News

Passato, presente e futuro del Soccorso Alpino. Intervista a Maurizio Dellantonio

È stato recentemente rieletto a presidente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico per il terzo mandato consecutivo. Ma Maurizio Dellantonio è, prima di tutto, un uomo di montagna: nato a Moena (TN), la sua passione per l’alpinismo lo ha portato a diventare istruttore presso la scuola alpina della Polizia di Stato, guida alpina e soccorritore da oltre 40 anni.

Lo abbiamo interpellato per fare il punto sullo stato del CNSAS e sulle prospettive future della più importante e storica organizzazione italiana di soccorso in montagna e terreno ipogeo. Con oltre 7 mila volontari e 10 mila operazioni all’anno che, occorre ricordarlo, si concludono positivamente nella maggior parte dei casi, il CNSAS è un osservatorio privilegiato sul mondo della montagna e delle attività che vi si praticano.

Come ha lasciato il CNSAS al termine del tuo secondo mandato? 

“Sono stati anni di impegno e passione. Non solo mia, ma di un team – quello della Direzione Nazionale – che ha saputo unire competenze e professionalità diverse per modernizzare il Soccorso Alpino e Speleologico. Siamo riusciti a lavorare più a stretto contatto con le Istituzioni del Paese, contribuendo anche a riformare le leggi che normano la sicurezza in montagna. Ho lasciato un CNSAS davvero vitale, con una forte attitudine al cambiamento, ma fermamente ancorato ai propri valori”.

Qual è l’obiettivo principale per il terzo mandato? 

“Dotare il Soccorso Alpino e Speleologico di tutti gli strumenti necessari per guardare ai prossimi anni contando su basi estremamente solide. Questo significa investire in primis sulla formazione della componente tecnica – oggi già davvero al top, ma non ci accontentiamo – e della componente amministrativa dei nostri dirigenti regionali e provinciali. Abbiamo poi aperto molte strade di collaborazione con partner istituzionali davvero di prim’ordine creando una rete di accordi e protocolli. Infine abbiamo iniziato il progetto esecutivo per la ristrutturazione della nuova sede nazionale: a Milano nascerà un vero “campus” del CNSAS”

Da quando ha assunto la direzione del CNSAS, l’organizzazione ha assistito a un costante incremento di interventi e operazioni di soccorso.

“In piena pandemia abbiamo superato, per la prima volta nella storia del CNSAS, i 10 mila interventi di soccorso. È frutto di una nostra maggiore operatività, oltre che del riconoscimento del nostro ruolo all’interno del mondo dell’emergenza/urgenza, ma è frutto anche di una maggiore frequentazione della montagna. Sport una volta appannaggio di pochi e considerati a volte “estremi”, sono oggi molto più diffusi. È un bene per le “terre alte” e le nuove generazioni di abitanti della montagna, ma questo va sicuramene di pari passo con una necessaria attività di prevenzione degli incidenti. Anche su questo siamo certamente attivi”.

Dal punto di vista del Soccorso Alpino, com’è cambiata la frequentazione della montagna negli ultimi anni?

“La montagna è in grado di offrire davvero molto agli appassionati di outdoor. Pensiamo al boom delle e-bike che hanno ampliato sentieri e distanze percorribili dagli appassionati, il cui numero è aumentato in maniera impressionante. Ma l’incremento di praticanti vale per l’arrampicata, lo scialpinismo, il parapendio. C’è molta voglia di attività all’aperto, ma un po’ meno propensione ad avvicinarsi alla montagna per gradi, con umiltà. Serve puntare anche sulla cultura e l’etica nel frequentare boschi, valli, cime”.

Come è nata la sua passione per la montagna?

“Mio papà Giorgio era una guida alpina e da quando ho ricordo, le nostre gite domenicali si svolgevano in montagna, in estate e in inverno. Mi ha insegnato a sciare appena dopo che ho imparato a camminare. A 17 anni avevo già ripetuto, spesso di nascosto dai miei genitori, le più importanti vie classiche delle Dolomiti di Fassa e Gardena. L’anno successivo sono entrato nel gruppo rocciatori della Polizia di Moena, il mio paese, e ci sono rimasto per più di 35 anni, dapprima come istruttore di sci e alpinismo e poi come coordinatore della sezione corsi e attività alpinistiche. Sono guida alpina dal 1990”

Perché e come è diventato soccorritore?

«Sono entrato nell’allora Corpo Soccorso Alpino della SAT nel 1980, ancora minorenne, anno della costituzione della Stazione di Moena. Capo Stazione era Carlo Sommavilla, prematuramente scomparso, che mi ha “reclutato” assieme alla compagnia di giovanissimi appassionati di montagna che frequentavo. Per me, quindi, è stato un dovere più che una scelta. Sono poi subentrato a Carlo come Capo Stazione, poi Delegato della Zona Fiemme-Fassa, 2 mandati da Presidente del CNSAS Trentino infine sono entrato nella Direzione nazionale oltre 15 anni fa. Dopo 22 anni di onorata carriera, vivo ancor oggi questa mia esperienza di soccorritore con immutato entusiasmo».

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Spero che anche il “soccorso alpino” non diventi un baraccone di Stato mangia soldi il più possibile e riesca sempre più a sviluppare un servizio efficiente e d’alto livello.
    Purtroppo vedo sempre più tante costose moltiplicazioni e inefficienti ridondanze del “servizio di soccorso”, diventato multiplo per i numerosi esecutori sempre presenti, appartenenti a varie organizzazioni civili e militari.
    Chissà, sono ottimista !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close