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Capriolo bloccato in un torrente, in salvo dopo settimane di segnalazioni e polemiche. OIPA: “Si doveva intervenire prima”

Nella tarda serata di venerdì 6 gennaio il Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento è intervenuto nel delicato recupero di un capriolo bloccato lungo le sponde del torrente Leno a Rovereto. Un salvataggio realizzato dopo 3 settimane di segnalazioni alle autorità, sostenute in particolare dall’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali).

La notizia dell’avvistamento di un esemplare femmina di capriolo, bloccato lungo il Leno, nel tratto compreso tra le due cascate che portano al Ponte Forbato, è stata inizialmente diffusa dalla redazione de Il Dolomiti lo scorso 13 dicembre, su segnalazione di un privato cittadino, Mauro Bini, che, oltre a informare la testata, ha avvisato le autorità della presenza della bestiola in difficoltà. Vigili del Fuoco e tecnici del Corpo Forestale hanno risposto prontamente alla richiesta di intervento, posizionando un pannello volto a fornire un potenziale appiglio al capriolo per poter risalire in autonomia l’argine. Un intervento che si è rivelato non risolutiva. L’animale è rimasto lì, bloccato per settimane e la notizia è rimbalzata tra testate locali e nazionali.

L’intervento dell’OIPA

Nonostante la crescente attenzione mediatica, la situazione è rimasta in stallo. Di fronte alla mancanza di ulteriori interventi da parte delle autorità preposte, l’OIPA si è resa disponibile a coadiuvare le operazioni per portarlo in salvo, dopo aver allestito passerelle e adottando opportuni accorgimenti ma, l’autorizzazione dell’Ufficio Distrettuale Forestale di Rovereto e Riva necessaria a realizzare l’intervento, non è arrivata.

Venerdì 6 gennaio, l’Ufficio legale dell’OIPA ha inviato una PEC urgente ai responsabili forestali chiedendo, nell’interesse del benessere animale e del rispetto della normativa relativa alla gestione e soccorso della fauna selvatica, una risposta e un riscontro positivo immediato all’istanza mandata già nei giorni precedenti dalla delegata dell’Oipa trentina, Ornella Dorigatti.

“L’associazione sta monitorando la situazione e si è resa disponibile a coadiuvare l’intervento, a proprie spese, con la presenza di un veterinario esperto in animali selvatici, al fine di soccorrere l’animale e curarlo presso una clinica specializzata a Trento – evidenziava in tale circostanza la Organizzazione – . L’Oipa terrà accesi i fari sul povero capriolo poiché la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e tutti dobbiamo sapere cosa gli accadrà ora.”

A sorpresa, poche ore dopo l’invio della Pec, attorno alle 21.30 circa, il capriolo è stato portato in salvo.

Si doveva intervenire prima!

Una buona notizia, accolta dall’OIPA con qualche polemica. “In attesa di sapere dov’è stato ricoverato e quale sarà il suo destino, se necessario anche con una richiesta di accesso agli atti, l’Oipa auspica che sia fatto di tutto per restituirlo alla vita libera dopo essere stato curato al meglio, avendo una zampa lesionata”, commenta l’Organizzazione.

“Vigileremo sul caso. Di certo chi di dovere sarebbe dovuto intervenire prima, non dopo quasi un mese e non a seguito di una battaglia mediatica – il duro commento della delegata dell’OIPA di TrentoOrnella Dorigatti – . Purtroppo non vi è stata una volontà di dialogare e collaborare. Senza l’eco data dalla stampa a questa vicenda non saremmo arrivati a una soluzione poiché, ricordiamolo, all’inizio era stato detto che “il capriolo poteva stare lì e vivere benissimo e che come era caduto poteva anche andarsene da solo.”

Dalla Provincia Autonoma di Trento giunge però notizia, attraverso un comunicato stampa ufficiale, che per il capriolo non sia stato ritenuto necessario alcun ricovero. “Allo scattare del “chiusino”, la gabbia utilizzata a questo scopo, un apposito segnale ha avvisato della presenza del capriolo il personale del Corpo Forestale della Provincia autonoma di Trento, che si è quindi recato sul posto assieme alla veterinaria reperibile dell’Apss. L’animale è stato sedato, per poterlo visitare. La veterinaria ha accertato che la zoppia è dovuta ad una precedente frattura che l’animale si è procurato autonomamente e che si è calcificata. Constatato il generale buono stato di salute, l’animale è stato quindi liberato in natura in un luogo idoneo.”

Il video del recupero

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