Itinerari

Buon compleanno, Olimpo! Nel 1913 la prima salita alla vetta

In occasione dell'anniversario della prima ascensione al Mytikàs, ecco un itinerario per arrivare sull'Olimpo, la "casa degli dei"

L’alba arriva sull’Olimpo dal mare. Nelle giornate d’estate il sole tinge di rosso l’Egeo, dà vita ai pini che circondano il rifugio, illumina le rocce del Mytikàs e delle vette vicine. Quando la luce si rafforza, le pietraie e le ultime lingue di neve, traversate dal sentiero per la cima, compongono un quadro abbagliante.

Luogo del mito e della storia della Grecia, l’Olimpo è anche un grande spazio di natura. Culmina nei 2917 metri del Mytikàs, la vetta più elevata dei Balcani, difesa da alte pareti calcaree. Le si affiancano lo Skolio, lo Stefàni (o “Trono di Zeus”) e lo Skala. Il massiccio, ripido sul versante dell’Egeo, digrada dolcemente verso ovest. Ai suoi piedi, tra le rovine di Dion, la presenza di un tempio dedicato a Iside ha dimostrato agli archeologi che gli dèi dell’Egitto erano venerati anche in Grecia.

La casa degli dei

La vicinanza alla costa ha reso l’Olimpo famoso tra gli antichi. La montagna, visibile anche da Salonicco, seconda città della Grecia, era considerata la residenza di Zeus. Sul versante dell’Egeo, fitti boschi di querce lasciano in alto lo spazio alle conifere e poi ai ginepri. Intorno al rifugio Spilios Agapitos si alzano giganteschi pini dei Balcani, simili ai pini loricati del Pollino.

Non manca la roccia, anche se spesso di cattiva qualità. Negli anni tra le due guerre mondiali alpinisti greci e italiani, a iniziare dal triestino Emilio Comici, hanno tracciato sul Mytikàs e sullo Stefani itinerari fino al sesto grado. L’esplorazione sistematica delle pareti si deve però al greco Yorgos Mikhailìdis, che negli anni Cinquanta e Sessanta ha aperto una quindicina di vie nuove, spesso in cordata con Kostas Zolotas, a lungo gestore del rifugio Spilios Agapitos.

In tempi più recenti, una mobilitazione di escursionisti e alpinisti arrivati da molti paesi d’Europa (tra loro Reinhold Messner) ha bloccato il progetto di un parco a tema ispirato all’antica Grecia e all’Olimpo collegato da una funivia alle cime. Anche grazie a loro, il Parco Nazionale dell’Olimpo, istituito nel 1938 su 44.500 ettari, è rimasto uno dei più belli della Grecia. Sui pascoli d’alta quota, il Parco e il WWF ellenico hanno riportato il camoscio dei Balcani, simile a quelli dei Pirenei e d’Abruzzo.

Chi non vuole o non può faticare ammira l’Olimpo dall’autostrada che collega Salonicco ad Atene o dalla ghiaiosa di Litohoro. Per salire si deve raggiungere in auto la fresca fonte di Prionia, e continuare a piedi, per un comodo ma faticoso sentiero, fino al rifugio, dove spesso il camino è acceso anche d’estate.

Per salire alla cima si parte presto, quando il sole raggiunge i pendii dell’Olimpo dal Mare Egeo. Una ripida salita, prima nel rado bosco e poi per pascoli e rocce conduce allo Skala e allo Skolio, 2866 e 2905 metri. Il sentierino che prosegue verso i 2917 metri del Mytikas, che può essere valutato EE, comprende passi di facile arrampicata e tratti esposti, ed è riservato a chi ha esperienza o si fa accompagnare da una guida.

2 agosto 2013 la prima ascensione

Quest’anno c’è un motivo speciale per salire all’Olimpo. La prima ascensione della montagna, tentata più volte nell’Ottocento, è stata compiuta il 2 agosto del 1913, centodieci anni fa, da due svizzeri, Daniel Baud-Bovy e Fredéric Boissonnas, accompagnati dal cacciatore locale Hristos Kakalòs.

