News

La bicimania può allungare l’estate della montagna. Il caso Kronplatz

L’esperienza e le riflessioni di Thomas Reiter, biker appassionato e direttore del consorzio Skirama di Plan de Corones

Numeri in crescita, strutture su misura, bici sempre più performanti. Le due ruote spopolano sui monti, pur creando anche qualche problema di coesistenza con gli escursionisti, e portano in quota moltissimi appassionati che fino a ieri si limitavano a guardare le montagne dal basso verso l’alto. Gli operatori turistici si sfregano le mani, ma non possono limitarsi ad assecondare passivamente la nuova tendenza. Ne abbiamo parlato con Thomas Reiter, biker appassionato e direttore del consorzio Skirama di Plan de Corones, in Alto Adige.

La settimana verde come la settimana bianca in inverno?

Negli ultimi anni la montagna estiva, complice purtroppo la pandemia, ha avuto un vero e proprio boom. Ma a tutti gli effetti la vacanza estiva è ancora ben diversa da quella invernale. In estate non abbiamo lo stesso “accanimento” degli sciatori invernali. Chi viene in montagna nella bella stagione lo fa per svariati motivi e con una rilassatezza maggiore: escursionismo, bici, sport outdoor a 360°, turismo culturale, enogastronomia. E’ vero però che sempre più persone si avvicinano alla bici, anche se la durata dei soggiorni è differente: si prediligono il week end, magari lunghi, ma se ne fanno di più. Inoltre chi trascorre periodi più lunghi ama variare le attività durante la vacanza e la bicicletta è un’opportunità in più. Sicuramente, poi, la e-bike facilita le cose permettendo anche ai meno allenati o a chi non ama la fatica di apprezzare le due ruote.

Il ciclista ha più variazioni sul tema. Può girare nei bike park attrezzati, ma anche affrontare percorsi lunghi su sentieri e sterrate in mountain bike o in gravel oppure scalare i famosi passi dolomitici qui vicino. Che la bici sia muscolare o a pedalata assistita poco importa, è il movimento in generale che cresce.

Che tipo di appassionato frequenta Plan de Corones?

All’inizio, 13 anni fa, la nostra utenza è stata principalmente enduro e downhill. Grazie a Markus Irschara, un maestro di sci locale che è stato l’artefice nel 2010 dell’apertura dei primi trail e che ha ha creato il primo bike park, una nicchia di appassionati e discesisti molto esperti ha iniziato a venire da noi. Col tempo però le cose sono cambiate, soprattutto negli ultimi 5 anni e siamo passati ad un target meno estremo anche se non dimentichiamo le nostre origini. Come in altre località simili alla nostra anche i percorsi hanno agevolato e seguito questa tendenza proponendo tracciati più flow cioè itinerari spesso artificiali e adeguatamente preparati, senza grandi pendenze, con grandi curve paraboliche e qualche salto facile, più alla portata di rider che non sono così esperti. Naturalmente anche le biciclette sono migliorate e la discesa sui trail  sta diventando uno sport per tutti.

Cosa si trova nel vostro bike park?

Abbiamo 5 impianti di risalita, oltre 35 km di tracciati e 17 percorsi, fra itinerari primari e varianti. La conformazione della nostra montagna consente di disegnare tracciati per ogni livello di biker. Dal percorso più facile meno pendente e artificiale sul quale prendere confidenza con il mezzo e la conduzione della bici, si passa a itinerari più veloci con curve paraboliche e qualche saltino fino ad arrivare ai percorsi più pendenti, duri e difficili totalmente naturali con rocce, radici e altri ostacoli che rendono il tutto veramente impegnativo. Durante le varie giornate quindi i nostri ospiti possono provare le varie difficoltà e passare da una pista più facile a una più difficile. Proprio come succede d’inverno con gli sci, con la differenza che la crescita tecnica sulla bici è più rapida.

Sempre più appassionati e stagione estiva sempre più lunga. Ma non tutti sono convinti. Questione di cultura?

Si, il nostro obbiettivo è quello di riuscire ad avere una stagione sempre più lunga che permetta di vivere la montagna durante tutto l’anno. E’ lo stesso percorso che è stato fatto durante l’inverno. Una volta la stagione iniziava a Natale e proseguiva fino a marzo, poi a poco a poco si è allungata e oggi inizia a fine novembre per finire a inizio aprile. E’ stato un processo lungo come sta succedendo oggi in estate. Gli impianti di risalita sono i primi a doverci credere e a insistere. Il turista, come anche le strutture turistiche, ha la possibilità di cambiare la mentalità e capire che in ogni stagione si può vivere la montagna senza i picchi di affollamento di luglio e agosto. Diluire il tutto su più mesi aumenta la qualità dell’accoglienza, e quindi della vacanza.

A proposito di stagionalità, mi piace ricordare un’esperienza personale.  Lo scorso anno siamo andati a fine ottobre a visitare un bike park in Svizzera. Faceva freddo, addirittura in cima nevischiava. Io stesso mi sono chiesto cosa ci facessi lì con la bici. Poi guardando i colleghi svizzeri che non si ponevano nessun problema mi sono coperto di più e meglio e ho ripreso a girare continuando a divertirmi. E’ solo una questione di mentalità, provata una volta poi ci si abitua e diventa la normalità.

Noi italiani siamo abituati troppo bene con il meteo?

Sicuramente. I paesi a nord delle Alpi hanno un meteo molto peggiore del nostro, quindi sono abituati a equipaggiarsi per poter andare in bici anche con condizioni variabili. Noi abbiamo la fortuna di avere tanto sole e quindi possiamo permetterci di scegliere le condizioni migliori di meteo. Il detto del generale inglese Robert Baden Powell centra esattamente il tema: non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento.

Come convivono nella vostra area gli appassionati delle varie discipline in bici?

In ogni sport ci sono delle “gelosie” o rivendicazioni. Mi viene in mente l’eterna lotta fra sciatori e snowboarder. Ma alla fine la passione è la stessa e si condivide la montagna tutti insieme, ognuno a modo suo. Sono sempre di più gli appassionati che possiedono mezzi a due ruote di diverso tipo: la mtb, la gravel, la bici da corsa, l’elettrica. Magari sono appassionati di una specialità e la praticano di più ma poi utilizzano l’una o l’altra a seconda del territorio dove vanno a pedalare, dell’obbiettivo del giro o della compagnia. E’ il classico fenomeno della contaminazione dove ognuno porta quel qualcosa in più delle proprie conoscenze agli altri e che alla fine arricchisce tutti quanti.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close