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6 foreste dell’Abruzzo dove ammirare i più sgargianti colori dell’autunno

Quest’anno il foliage si è fatto attendere. Ma finalmente i rilievi dell’Appennino si sono tinti di tutte le tonalità del rosso. Andiamoci subito

Quest’anno l’autunno è arrivato in ritardo. Dopo un settembre con temperature da agosto, anche le prime settimane di ottobre, sull’Appennino, hanno regalato un tempo caldo e secco. La prima spolverata di neve sui 2912 metri del Corno Grande è arrivata solo pochi giorni fa.

Gli escursionisti che vanno in cerca del rosso, del giallo e dell’oro dei faggi, dello spettacolo che da qualche anno si indica con la parola americana “foliage”, fino a poco fa sono rimasti delusi. Poi la situazione è cambiata. Mentre i faggi tra i 1000 e i 1400 metri di quota sono ancora in gran parte verdi, quelli che crescono più in alto hanno cambiato rapidamente colore. Al margine superiore del bosco, verso i 1700-1800 metri, molte piante hanno già perso le foglie.

Ma non tutto è perduto. Nelle prossime settimane, fino alla metà di novembre, le meravigliose faggete dei Monti della Laga, del Gran Sasso, dei Simbruini, del Velino e del Sirente, della Maiella e dei monti del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise offriranno paesaggi straordinari. Poi, come tutti gli anni, lo spettacolo dell’autunno lascerà lo spazio all’inverno. Ecco qualche luogo dove andare, da un capo all’altro dell’Abruzzo.

La Valle delle Cento Cascate (Monti della Laga)

Il solco delle Cento Cascate, Fosso dell’Acero sulle mappe, che si apre nella conca erbosa delle Cento Fonti, offre spettacolari scorci sul Gran Sasso, ed è molto frequentato in primavera per ammirare (con cautela!) le cascate e i giochi d’acqua del torrente. La faggeta rende la zona suggestiva anche in autunno.

Da Cesacastina si segue in auto la strada che sale allo Chalet 100 Fonti, con noleggio di E-bike, e raggiunge un bivio a 1220 metri di quota. Si segue a piedi la strada sterrata che scende a sinistra e raggiunge il Fosso dell’Acero sotto alla captazione dell’ENEL. Si continua in salita sul sentiero segnato che si alza nel bosco, poi si torna a destra per una carrareccia fino a un belvedere, 1554 metri, affacciato sullo scivolo più spettacolare. Occorrono 2 ore a/r, se si prosegue fino alle Cento Fonti (1749 metri) le ore diventano 3.30. Dall’alto il colpo d’occhio sul Gran Sasso è perfetto.

La Valle del Chiarino (Gran Sasso)

Uno dei solchi più spettacolari dell’Appennino sale dai 1060 metri del bacino artificiale della Provvidenza, sulla statale 80 che unisce L’Aquila con il Passo delle Capannelle e Teramo, verso il Monte Corvo, la Cima delle Malecoste e il Pizzo di Camarda. Gli escursionisti che puntano alle vette traversano in auto la diga, e continuano per circa 4 km fino a ruderi del Mulino Cappelli, 1262 metri, restaurati dal Parco.

Da qui, per una carrareccia nel bosco, si sale a piedi al Piano del Castrato e al rifugio Fioretti, 1503 metri, spesso aperto e gestito nei weekend, dominato dalle rocce e dalle ghiaie del Monte Corvo. Tra andata e ritorno si cammina per 1.30 ore. Chi vuole ammirare i boschi può anche partire a piedi dalla diga. Per raggiungere il rifugio e rientrare, in questo caso, le ore diventano 4.

Il Bosco di Cerasolo (Velino-Sirente)

Una delle più belle faggete del Velino si raggiunge comodamente dall’Aquila e da Roma. La carrareccia del Bosco di Cerasolo, infatti, si raggiunge dal posteggio di Prato Capito (o Agabito), 1604 metri, sulla strada che sale dal casello di Tornimparte della A24 verso Campo Felice. Chi arriva dall’Altopiano delle Rocche deve traversare il nuovo tunnel e la piana.

