Due passi con Terence Hill e Michelle Pfeiffer. I luoghi dei cinema sul Gran Sasso
Terence Hill e Bud Spencer, Michelle Pfeiffer e George Clooney, Arnold Schwarzenegger e Marcello Mastroianni. Sul massiccio abruzzese sono stati girati decine di film. Il ricercatore Andrea Lolli ci aiuta a scoprire i set più belli
I fagioli più famosi della storia del cinema italiano vanno in scena nell’estate del 1970. Un gruppo di fuorilegge li cucina in una padella di ferro, su un fuoco acceso tra le rocce. A mangiarli, dopo averli rubati, sono Terence Hill e Bud Spencer. Il primo, nome d’arte di Mario Girotti, continuerà la sua carriera per decenni, interpretando serie come A un passo dal cielo e Don Matteo. Il secondo, vero nome Carlo Pedersoli, è stato un campione di pallanuoto e reciterà in film diretti da Giuliano Montaldo e Dario Argento. Nella vita, oltre all’attore, fa il pilota e il noleggiatore di elicotteri.
In quegli anni, nel cinema italiano, i nomi in inglese vanno di moda e il regista E.B. Clucher si chiama in realtà Enzo Barboni. E’ nella nostra lingua il titolo …continuavano a chiamarlo Trinità, che avrà successo in tutta Europa. La storia è ambientata in California, ma gli esterni sono girati sulla piana di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. La più alta montagna dell’Abruzzo fa da controfigura al West americano.
Quattordici anni dopo Terence Hill, Bud Spencer ed E.B. Clucher, arriva ai piedi del Gran Sasso un’altra troupe piena di nomi famosi. Il film ha un titolo inglese, Ladyhawke (“Signora falco”), ma è ambientato nel Sud della Francia nel Medioevo. Nei panni del cavaliere è Rutger Hauer, a impersonare la fanciulla che lo ama, ma che di giorno si trasforma in un rapace, è Michelle Pfeiffer, che lavorerà anche a fianco di Sean Connery, Jack Nicholson, Robert De Niro e Harrison Ford.
Il regista è il californiano Richard Donner, dirige la fotografia Vittorio Storaro, un romano che conosce bene l’Abruzzo e che vincerà tre Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore. Campo Imperatore e il profilo del Corno Grande compaiono spesso anche qui. La scena più celebre vede la protagonista Isabeau, interpretata dalla Pfeiffer, trasformarsi in un rapace sulle mura di Rocca Calascio, il castello più famoso dell’Abruzzo.
“Sul Gran Sasso, soprattutto a Campo Imperatore, sono state girate decine di film. I paesaggi grandiosi, i borghi e i castelli, la facilità di accesso da Roma ne fanno da più di mezzo secolo una zona perfetta per girare” spiega Andrea Lolli, nato all’Aquila, autore di saggi sul cinema e sulle sue ricadute economiche oltre che del libro Gran Sasso e cinema, pubblicato da Ricerche & Redazioni. “Il problema è che quasi sempre il paesaggio del massiccio abruzzese è servito a raccontare storie ambientate altrove”.
Sfogliando il lavoro di Lolli, si scopre che l’elenco dei film ambientati nel dopoguerra sul Gran Sasso è sterminato. Nel 1974, tre anni dopo i fagioli di Terence Hill e Bud Spencer, Liliana Cavani gira a Campo Imperatore Milarepa, che è ambientato in Tibet. Due anni dopo Valerio Zurlini gira Il deserto dei Tartari, tratto dal romanzo di Dino Buzzati protagonisti Vittorio Gassman, Giuliano Gemma e Jean-Louis Trintignant.
Nel 1963 Luciano Tovoli gira a Campotosto, con lo sfondo del Gran Sasso innevato, Il generale dell’armata morta, con Marcello Mastroianni e Michel Piccoli. Due anni dopo Richard Fleischer dirige Arnold Schwarzenegger e Brigitte Nielsen in Yado.
