AlpinismoAlta quota

Il record di velocità sul Broad Peak, il parapendio e il tentativo di ripetersi sul K2. Il racconto di Benjamin Védrines

A luglio avevamo dato la notizia del record di velocità di Benjamin Védrines sul Broad Peak, salito il sole 7 ore e 28 minuti senza utilizzare l’ossigeno supplementare. La discesa è avvenuta con il parapendio. La notizia era trapelata dall’agenzia di supporto del francese, che invece non aveva detto nulla. Finalmente, qualche giorno fa, oramai tornato alla tranquillità dell’estate sugli Ecrins, l’alpinista ha raccontato la sua incredibile performance: “Il 19 luglio 2022 ho realizzato uno dei miei sogni: salire un 8000 senza ossigeno in giornata. Ma non pensavo che potesse essere anche meglio rispetto al mio sogno, eppure!”.

La salita perfetta

La prima salita del Broad Peak Védrines la fa il 9 luglio, “senza ossigeno, da solo e con grande difficoltà nella parte finale”. Una prova del nove in preparazione all’obiettivo finale: la scalata sprint. Dieci giorni dopo, il 19 luglio, è il momento: il francese parte insieme a François Cazzanelli a mezzanotte dal campo base, 4890m. “Avevamo deciso di salire ai nostri rispettivi ritmi. Sono partito davanti e ho capito subito che non era una giornata come le altre. Le mie gambe erano in ottima forma, avevo una motivazione incrollabile e le condizioni erano quasi perfette. Tutta la salita mi è piaciuta, ho sfruttato ogni momento”. Una scalata più facile rispetto a quella precedente, tanto da temere di stare forzando troppo la mano. Ma così non è stato e il fisico ha seguito la mente sino alla vetta, toccata esattamente dopo 7h28min dalla partenza.

La discesa in parapendio

È il momento della discesa. Lassù il vento era perfetto, c’erano 15km/h, laminare. Il sogno definitivo per ogni pilota di parapendio. Non ero sicuro che quello che stavo vivendo fosse reale. Dieci metri sotto la vetta ho steso la mia vela sulla neve. Una piccola spinta indietro, e la vela è finita sopra la mia testa. Sono rimasto lì qualche secondo, immobile, prima di decollare. Un grande momento di vita! E, soprattutto, ero in orario per la colazione al campo base, intorno alle 8:00”.

Proprio relativamente al parapendio, in molti hanno commentato il record sostenendo che è più facile scalare in velocità spingendo il più possibile sapendo di non dover risparmiare energie per affrontare la fatica della discesa. Sul punto, il francese ha risposto in un’intervista alla rivista Montagnes Magazine negando il presunto vantaggio: “No, perché non sei affatto sicuro di poter decollare dall’alto. Quindi non puoi fidarti di questa opzione, è troppo casuale. Se vogliamo fare un confronto con i record precedenti, possiamo parlare piuttosto di attrezzatura, le scarpe per esempio (avevo componenti rimovibili con scarpe leggere e ghette spesse). C’è anche il meteo, probabilmente è un po’ più caldo che negli Anni 80. È un dettaglio ma può avere un ruolo. Ma a mio svantaggio, quest’anno tutto il fondo era ghiacciato, non è la stessa fatica di quando hai dei gradini tagliati nella neve”.

Il tentativo sul K2

Sempre nell’intervista Védrines ha raccontato di aver provato a realizzare il record di velocità anche del K2. Le condizioni non erano però quelle giuste a causa di neve e vento e le cose non sono decisamente andate come previsto: “Molto deluso mi sono quasi voltato per tornare indietro, ma ho continuato. A 8.300 metri ho iniziato a sentirmi molto stanco e ho perso l’equilibrio. E dopo, non ricordo più niente… Ho qualche immagine che mi torna in mente. Mi vedo appoggiare la testa sul ghiaccio e ricordo di aver lottato con i miei ramponi di alluminio su una parete ghiacciata, ma non so dire dove o come sono tornato indietro. Potrei aver avuto un edema cerebrale, ma non ne sono sicuro. Spero che non sia così perché so che in questo caso è più probabile che ne sviluppi uno in futuro. Mi sono ripreso quando un alpinista messicano e il suo sherpa mi hanno chiesto come mi sentivo e mi hanno dato ossigeno; poi un polacco mi ha aiutato a fare un nodo barcaiolo per scendere sulla corda fissa perché non avevo il discensore. Gli italiani (in parete c’erano i valdostani quel giorno, ndr) mi hanno aiutato anche più in basso, è stato gentile da parte loro perché un soccorso a questa quota mobilita molte energie e a volte può mettere in pericolo altre vite”.

 Ma al K2 tornerà, “soprattutto perché nessuno è mai decollato dalla cima del K2!”

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2 Commenti

  1. Quanti fra coloro che si sono spinti a questi livelli sono ancora vivi?
    Ricordate l intervista a Cassino…
    ” Chi è l alpinista più forte?”
    ” Quello che diventa vecchio!”
    E se la smettessimo di dare spazio a questi “record”? ( Che record poi non sono visto le variabili che comporta una salita del genere).
    Forse smonteremmo il castello di carte che li sostiene e salveremmo un po’ di vite.
    I morti son solo morti, e i record son destinati a loro volta a scomparire.

  2. Salire il Broad Peak in quel tempo vuol dire scalare 456 m. di dislivello in un ora.
    Tanto quanto nei primi campi potrà essere fattibile, ma più in alto non lo credo possibile (i più forti sostengono di fare 100 m. in un’ora).
    Io resto scettico. C’è troppa differenza tra i tempi degli altri salitori che hanno scalato questa montagna in velocità e quello da lui riportato.

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