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Errare è bello, elogio dell’ascensione senza destinazione

Talvolta, vagare senza meta permette di scoprire nuove bellezze e seguire intuizioni, rendendo l'avventura unica e gratificante

Per esplorare utilmente l’ignoto e l’incerto in montagna, non c’è nulla di meglio che abbandonare destinazioni note e mete definite. Ciascuno può sperimentare percorsi alla propria portata, giocare e fantasticare, semplicemente senza seguire un itinerario predeterminato.

Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai.

Herman Melville, Moby Dick

Un punto di partenza, un campo d’azione noto nelle sue linee generali di confine e nella natura dei terreni attraversati sono le basi dell’ascensione senza destinazione. Da qui è possibile vagare senza meta, per stimolare curiosità, coraggio, pensiero, intuizione e abilità

Quando siamo erranti abbiamo più possibilità di vedere cose che normalmente non vediamo. Restare nella gabbia del sentiero da seguire, nella traccia da ricalcare, spesso reprime la possibilità di esplorare. Così l’ascensione, anche semplice, si trasforma in un susseguirsi di divagazioni non programmate e sbagli consapevoli, in grado rimuovere la noia e di riempire di energia ogni passo.

Dove ci porta questa traccia? Cosa nasconde quella roccia? Come si affronterà quella cresta? Sono solo alcune delle mille domande che affollano di continuo la mente dell’esploratore errante. Tutti possono sperimentare questa piccola chiamata all’avventura, che si può esercitare ovunque, dal parco cittadino alle grandi pareti.

Un’esplorazione che richiede, giocoforza, il coinvolgimento dei sensi, con dotazioni ridotte al minimo, per chiedersi cosa si potrà scoprire oltre ogni ostacolo che andiamo incontrando. Sperimentare le nostre intuizioni è forse l’aspetto più interessante del vagare senza meta, assieme alla possibilità di cercare la via che ci appartiene, il nostro punto di attenzione, ciò che ci fa stare bene. Qui ritroviamo l’importanza della casualità, indipendentemente dall’impegno dell’ascesa, l’attenzione totale a ciò che si percepisce e il flusso di idee che nascono ininterrotte e spontanee.

È una diversa modalità di andar per monti, lontana da un elenco di punti che si vogliono visitare, ma in grado di riaccendere i ricordi, facilitare l’incontro con la bellezza, l’inconsueto e trovare gratitudine per quello che stiamo sperimentando.

Note:
– vagare senza meta non significa andare a caso o alla cieca.
– È indispensabile avere piena consapevolezza dell’ambiente in cui ci si muove.
– Per iniziare è consigliabile scegliere situazioni e terreni in cui ci si destreggia con facilità, con difficoltà contenute rispetto alle proprie abilità e competenze.

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