News

Finalmente sbloccati i fondi per la ristrutturazione del Rifugio Corsi

Per la ristrutturazione del Rifugio Corsi nelle Alpi Giulie arriva un consistente finanziamento regionale

Il Rifugio Guido Corsi è uno dei rifugi alpini più belli e più alti del Friuli Venezia Giulia, ma dal 2018 i suoi battenti sono chiusi per carenze funzionali e strutturali e, da allora, è in attesa di ristrutturazione. Qualche settimana fa, è arrivata la buona notizia della concessione di un consistente finanziamento di 950mila euro da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, fondi destinati a coprire l’80% delle spese per il suo restauro.

Il finanziamento permetterà alla Società Alpina delle Giulie, che gestisce il rifugio dal 1925, di sbloccare l’empasse causata dal rigoroso no arrivato dalla Soprintendenza, in seguito alla verifica dell’interesse storico culturale dell’edificio stesso nell’autunno del 2022 e al conseguente vincolo di tutela a cui il manufatto è sottoposto.

Dallo stop della Soprintendenza al finanziamento della Regione

La relazione storico-tecnica della Soprintendenza riferisce in particolare che il rifugio “per le caratteristiche tipologiche e materiali che ancora conserva, rappresenta un interessante esempio di edificio di alta quota, in quanto pregevole testimonianza della tradizione architettonica e tipologica dei rifugi alpini, e nonostante la presenza di alterazioni recenti mantiene i caratteri tipologici e materici degli edifici di alta quota, anche non presentando rischio archeologico in sedime, per cui si ritiene sia meritevole di tutela ai sensi dell’art. 10, come 1 del D. Lgs. 42/2004”.

La verifica dell’esistenza dell’interesse storico culturale aveva interrotto il percorso di ristrutturazione e rifacimento totale del rifugio avviato con il concorso di idee bandito dalla Società Alpina delle Giulie nel 2019. Concorso che aveva portato alla vittoria il progetto del team italo-svizzero composto dagli studi Colombo/Molteni Larchs di Cantù (Como) e Baserga e Mozzetti architetti di Muralto (Canton Ticino).

Il progetto vincitore, per la realizzazione del quale erano necessari due milioni e mezzo di euro, avrebbe rivoluzionato completamente l’aspetto del rifugio, modernizzandolo nelle linee e nell’assetto interno. Quel progetto, che ricordava per alcuni aspetti la Capanna Cristallina costruita sull’omonimo passo in Canton Ticino dal team Baserga Mozzetti, aveva suscitato anche un discreto dibattito tra chi salutava con piacere la novità architettonica e chi preferiva rispettare forme più tradizionali. Questi ultimi potranno ora darsi pace, perché il rifugio non verrà modificato completamente nelle forme, anche se sarà fatto oggetto di una accurata ristrutturazione.

Grazie ai vincoli rilevati dalla verifica della Soprintendenza si è riusciti a ottenere il finanziamento dalla Regione, in particolare dall’Assessorato al Turismo e alle Attività Produttive. Il rifugio ricade infatti sul sedime della Foresta millenaria di Tarvisio che è di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC). Quest’ultimo – oggi gestito dai Carabinieri Forestali di Tarvisio – è l’eredità storica di un territorio che era sotto l’episcopato dei Vescovi di Bamberga fin dal 1006, passato poi allo Stato Italiano dopo la Prima Guerra Mondiale con questa denominazione in quanto ex bene ecclesiastico. Anche il rifugio è, quindi, parte del Fondo Edifici di Culto e in quanto tale, bene dello Stato.

La storia quasi centenaria del Rifugio Corsi

La sua storia “italiana” comincia ufficialmente nel 1925 ma già nel 1902, quando questa parte di montagne ricadeva ancora all’interno dell’Impero austro ungarico, esisteva qui un rifugio intitolato a Hermann Findenegg, primo salitore del Jôf di Montasio. La Findenegghütte eretta dalla Sezione di Villaco del Deutsche und Österreichische Alpenverein e distrutta dalle truppe austriache durante la guerra (con “legname e mobilio riutilizzati, per motivi, di strategia militare”, si apprenderà alla fine del periodo bellico nel 1919, secondo quanto riporta la relazione della Soprintendenza). Questo rifugio, a sua volta, aveva sostituito in una sede diversa quello ormai marcescente eretto alla base della cosiddetta “parete delle gocce” eretto nell’ultimo ventennio dell’Ottocento dalla stessa sezione di Villaco, la Alte Wischberghütte (dove Wischberg è il nome del Jôf Fuart per gli austriaci).

I tanti escursionisti che sperano di rivedere la porta del rifugio aperta dovranno però attendere ancora almeno un’altra stagione oltre a quella già in corso. La Società Alpina delle Giulie, infatti, deve far fronte al reperimento di altri 350.000 euro destinati al rifacimento degli annessi, come il locale invernale, la teleferica e l’impianto per l’energia fotovoltaica, obsoleto e danneggiato. Intanto è stato affidato l’incarico di progettazione e direzione dei lavori e sono state consegnate le chiavi del rifugio ai progettisti Starassociati di Trieste che con GStudio di Torino si erano classificati terzi al già nominato concorso di idee con un progetto più rispettoso delle forme tradizionali.

Entro il 2023 si confida nell’ottenimento dei titoli abilitativi, che dovranno sempre essere approvati dalla Soprintendenza e poi si procederà con l’avvio dei lavori.

Il rifugio si trova nel cuore delle Alpi Giulie Occidentali al centro di un ameno circo roccioso sotto le pareti meridionali del Jôf Fuart, a 1874 metri di altitudine, e si può raggiungere solamente a piedi. Il 2025 sarebbe l’anno giusto per inaugurarlo, celebrando anche il suo centenario.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close