Nel 1986 Jean-Jacques Annaud gira Il nome della Rosa, tratto dal capolavoro di Umberto Eco, protagonista Sean Connery. Gran parte del film è girata alle porte di Roma, ma nelle scene iniziali compaiono la Valle Malvone e il Monte Carpesco. Nel 1989 Liliana Cavani torna per realizzare Francesco, dedicato al Santo di Assisi. Il protagonista è Mickey Rourke.
“Molta Asia, un po’ di Tibet, molta Europa medievale. Il Gran Sasso e l’Abruzzo sono quasi sempre serviti a raccontare altri luoghi. A Campo Imperatore, d’altronde, sono girate decine di pubblicità di automobili, e il nome della location non viene mai riportato”, commenta Andrea Lolli.
Le cose vanno meglio in epoche più recenti, grazie a Così è la vita, dei comici milanesi Aldo, Giovanni e Giacomo, che firmano anche la regia insieme a Massimo Venier. Dà un contributo importante George Clooney, che nel 2010 gira The American a Castel del Monte e a Castelvecchio Calvisio. “Ho insistito per girare in Abruzzo, la sofferenza della gente a causa del terremoto mi ha colpito. Mi è sembrare giusto investire in questa regione, e dare lavoro alla sua gente” racconterà l’attore.
Se il cinema ha utilizzato per decenni l’Abruzzo senza citarlo, va detto che la “Regione dei parchi” e il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga non hanno finora cercato un rapporto organico con produzioni e registi. Nonostante il successo delle Film Commission di altre regioni (tra i casi più noti il Piemonte, la Basilicata e la Puglia), in Abruzzo questa struttura ancora non c’è, ma potrebbe nascere entro il 2023.
“Il cineturismo trasforma la location, il set, in una destination, una meta da visitare. Lo dimostrano la fama della Monument Valley negli USA, quella della Nuova Zelanda dopo Il signore degli anelli, l’afflusso di visitatori a Gubbio, Città della Pieve e Viterbo dopo serie come Il maresciallo Rocca, Carabinieri e Don Matteo” spiega ancora Lolli.
Il castello di Rocca Calascio sarebbe diventato celebre anche senza Ladyhawke. Gli escursionisti aquilani, da sempre, frequentato il canyon dello Scoppaturo (o della Valianara), al margine orientale di Campo Imperatore, dove sono stati girati Il deserto dei Tartari, The Barbarians, Yado e molti altri film.
L’aria ha iniziato a cambiare nel 2022 quando Andrea Lolli, che è anche accompagnatore di media montagna, ha pubblicato Gran Sasso e cinema, e ha iniziato a organizzare i suoi “cinetrekking” insieme ai colleghi di Gran Sasso Guides. Sulla strada che traversa Campo Imperatore, con la collaborazione del Parco, è stato piazzato un tabellone dedicato a … continuavano a chiamarlo Trinità.
Dal tabellone, basta un quarto d’ora di passeggiata per raggiungere il canyon dello Scoppaturo, con le sue quinte di roccia che hanno visto passare guerrieri medievali, avventurieri del West, monaci tibetani e ufficiali europei dell’Ottocento. Dall’altra parte, proprio accanto al cartello, una passeggiata ancora più breve porta alle rocce dove sono stati cucinati i famosi fagioli.
Di solito sul sito spicca una padella di ferro, che a volte non c’è perché i cretini frequentano anche il Gran Sasso (ma Lolli e i suoi amici ne portano subito un’altra). Stupisce l’entusiasmo con cui raggiungono il luogo, e scattano foto a ripetizione, i visitatori che arrivano da Svizzera, Austria e Germania. Ma la spiegazione c’è. Il film con Terence Hill e Bud Spencer, con il titolo Vier Fäuste für ein Halleluja, è stato un grande successo anche nella versione tedesca.