AlpinismoAlta quota

Al Manaslu c’è chi punta alla “vera vetta” tra le code e chi a una nuova via in stile alpino

Come anticipato, il Manaslu è l’8000 dove si concentra la maggiore attività di questo autunno in Himalaya. Sono infatti ben 404 gli alpinisti al campo base dell’ottava montagna della Terra a cui bisogna aggiungere le guide sherpa. E in molti si stanno già lamentando delle code, causate anche dal fatto che i giorni di tempo favorevole sono stati pochi e tutti si sono concentrati in parete nel medesimo momento. I più impensieriti sono ovviamente coloro che salgono senza ossigeno e che non possono permettersi di stare troppo tempo ingolfati in quota. Oltre alle lamentazioni, c’è però chi esprime anche preoccupazione riguardo la sicurezza mostrando immagini di traffico di scalatori nel tratto tra C1 e C2 che è particolarmente esposto a distacchi di valanghe e seracchi.

Si scalerà la “vera vetta”

La novità interessante di questa stagione è che tutti dovranno raggiungere la “vera vetta” del Manalsu, non sarà più accettato il fermarsi prima della cornice nevosa terminale come si usava fare. Per questo gli sherpa dell’agenzia Elite Exped di Nirmal Purja hanno fissato le corde fino al punto più alto della montagna. “Con l’enorme numero di persone al Manaslu quest’anno, gli scalatori potrebbero affrontare alcune sfide. La montagna che era considerata facile da scalare potrebbe rivelarsi un po’ più tecnica e impegnativa per alcuni alpinisti con l’introduzione della nuova via per la vera vetta, è stato il commento del manager di Seven Summit Treks Thaneswar Gurgai.

La questione della vera vetta è sentita in modo diverso dai vari alpinisti che hanno già scalato il Manaslu. Tra coloro che hanno preso più seriamente la faccenda c’è Ralf Dujmovits, il sedicesimo uomo a completare la corona dei 14 8000 con uso dell’ossigeno. Lo scalatore tedesco è al momento al campo base con l’obiettivo di salire nuovamente il Manaslu, già conquistato nel 2007, per raggiungere il punto più alto della montagna. “Se sei onesto e ti rendi conto di aver commesso un errore, vuoi correggerlo. Questo riguarda me, non una lista. Non ho niente a che fare con questo”, ha dichiarato Dujmovits facendo riferimento al report estivo di Eberhard Jurgalski.

Piccolo incidente per Nirmal Purja

Tornando a Nirmal Purja, in queste ora si è parlato di un piccolo incidente durante un volo in parapendio nella zona del campo base. Il primo a riportare la notizia è stato l’Himalayan Times. Nulla di grave, come ha confermato lo stesso Nimsdai sui suoi social, dove ha raccontato di aver fatto un “piccolo capitombolo durante un decollo, come può capitare sui terreni irregolari. Nessun dramma: mi sono ristabilito e sono tornato subito in volo. Non preoccupatevi: sto bene”.

Di questa storia, la parte di maggiore interesse è il fatto che il nepalese ha un permesso di volo rilasciato dal Ministero del Turismo con lo scopo di capire se è possibile sviluppare in modo più organizzato questa tipologia di turismo e alpinismo con il parapendio, di cui avevamo parlato in occasione della stagione in Pakistan dove sta prendendo piede a causa dell’impossibilità di usare gli elicotteri e la difficoltà di raggiungere le aree più remote.

I francesi puntano a una nuova via

Il progetto più interessante della stagione è certamente quello di Hélias Millerioux, Symon Welfringer e Charles Dubouloz. I tre francesi hanno come obiettivo l’apertura di una nuova via in stile alpino sul Manaslu. Nessun’altra informazione.

Abbiamo pochissime informazioni sul versante che vogliamo scalare. Forse sarà impossibile da scalare o troppo pericoloso per noi. È con molta umiltà, domande, paure e coraggio che guardo le pendici di questo gigante himalayano. In ogni caso non importa se possiamo mettere piede sulla montagna. Scopriremo una nuova regione, nuove persone per un viaggio magnifico sempre fuori dalla nostra zona di comfort e per vivere esperienze incredibili tra amici” le parole di Hélias, che promette aggiornamenti.

In queste ultime stagioni le nuove generazioni di alpinisti francesi stanno dimostrando tanta voglia di tornare all’alpinismo sugli 8000, ma svecchiandolo dall’idea tradizionale delle normali per portarlo a una dimensione più tecnica, avventurosa e perché no, anche sportiva come ha dimostrato il record di velocità sul Broad Peak di Védrines.

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