Una vetta meravigliosa, una stretta cresta fatta di rocce spezzate. Intorno a noi, delle pareti spaventose perse dalla fitta nebbia che ci avvolge. Ma siamo finalmente arrivati. Arrivati per primi, dopo che gli dèi se ne sono andati”, ha scritto vent’anni dopo Boissonnas sulla rivista Montagne.

Ai primi di agosto, come ogni anno, camminatori e alpinisti greci e del resto del mondo celebrano l’anniversario al rifugio Spilios Agapitos e sulla cima. Si ricorda anche la salita di Marcel Kurz, un altro svizzero, che nel 1921, insieme al solito Kakalòs, conquistò l’impegnativo Stefàni.

È passata alla storia anche un’ascensione del 1914, compiuta dall’americano Francis Farquhar e dallo scrittore greco Ilias Venezis. Arrivato sulla cima, l’alpinista di Boston si commosse. E il suo compagno di avventura, estratto un libro dallo zaino, gli lesse i primi versi dell’Iliade. Un gesto così si può fare soltanto sull’Olimpo.

L’Olimpo in pratica

Litohòro, base per la salita all’Olimpo, dista 85 km da Salonicco, 340 da Igoumenitsa e 1330 da Trieste. Si può arrivare in traghetto a Igoumenitsa, o in aereo a Salonicco o ad Atene. Informazioni (in inglese) sul Parco Nazionale dell’Olimpo sul sito www.olympusfd.gr.

Il rifugio Spilios Agapitos, aperto da maggio a ottobre, può ospitare per la notte 110 persone, ed è spesso affollato. Consigliata la prenotazione, sul sito www.mountolympus.gr. Sull’Altopiano delle Muse sono i rifugi Hristos Kakalòs, www.olympus-climbing.gr, e Giosos Apostolidis, www.seooreivaton.gr. Carte del massiccio sono pubblicate dagli editori greci Road e Anavasis.

Da Prionia al rifugio Spilios Agapitos e al Mytikàs

(1900 metri di dislivello, 12 ore a/r in due giorni, E/EE)

Da Litohòro, e dall’autostrada Salonicco-Atene, una strada sale al rifugio di Stavros e alla fonte di Prionia (1050 m). Si può arrivare fin qui anche in taxi. A piedi si traversa il torrente, si toccano delle radure, poi si sale in un ripido bosco, interrotto da speroni rocciosi e segnato dalle valanghe. Il sentiero, percorso dai muli che portano i carichi al rifugio, si alza in maniera graduale.

Dopo un’ora dalla partenza, il panorama inizia ad aprirsi verso il Kalogeros e le vette vicine. Si continua per un pendio di erba e sassi, si traversano due canaloni rocciosi dove s’incontra neve fino a luglio, poi un’ultima salita tra rocce dalle forme bizzarre porta al rifugio Spilios Agapitos (2060 m, 3 ore), circondato da uno splendido bosco di pini.

Per salire alla cima è bene partire di buon’ora. Il sentiero, indicato dai segnavia E4, lascia a destra quello per l’Altopiano delle Muse, supera gli ultimi faggi, poi sale per un crinale roccioso affacciato sull’Egeo. Una salita faticosa, tra i pascoli frequentati dai camosci, porta alla vetta dello Skala (2866 m, 2.30 ore).

Chi non ha esperienza di roccia può fermarsi, o proseguire per un comodo sentiero sulla cresta fino alla cima dello Skolio (2905 m). Il percorso che prosegue verso la cima più alta è evidente e ben segnato, ma include passaggi esposti e tratti di arrampicata di I grado.

Dallo Skala si scende per un canalino franoso, di rocce rossastre, indicato da segnavia evidenti, poi si traversano delle facili placche, e si torna in cresta a una sella da cui ci si affaccia sui precipizi dello Skolio. Si riprende a salire per tracce di sentiero e placche che offrono facili passaggi di arrampicata.

Dove il terreno diventa più ripido si sale verso destra, si aggirano un torrione con un passo attrezzato con un cavo d’acciaio, poi un sentiero porta alla vetta del Mytikas (2917 m, 1.30 ore) dove sono stemmi, cippi e una bandiera greca di metallo. Il panorama è straordinario. La discesa richiede 3 ore fino al rifugio e 2 ore da questo a Prionia.

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