AlpinismoAlta quota

L’alpinismo super tecnico è sui 6000 dell’Himalaya

Ripetuta dopo 46 anni la via di Tasker e Boardman sul Changabang. In Nepal aperta una nuova via su un'inviolata cima senza nome

In queste giornate convulse di vette sugli 8000, c’è anche chi realizza ascensioni a quote poco più basse ma decisamente molto più tecniche.

Ripetuta dopo 46 anni la via di Tasker e Boardman sul Changabang

Matthew Scholes, Kim Ladiges e Daniel Joll sono riusciti a salire l’incredibile parete ovest di Changabang, 6.864 m, situato nell’Himalaya indiano del Garhwal.

Una scalata che arriva 46 anni dopo dalla prima a firma di Peter Boardman e Joe Tasker avvenuta il 15 ottobre 1976 dopo 25 giorni sulla montagna. Quella dei due britannici fu all’epoca un’impresa straordinaria, su una parete che era ritenuta impossibile, nata dalla fantasia di Tasker, che l’aveva vista l’anno precedente durante una scalata in zona. Una linea che fu considerate a lungo una delle vie più complesse e tecniche in Himalaya e non a caso ci sono voluti quasi 50 anni e decine di tentativi a vuoto per ripeterla.

Il Changabang è stato scalato per la prima volta nel 1974 da Chris Bonington dalla parete sud-est. La montagna non vedeva una salita di successo dal 1998 quando un team russo aprì una via sulla parete nord.

Nuova via su un’inviolata cima del Nepal

Il tre volte Piolet d’Or Paul Ramsden e Tim Miller hanno invece aperto una via su una montagna senza nome di 6563 metri nella regione nepalese dello Jugal Himal, a nord-est di Kathmandu. “La salita è il prodotto del troppo tempo trascorso su Google Earth durante il lockdown. La montagna è in realtà una delle più vicine a Kathmandu e la sua parete nord è una delle pareti rocciose più grandi e ripide del Nepal, ma nonostante ciò sembra essere passata inosservata fino a questo momento ” ha spiegato Ramsden a UKC.

La cima è stata chiamata Jugal Spire e la via, che si dipana per 1200 m sul granito della parete nord, The Phantom Line (ED+), data “la sua capacità di comparire e scompartire in base alle diverse condizioni di luce e meteo”.

I due alpinisti sono rimasti in parete cinque giorni ed hanno descritto la via come una linea dura con ghiaccio sottile e arrampicata mista con “abbastanza sezioni vuote da non farci capire fino in fondo come ne saremmo usciti”.

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3 Commenti

  1. “ALPINISTI CHE SCALANO MONTAGNE” e “TURISTI ACCOMPAGNATI SULLE MONTAGNE” mi sembra che ormai siano in un rapporto superiore ad 1 su 100 e la loro spesa sia 1 a 10.
    Un altro specchio della nostra evoluzione sociale.

    Ps: sul Changa i francesi di recente avevano fatto qualcosa di bello a sinistra, ma prima ancora altri inglesi.
    Manca una salita sulla parete a destra, fra la cresta italiana e la via di alpinisti mixati. 🙂

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