidi e leggeri? Dove per migliorare occorre progressivamente essere recettivi, in tutti i sensi?
Essere lievi e scattanti era necessario per affrontare i tracciati d’antan, battuti, ma che comunque seguivano la naturale morfologia del pendio, con dossi, curve e buche e avvallamenti.

Per discendere al meglio le piste di oggi, sempre più larghe, lisce e livellate, dure di neve programmata, occorre al contrario spingere, incidere, deformare l’attrezzo e creare all’infinito archi di curva sempre uguali, dove prevale la ricerca della velocità.
Al di là della tecnica e dei materiali, la principale differenza tra vecchie e nuove modalità di scivolamento, sta forse nella mutata possibilità di muoversi in natura in armonia, con massima gratificazione e positività.

Mi riferisco a quello stato di flusso che porta a un senso di estasi, di chiarezza, con pieno controllo della situazione, capace di farci dimenticare di noi stessi, in una vera e propria sospensione del tempo. In questi momenti le abilità sono pienamente accordate al livello di sfida prescelto, al punto da ritrovarsi in un vero e proprio stato di grazia.

Solo uno sci libero, leggero e creativo, in grado di mobilitare la massima concentrazione e curiosità,  può condurci in uno stato di flow, dove non esiste altro al di fuori di quello che stiamo facendo.

Uno sci che oggigiorno si può ancora ritrovare al di fuori dei tracciati.

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