Avete presente quando una parte della fotografia si staglia nettamente da tutto il resto, soprattutto da una superficie più chiara e diventa una sagoma totalmente nera, senza alcun dettaglio leggibile?
É quella che si definisce silhouette. L’esempio più classico, nella fotografia di montagna, è la sagoma di un’escursionista totalmente nera che spicca da un cielo azzurro e luminoso o da una cima innevata.
Ovviamente si parla di una rappresentazione molto diversa dal reale, anche se, non mi stancherò mai di dirlo, la fotografia non rappresenterà mai la pura realtà, neanche nelle immagini di cronaca o di reportage, in quanto il soggetto sarà sempre raccontato secondo l’occhio e l’interpretazione personale del fotografo: modificando anche solo leggermente l’inquadratura, scegliendo, per esempio, di includere o escludere un elemento si comunicherà un messaggio nettamente diverso.
La finalità di questa tecnica fotografica è solo estetica?
Sicuramente l’impatto visivo della silhouette è notevole e colpisce molto l’occhio dell’osservatore, soprattutto perché è inconsueto. Ci sono, però, situazioni nelle quali rendere una parte della foto totalmente nera aiuta a celare qualcosa, per esempio un particolare sgradito nella composizione o un elemento di disturbo.
Situazione per la silhouette, misurazione dell’esposizione, gamma dinamica
La parte che risulterà in silhouette deve trovarsi in ombra. Lo sfondo deve essere luminoso. Queste sono le condizioni di base. Se il mio soggetto è un escursionista o un gruppo di alpinisti o uno stambecco, la condizione determinante è che questi siano in ombra netta. Per rendere l’effetto desiderato è necessario misurare l’esposizione in spot su una parte luminosa dell’immagine, in genere il cielo che risulterà essere correttamente esposto. La parte in ombra, invece, un’escursionista, per esempio, sarà più scura. Quanto scura? Dipende dalla tipologia di fotocamera. La fotocamera ha la capacità di rendere contemporaneamente visibili, con dettaglio, più parti della scena anche se la differenza di luminosità è notevole.
Questa caratteristica è detta “gamma dinamica”. Più precisamente, si definisce gamma dinamica il rapporto tra la massima e la minima luminosità, ovvero tra luci e ombre. Le fotocamere più moderne hanno una gamma dinamica molto estesa. Sono in grado, quindi, di comprendere nella stessa scena situazioni di luce e ombre molto nette, ma sempre con dettagli leggibili. Una vera iattura per ottenere l’effetto silhouette, nel senso che la parte in ombra risulterà essere sicuramente più scura, ma con dettaglio comunque leggibile, con una silhouette non totalmente nera. Diventa, quindi, necessario sottoesporre in ripresa, a seconda dei casi di 1/3, 1/2 e, a volte anche di 1 stop o più.
Una verifica dell’istogramma consente di verificare il risultato. Per una silhouette netta e totale, l’esposizione dovrà essere orientata verso sinistra, con la linea dell’istogramma alta sino alla sua estremità superiore. Se la sottoesposizione non è sufficiente, perché c’è ancora un po’ di dettaglio, può essere necessario intervenire anche in post produzione per scurire ulteriormente la parte in ombra.
Post produzione
Con un programma di fotoritocco si può accentuare l’effetto nero del soggetto. Una modalità, per esempio, può essere la “correzione del colore selettiva”, in photoshop: immagine > regolazione > correzione colore selettiva, dove si aumenta la percentuale di nero, prestando attenzione a non creare artefatti, in altre parti della foto.
Composizione e silhouette ben delineata e definita
É determinante che la sagoma scura, il solito escursionista di cui sopra utilizzato come classico esempio, sia ben definita e che non ci siano profili sovrapposti con altre parti dell’immagine. É importante che l’escursionista si veda bene per intero, con gli arti e la testa ben delineati e assolutamente riconoscibili. Se la silhouette è originata da più persone, è opportuno prestare attenzione che le sagome delle stesse siano ben definite e che non si intreccino o sovrappongano. Il soggetto deve essere circondato da uno spazio vuoto, sufficientemente ampio.
Il punto di messa a fuoco non è lo stesso dove si misura l’esposizione
Questo tipo di situazione è il classico caso in cui il punto di messa a fuoco è diverso da quello di misurazione dell’esposizione. Prendiamo ancora come esempio il solito escursionista che si staglia sul cielo. La messa a fuoco si effettua sulla persona e la misurazione dell’esposizione sul cielo, in modalità spot. Un tipico procedimento di scatto può essere questo: misurare l’esposizione sul cielo, con la fotocamera impostata in “M” (tempi e diaframmi rimarranno fissi anche cambiando inquadratura), poi mettere a fuoco la persona, bloccare la messa a fuoco (o mettere il selettore di messa a fuoco in manuale), ricomporre l’inquadratura e scattare.