Cronaca

La tragedia della Marmolada non era prevedibile, lo dice la perizia della Procura

La domanda che con più forza ci si è posti assistendo attoniti alle immagini della tragedia della Marmolada, quando il crollo di una parte del ghiacciaio uccise undici alpinisti, fu una e solo una: era prevedibile e quindi evitabile?

Su quei drammatici fatti del 3 luglio dello scorso anno la Procura di Trento ha ovviamente aperto un fascicolo di indagine per stabilire le eventuali responsabilità penali per la morte di undici persone. A metà dicembre è stata depositata la perizia tecnica redatta da Alberto Bellin, docente del dipartimento di Ingegneria all’Università di Trento, e Carlo Baroni, del dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa coadiuvati da altri tre docenti universitari e di un ricercatore del Cnr. 45 pagine dalle quali emerge che no, quella tragedia non era prevedibile. Per questo il Pm di Trento ha chiesto l’archiviazione.

Le cause del crollo

Secondo la perizia le cause del distacco dei 6.480 metri cubi di materiale glaciale sono ascrivibili a un insieme di fattori.

Il primo: le temperature elevate, che da metà giugno “hanno indotto un’intesa fusione, superficiale della neve residua, del nevato e del ghiaccio” si legge, comportando una riduzione di circa sette centimetri al giorno del ghiacciaio della Marmolada. La scorsa estate, a Punta Rocca “la temperatura massima ha raggiunto i 10,7 gradi centigradi” comportanto la fusione del manto nevoso. La stima è che in 24 ore, sui 22mila metri quadrati di superficie del ghiacciaio “si sarebbero prodotti oltre 32mila metri cubi d’acqua”.

Il caldo in quota però “non può essere invocata come unica causa del crollo” scrivono i periti. Il ghiacciaio in quei giorni era infatti attraversato da bédière, ossia torrenti d’acqua sulla superficie, e negli strati più profondi erano presenti crepacci e frattureche contribuiscono ad accrescere la disgregazione del ghiaccio e a facilitare l’infiltrazione delle acque di fusione”.

La non prevedibilità dell’evento

Secondo la perizia, il crollo non era prevedibile poiché sebbene le temperature elevate fossero sotto gli occhi di tutti, nessuno poteva sapere che nel profondo del ghiacciaio ci fossero tali fessure. “Ne consegue che sulla base delle conoscenze disponibili l’evento non era prevedibile (…) non è stato possibile identificare elementi che potessero, qualora osservati nei giorni precedenti, suggerire un elevato rischio di crollo imminente”.

Un avvertimento agli alpinisti

La relazione va anche oltre. Nella perizia si ricorda infatti che il ghiacciaio della Marmolada è da anni malato e che “in poco più di trent’anni ha più che dimezzato la sua estensione (…) in soli 10 anni avrebbe perso oltre cinque metri di spessore medio e oltre 7,7 milioni di metri cubi di ghiaccio”.

Il futuro del ghiacciaio della Marmolada è segnato e oggi, purtroppo a spese di 11 vite, sappiamo anche quanto sia fragile il suo cuore di ghiaccio. Agli alpinisti che si avventureranno nei prossimi anni i periti scrivono: “La dolorosa esperienza della Marmolada suggerisce cautela nel frequentare questi ambienti, soprattutto nei mesi più caldi”.

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3 Commenti

  1. Finalmente qualcuno di serio, in questo caso una Procura, dopo aver ascoltato e valutato, ha affermato che non potevamo prevedere e quindi ha sottinteso che siamo sempre molto ignoranti sulle cose della montagna.
    Penso che non ci sia da meravigliarsi se tutti i “pistulazza” pontifichino sulla sicurezza, fa status e di solito fa guadagnare denaro.

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