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Tre escursioni scialpinistiche in Valtellina consigliate da Michele Boscacci

Meriggio, Redorta e Scalino: le montagne sulle quali si allena il due volte campione del mondo di skialp sono alla portata di quasi tutti

Classe 1990, valtellinese doc (il papà e la mamma sono entrambi originari di Albosaggia, in provincia di Sondrio), si può dire che Michele Boscacci nasca con gli sci ai piedi. E’ nonno Umberto, inizialmente, a seguirlo e a sostenerlo nello scialpinismo agonistico portandolo a vedere le gare del papà Graziano, anche lui atleta di alto livello, e accompagnandolo alle prime competizioni.

Sono la passione per lo sport “fatto in montagna” che, unitamente alla perseveranza negli allenamenti e al talento, lo portano a vincere la classifica generale della Coppa del Mondo 2016, 2018 e 2022. Ai Campionati mondiali, tra il 2013 e il 2019, mette in fila 2 ori, 5 argenti e un bronzo. E anche la scorsa stagione non è stata da meno, con le vittorie alla Pierra Menta e alla Sellaronda Skimarathon.

Ma quali sono i tre tracciati su cui si allena il “Bosca” quando è a casa?

Pizzo Meriggio

“Gita classica e semplice, da poter fare tutti i giorni o quasi, come allenamento. Nella parte bassa si fanno delle belle sciate, in quella alta si raggiunge la cima passando per una cresta non difficile. È possibile scendere sul versante Nord, che si vede anche dalla città di Sondrio. Visto che è un pendio abbastanza esposto consiglio di dare sempre uno sguardo, prima di affrontarlo, al bollettino valanghe”: così Boscacci presenta l’itinerario.

Partenza: Campelli di Albosaggia (1100 metri)
Dislivello: circa 1150 metri
Tempo: 3 ore
Periodo: dicembre-marzo

Bella cima sopra la città di Sondrio. Il tracciato non è cortissimo ma è semplice, senza tratti troppo ripidi, canali o passaggio alpinistici di alcun tipo. Da Albosaggia si raggiunge la località Campelli e da qui, lasciata l’auto e agganciati gli sci si sale dritti lungo i pratoni delle vecchie piste da sci (seguire i piloni degli impianti di risalita).

Dopo le ultime baite si prende, sulla sinistra, il sentiero che passa per il bosco fino a raggiungere un crinale che porta all’anticima della punta della Piada, con vista sulla valle d’Ambria e sulla val Venina. Dall’anticima si prosegue, con un breve tratto di discesa, alla baita Meriggio (m 2107) e, proseguendo per altri 250 metri di dislivello circa, alla cima del Meriggio.

Pizzo Scalino

“È una classica che solitamente faccio in primavera, tra aprile e maggio, quando si trova sempre neve trasformata. Logicamente è un itinerario che consiglio di affrontare la mattina presto (per la parte di salita) per poi godersi la discesa appena la temperatura sale un poco”, dice Boscacci.

Partenza: Campo Moro (1900 metri)
Dislivello: circa 1400 metri
Tempo: 5 ore
Periodo consigliato: novembre – maggio

Cima affascinante, famosa anche per i pendii esposti quasi completamente a nord. Da Campo Moro si prende, sci ai piedi, il tracciato per l’alpe Campascio e Campagneda, sopra le quali il pizzo svetta con la sua classica forma triangolare. Si continua a salire in direzione est (indicazioni passo di Campagneda) fino ai ripidi pendii che portano al Cornetto.

Seguire, prima di raggiungere il Passo, la destra e immettersi quindi sul ghiacciaio fino al crepaccio terminale, spesso chiuso dalla neve. A questo punto si lasciano gli sci per procedere, con piccozza e se necessari anche ramponi, fino alla cresta che porta, in meno di 15 minuti, alla grande croce di vetta.

Pizzo Redorta

“È una gita lunga, che solitamente si rivela in condizioni ideali tra marzo e aprile. È lunga la salita, così come la discesa. Una volta arrivati in vetta, ci si può godere prima il panorama e poi gli oltre duemila metri di discesa per tornare al punto di partenza. Essendo la vetta a quota 3mila è facile trovare condizioni invernali anche a primavera inoltrata”, spiega il campione valtellinese.

Partenza: Centrale di Vedello (1032 metri)
Dislivello:  2006 metri
Tempo: circa 6 ore
Periodo consigliato: dicembre- aprile

Il Pizzo Redorta è una delle cime più alte delle Prealpi Orobie e si trova in una zona particolarmente selvaggia. Essendo una gita piuttosto lunga (lo sviluppo è di circa 12 km), può essere spezzata su due giornate pernottando al Rifugio Mambretti (autogestito, chiavi disponibili previa chiamata presso la casa del guardiano della diga). Da Sondrio, raggiungere in auto la Centrale di Vedello (a stagione inoltrata è possibile arrivare fino ad Agneda).

Indossati sci e pelli si prosegue fino alla diga di Scais e da qui si costeggia il lago e piegare in direzione est – sud est risalendo il pendio che porta al rifugio Mambretti. Proseguire fino alla vedretta di Scais fino a imboccare la cosiddetta ‘schiena di mulo‘, il ripido pendio terminale che conduce alla base del canalino sotto la vetta. Lasciati gli sci si risale (utile una piccozza, ramponi e corda per i gruppi) fino a incrociare la cresta settentrionale e, per facili roccette e pendii, raggiungere la vetta.

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