Arrampicata

Val Pennavaire, dove il free climbing ha fatto resuscitare una terra ormai abbandonata

Con oltre 100 settori di arrampicata su ottimo calcare, la vallata ligure alle spalle di Albenga è ormai uno dei punti di riferimento per il free climbing in Italia

Val Pennavaire’ si legge come si scrive, al contrario di quanto potrebbe suggerire il sentore francese del nome. Ci troviamo poco distante da Albenga, in Liguria, in una zona che fino agli anni ’90 era una delle classiche aree dell’entroterra che venivano abbandonate da chi andava a cercare lavoro in città o sulla costa. Ma che poi, nel giro di pochi decenni è diventato uno dei principali poli di arrampicata sportiva in Italia. La scalata ha ridato vita a questa valle, creando una vera e propria microeconomia: timidamente, si sono viste aprire le porte di un bar, un negozio di alimentari, e una birreria artigianale che inizia la produzione dalla coltivazione del luppolo.

Tutto cominciò negli anni ’90

L’arrampicata sportiva in Val Pennavaire è cresciuta un passo alla volta: “Nei primi anni ’90 sono state chiodate le prime falesie su placca, poiché l’arrampicata era pensata possibile solo su questi muri verticali. Poi è arrivato Andrea Gallo, chiodatore storico della vicina Finale Ligure, che ha iniziato a esplorare l’Antro di Castelbianco con i suoi strapiombi. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 è iniziata la chiodatura sistematica e di difficoltà, con il lavoro di Andrea Bisio e Luca Biondi: qui arrivano i settori storici, come Erboristeria e Terminal”, racconta Matteo Gambaro, scalatore e chiodatore della zona nonché autore della guida ‘Pennavalley’, uscita nel 2021 per VersanteSud.

In quel periodo ho iniziato a frequentare la zona: tentavo le vie che erano da liberare, poi ho cominciato a chiodare le vie dure, poi interi settori. All’inizio c’era la tendenza a ritoccare le vie scavando le prese: fortunatamente piano piano questa pratica è stata abbandonata. Sono nate le prime vie difficili, e la valle ha iniziato ad acquisire una sua identità. I tiri duri fanno notizia tra i climber delle palestre in Italia e in Europa, che vengono a provarli e iniziano a far girare il nome della località”, spiega Gambaro. Non a caso, in Val Pennavaire si trova il primo 9a della Liguria, ‘Perfect Man 2.0’ all’Antro di Castelbianco, nonché numerosi altri itinerari di alta difficoltà.

La Val Pennavaire oggi

Oggi, la Val Pennavaire è un terreno di gioco per tutti. “Anche se singolarmente non c’è la falesia più bella del mondo, il punto di forza di questa valle è la varietà. Esistono un centinaio di settori tra l’alta, bassa e media valle, ognuno con uno stile di arrampicata a sé. Io, per esempio, sono entrato in contatto con questa zona per le vie strapiombanti, che ricordano quelle spagnole, fisiche e di resistenza. Ci sono settori a canne, ma anche vie di placca, tacchette e chi più ne ha più ne metta, sempre su calcare di prima qualità” continua Gambaro.

Ad esempio, in bassa valle sorgono settori storici come Terminal, Erboristeria, Cineplex, Castelbianco. In media valle troviamo Euskal e Magic Mushroom. “In alta valle ho chiodato CPR, settore finanziato dal negozio di arrampicata omonimo, e Hop Farm, dal negozio di birra artigianale. La chiodatura in Val Pennavaire è realizzata in totale autonomia da privati, a volte con il contributo di esercizi commerciali locali: bar, negozi di alimentari o di articoli per arrampicata. Anche la guida Pennavalley è stata scritta in parte per sostenere la manutenzione delle falesie della valle: esistevano già due libri, ‘Oltre Finale’ di Gallo e ‘Rock Pennavaire’, guida scritta dall’associazione omonima. Su ‘Pennavalley’ ci sono tutti i settori chiodati negli ultimi anni, inoltre è un volume in evoluzione: man mano che nascono nuove falesie è possibile scaricare i nuovi capitoli della guida da un’apposita applicazione collegata con un codice”.

Rispetto alla vicina Finale Ligure, Albenga è caratterizzata da un’arrampicata più moderna, più impostata sugli strapiombi e sulle vie di resistenza. “Sono zone complementari. Il climber di alto livello arriva a Finale perché è molto famosa, poi magari nel giorno di riposo viene a dare un’occhiata ad Albenga e la prossima vacanza la organizza direttamente qui. Inoltre, qui è più fresco, c’è possibilità di scalare anche in estate in settori completamente all’ombra e ventilati”. Sempre a due passi dalle spiagge del Ponente Ligure.

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