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Teatro, alla riscoperta del mito dei calanchi

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TERAMO — Quando l’arte entra in simbiosi con la natura.  Con la montagna, nel nostro caso. Domani, nella riserva naturale regionale dei Calanchi di Atri, si terrà lo spettacolo di teatro sperimentale “Anime salvate, storie del Gran Sasso”.

La singolare performance si presenta come uno studio sulle diverse sembianze che la montagna può assumere agli occhi di chi la vive. Dal suo aspetto più protettivo, di madre, a quello di incontenibile presenza che sovrasta e domina l’uomo: “Anime salvate, storie del Gran Sasso” unisce l’espressività del corpo alla natura di uno dei luoghi più suggestivi del Gran Sasso.
La Riserva naturale regionale dei Calanchi di Atri dal 1999 è diventata anche Oasi WWF. La sua estensione è di 380 ettari circa e si sviluppa dai 106 metri del fondovalle del Torrente Piomba ai 468 metri del Colle della Giustizia.
L’area accoglie una delle forme più affascinanti del paesaggio adriatico: i calanchi, quelle maestose architetture naturali conosciute anche sotto il nome di “bolge” o “scrimoni”. Queste straordinarie formazioni geologiche vengono originate dall’erosione del terreno argilloso, provocata dalle passate deforestazioni e favorita dai continui disseccamenti e dilavamenti, che rendono visibili numerosi fossili marini.

In Abruzzo i calanchi sono presenti in numerose zone collinari, ma solo ad Atri caratterizzano così fortemente il paesaggio.

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