La carrareccia, che alterna tratti in piano ad altri in discesa, aggira un pianoro, lascia a sinistra la Valle di Morretano, poi s’inoltra nel bosco e raggiunge i panoramici Prati di Cerasolo, 1522 metri, che possono essere un’ottima meta per la gita. Tra andata e ritorno occorrono 2 ore, che aumentano se si raggiungono i rifugi di Prato San Rocco, uno dei quali in estate offre servizio di ristoro. Itinerari più lunghi portano a Monte San Rocco (1888 metri, 4.30 ore a/r) o al piccolo rifugio di Campitello (1720 m, 4 ore a/r).

Valli e altopiani di Terraegna (PNALM)

Le conche di pascoli di Terraegna, ai piedi della Montagna Grande, sono una classica meta di escursioni tutto l’anno, d’inverno con le ciaspole ai piedi. Da qualche tempo, a nord del valico della Pietra del Principe, funziona il bel rifugio di Terraegna, quota 1780 metri.

Uno dei percorsi più classici per arrivarci inizia dai 1210 metri di Bisegna, e segue la carrareccia che aggira un crinale, tocca la Fonte d’Appia e prosegue nei boschi dell’omonimo vallone, lasciando a sinistra il sentiero della Valle della Fossa, fino alla Valle di Terraegna, al rifugio e al valico, quota 1800 metri. Tra andata e ritorno occorrono 4.30 ore. Si può anche partire da Pescasseroli toccando il rifugio di Prato Rosso (5 ore a/r) o dal pianoro del Templo (3.30 ore a/r), sulla strada da Pescasseroli a Bisegna.

Il Ferroio di Scanno e la Val di Corte (PNALM)

L’altopiano erboso del Ferroio di Scanno, tra il Monte Godi e il Monte Marsicano, è tra i luoghi più solitari del Parco. Proseguendo nella faggeta si raggiunge lo Stazzo Val di Corte. Da Scanno o da Villetta Barrea si sale in auto a Passo Godi. Poco a nord del valico, in direzione di Scanno, inizia a 1554 metri di quota una strada sterrata chiusa da una sbarra.

La si segue a piedi, in vista delle vette di Scanno. Una salita e una discesa portano allo Stazzo di Ziomas, 1580 metri, dove si stacca a sinistra un sentiero per il cippo che ricorda una visita di Papa Giovanni Paolo II. La strada sterrata continua a mezza costa, poi sale a una sella dove ci si affaccia sul Ferroio di Scanno. Un tratto a mezza costa porta a un bivio, 1705 metri, da cui si può proseguire solo fino al margine della Riserva Integrale del Parco.

Dall’ultimo bivio, verso destra, si può seguire il sentiero che sale nella faggeta fino alla conca del Coppo del Campitello, la traversa, scavalca il Valico della Corte e scende allo Stazzo Val di Corte, 1905 metri, in una delle zone più solitarie del Parco. Occorrono 2.30 ore a/r fino al cuore del Ferroio, e 4.30 ore a/r fino allo Stazzo.

Il bosco di Lama Bianca (Maiella)

La spettacolare faggeta di Lama Bianca, ai piedi dei canaloni del Monte Pescofalcone, è il punto di partenza del faticoso itinerario che risale la Rava del Ferro verso le cime più alte della Maiella. In autunno, gli appassionati del foliage possono percorrere degli anelli più brevi ma di grande suggestione.

Si può partire a piedi dall’inizio della strada che conduce a Lama Bianca, che si raggiunge da Sant’Eufemia, da Campo di Giove o da Pacentro, oppure si possono seguire in auto in primi 3 km del tracciato. Dal bivio (1150 metri) per la Fonte della Fratta. Sentieri e viottoli segnati permettono di compiere un anello che tocca la Fonte di Lama Bianca e al rifugio Di Donato (1299 metri, in cattive condizioni), la Fonte della Chiesa e la base della Rava del Ferro, a quota 1500 metri.

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