Itinerari

Sibilla e Priora, le “regine” dei Monti Sibillini

Tre belle escursioni da fare tra l’estate e l’autunno, nel canyon dell’Infernaccio e verso due cime che sorvegliano le verdi colline delle Marche

I Monti Sibillini, tutelati da un magnifico Parco nazionale, si affacciano su due mondi molto diversi tra loro. Verso ovest, i pendii della Cima del Redentore e del Vettore sorvegliano gli altopiani erbosi di Castelluccio, in Umbria, e i valloni che scendono verso la Valnerina. Dall’altra parte, sui colli del Piceno e del Fermano, nelle Marche, si affacciano due grandi montagne separate da profondi valloni rocciosi dell’Infernaccio e dell’Ambro.

Imponenti e isolati, il Monte Priora (o Pizzo della Regina) e il Monte Sibilla culminano rispettivamente a 2332 e a 2175 metri di quota, hanno creste e vette in buona parte erbose ma scendono con alte pareti calcaree. Oltre alle cime principali, in questa zona, meritano una visita da parte degli escursionisti il Pizzo Tre Vescovi e il Monte Amandola. Il roccioso e affilato Pizzo Berro segna il confine tra queste montagne e il massiccio del Monte Bove.

Il terremoto che ha colpito i Monti Sibillini e Amatrice tra l’estate e l’autunno del 2016 ha lasciato delle ferite ancora aperte nei centri abitati. Due ottimi e rapidi interventi, invece, hanno permesso di riaprire il santuario della Madonna dell’Ambro, con i sorprendenti affreschi delle Sibille dipinti nel 1610 da Martino Bonfini. A Montemonaco è nato un Museo d’Arte Sacra, che ospita sculture e quadri provenienti dalle chiese danneggiate della zona.

Nelle Gole dell’Infernaccio, tra la Sibilla e la Priora, una frana staccata dal sisma ha sbarrato il fondovalle, creando un piccolo lago effimero. Sono rimasti sicuri, come hanno certificato già nel 2017 le guide alpine delle Marche, i sentieri che salgono al Berro, alla Priora e alla Sibilla, e il frequentato ed elementare viottolo che s’inoltra nell’Infernaccio.

Tutti e tre questi percorsi offrono delle camminate affascinanti in estate e in autunno. Con neve e ghiaccio, invece, grosse valanghe possono precipitare dall’alto sull’Infernaccio, e le creste oltre i duemila metri di quota sono riservate ad alpinisti con piccozza e ramponi.

Il Monte Sibilla, che ha dato il nome al massiccio, deve la sua fama alla visita nel lontano 1420 del cavaliere francese Antoine de la Sale, che salì verso la cima per una cresta “che fa orrida impressione da tutti i lati, soprattutto dal destro”, e supera “una roccia tagliata tutt’intorno, e alta almeno tre lance”, oggi attrezzata con una catena metallica. Più in alto, de la Sale visitò la Grotta della Sibilla, celebre per la presenza di una maga. “Prego Dio di salvaguardare ogni buon cristiano da questa falsa credenza” scrisse il cavaliere alla duchessa di Borgogna, che lo aveva inviato lassù.

Qualche decennio fa, in un maldestro tentativo di allargarlo, l’imbocco della Grotta è stato fatto saltare in aria con l’esplosivo, rendendo l’antro inaccessibile. Per scendere dal Monte Sibilla, dopo una cresta spettacolare e aerea, si segue l’orribile strada sterrata che avrebbe dovuto collegare le colline di Montemonaco a Frontignano, e che ha creato un “segno di Zorro” visibile anche dal Gran Sasso.

Il fascino del Monte Sibilla, come della vicina Priora, attira ancora gli appassionati di montagna e sentiero. Ma sui Sibillini, come su altri massicci, i danni creati dagli interventi sbagliati dell’uomo si vedono quanto quelli causati dal sisma.

Dal rifugio del Fargno al Pizzo Berro e al Monte Priora

(da 700 a 870 m di dislivello, da 4.30 a 5.15 ore a/r, E)

Un bel sentiero conduce a due delle vette più eleganti dei Sibillini, alle quali si può aggiungere con poca fatica il Pizzo Tre Vescovi. La Forcella del Fargno e il suo rifugio (1811 m), gestito anche nei weekend invernali, si raggiungono in auto da Casali per una lunga strada sterrata, il tracciato che sale da Bolognola è stretto, impressionante e consigliato solo a veicoli 4×4. A piedi occorrono 1.30 ore. Dal rifugio un sentiero a mezza costa sale alla Forcella Angagnola (1924 m), e poi sale verso il Pizzo Berro superando un tratto aereo. Lasciato a sinistra un tracciato per il Monte Priora si sale alla vetta del Berro (2259 m, 1.30 ore), ottimo belvedere. Si torna indietro, si piega a destra al bivio e si raggiunge una forcella (2090 m). Per una comoda cresta si sale alla Priora (2332 m, 0.45 ore), affacciata verso l’Adriatico. Si torna per la stessa via (1.30 ore), se da Forcella Angagnola si sale al Pizzo Tre Vescovi (2092 m) occorrono 0.45 ore a/r in più.

La cresta del Monte Sibilla

(da 630 a 730 m di dislivello, da 3.15 a 4 ore a/r, E)

La via normale del Monte Sibilla include un elementare passaggio attrezzato e richiede sicurezza di piede sull’aerea cresta di discesa. Il rifugio Monte Sibilla è chiuso, la strada che lo raggiunge viene interdetta (con servizio di navette) in estate. Si può salire anche la Cima di Vallelunga. Da Montemonaco si raggiunge e si segue la strada sterrata per il rifugio Monte Sibilla (1520 m). A piedi si prosegue sulla strada, e poi sul sentiero (segnavia 156) che sale a una sella (1710 m, 0.30 ore) che precede il Monte Zampa, da cui appare l’Infernaccio. Il sentiero continua sulla cresta, si sposta a sinistra, supera un breve salto roccioso attrezzato, tocca la Grotta (ostruita) della Sibilla e arriva in cima (2175 m, 1.30 ore). Si riparte sulla cresta opposta, stretta e rocciosa e poi più comoda, fino a una sella (2120 m, 0.30 ore) da cui si può risalire alla Cima di Vallelunga (2221 m, 0.45 ore a/r). Per tornare dalla sella al rifugio occorre seguire una larga, deturpante e panoramica strada sterrata (1.15 ore).

La Gola dell’Infernaccio e San Leonardo

(260 m di dislivello, 2.15 ore a/r, E)

Il canyon dell’Infernaccio, parte iniziale della Valle del Tenna, è una delle più note attrattive dei Sibillini. Il percorso nella forra è comodo, più avanti si sale nella faggeta al terrazzo che ospita l’eremo di San Leonardo, un edificio medievale ricostruito qualche anno fa dal cappuccino don Pietro Lavini. Oltre il bivio, una frana causata dal sisma del 2016 ha creato un laghetto.

Da Montemonaco o da Montefortino si raggiunge Rubbiano e si prosegue fino a un posteggio (920 m) in vista delle Gole. Si continua a piedi sulla strada fino all’antro delle Pisciarelle (845 m) poi si traversano le strettoie del canyon per un comodo sentiero e dei ponti in cemento. Usciti dalla forra si raggiunge un bivio (945 m) da cui si sale a destra all’Eremo di San Leonardo (1128 m, 1.15 ore), belvedere sull’Infernaccio. Si torna per la stessa via (1 ora).

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