Animali

Leopardo delle nevi

Nome

Panthera uncia, leopardo delle nevi per gli amici

Morfologia

  • Mantello: la pelliccia ha una colorazione che varia dal grigio molto chiaro al bianco-giallastro, con macchie scure di varie dimensioni e parti inferiori biancastre. Le macchie sono chiamate “rosette” e ogni leopardo ha un motivo unico, come se si trattasse di un’impronta digitale. È stato ribattezzato “fantasma delle montagne” per la capacità del suo mantello di mimetizzarlo perfettamente tra le rocce e sulla neve. Sul ventre, in inverno, i peli possono essere lunghi fino a 12 centimetri, offrendo un’ottima protezione dal freddo mentre cammina nella neve alta e soprattutto quando si corica sulla neve. Ha occhi dal grigio chiaro al verdastro.
  • Anatomia: presenta vari adattamenti al clima freddo degli ambienti montani come pelliccia folta e orecchie piccole e arrotondate per evitare la dispersione di calore. Le cavità nasali grandi lo aiutano a riscaldare l’aria gelida prima che arrivi ai polmoni. Le zampe, fornite di pelliccia anche tra i polpastrelli, gli permettono di camminare sulla neve come delle “ciaspole”. La coda, lunga e flessibile, gli permette di mantenere l’equilibrio sul terreno roccioso, ed essendo molto spessa grazie alla folta pelliccia viene utilizzata soprattutto in inverno per coprire il muso durante il sonno. Le zampe anteriori sono corte, quelle posteriori più lunghe e con una muscolatura importante che gli permette di arrampicarsi facilmente sulle rocce, oltre che di spiccare salti fino a 15m di lunghezza e 6 di altezza. A differenza degli altri felini, il leopardo delle nevi non è in grado di ruggire, ma solo miagolare e soffiare.
  • Dimensioni: i leopardi delle nevi sono più piccoli degli altri grandi felini, ma, come in questi, le dimensioni possono variare molto da un esemplare all’altro. Le dimensioni corporee di maschi e femmine sono quasi uguali, con i maschi leggermente più grandi. Il peso si aggira su 40-70 kg, con esemplari eccezionalmente sviluppati che possono superare quel peso. Il corpo invece misura 75-130cm di lunghezza, ai quali si aggiungono altri 80-100cm di coda.

Dieta

Il leopardo delle nevi caccia prevalentemente di notte o all’alba, in un territorio spesso molto vasto (le cui dimensioni però si riducono se le prede sono abbondanti). Per quanto non sia impresa semplice quella di ricostruire in modo preciso lo stile di vita di un animale così elusivo, le sue principali prede sono lo stambecco siberiano, il bharal, l’argali – una pecora selvatica grande come un asinello – e altri caprini come il markhor e il tahr dell’Himalaya.

In generale non si lascia intimidire dalle dimensioni delle prede, è in grado di cacciare anche esemplari che pesano tre volte più di lui. Non disdegna nemmeno moschi – primitivi cervidi asiatici -, yak domestici e, raramente, puledri di asini selvatici, oltre a prede più piccole come marmotte, lepri e uccelli. Consuma anche significative quantità di una particolare pianta (myricaria) per liberare il tratto digerente dai residui di pelo che restano invischiati nel muco che lo riveste. Come molti felini, si nutre di ogni genere di carne riesca a trovare, comprese carogne e animali domestici come capre e pecore: quest’ultimo caso diventa più frequente quando scarseggiano le prede e mette i leopardi delle nevi in diretto conflitto con l’uomo. Molti abbattimenti da parte dei mandriani avvengono infatti per prevenire attacchi al bestiame o come rappresaglia quando se ne verifica uno. Dopo aver mangiato un solo bharal può sopravvivere anche due settimane prima di cacciare ancora. Il fabbisogno di prede annuo sembra essere di circa 20-30 bharal adulti.

Popolazione e areale di diffusione

Vive sulle montagne dell’Asia centrale, generalmente fra i 3000 e i 4500 metri di altitudine, ma è stato osservato anche a una quota di 5800 e, in Mongolia, anche a basse altitudini (1600-2000m). In genere preferisce terreni ripidi e accidentati con affioramenti rocciosi, dove gli altri predatori faticano a muoversi. Il suo areale comprende i seguenti dodici Paesi asiatici: Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Nel 2013 hanno tutti sottoscritto la “Dichiarazione di Bishkek”, impegnandosi a proteggere almeno venti habitat naturali, che si sono rivelati sicuri per gli esemplari sopravvissuti fino a oggi – in quell’occasione è stata anche fissata per il 23 ottobre la Giornata mondiale del leopardo delle nevi. Di solito ogni individuo occupa un territorio definito, pur spostandosi molto per cacciare: i leopardi maschi percorrono fino a 200km, mentre le femmine arrivano a circa 120km al giorno. È la densità delle sue prede a determinare la dimensione del territorio: nelle aree in cui ce n’è in abbondanza, l’area occupata da ciascun esemplare è più ristretta.

Esistono diverse stime su quanti esemplari ci siano. Secondo una ricerca dell’Università di Pechino e dell’organizzazione Panthera, sugli altopiani asiatici ci sarebbero dai 3500 ai 7000 esemplari, di cui il 60% vive sulle alture dei monti cinesi, sotto la tutela dei monaci buddisti. Lo IUCN, invece, pone la popolazione mondiale tra 2710 e 3386 esemplari adulti. La Cina dovrebbe avere la più grande popolazione, tra 2000 e 2500 unità, seguita dalla Mongolia con circa mille leopardi. Sono, però, tutte cifre da prendere con le pinze: in realtà, non ne conosciamo il numero. È in corso una stima basata su un programma di campionamento, con la supervisione statistica dell’Università di Saint Andrews, l’uso di foto-trappole e l’identificazione del numero minimo di individui attraverso il DNA fecale, ma ancora non conosciamo i risultati.

Approfondiamo con l’esperto

Sandro Lovari (Presidente del consiglio direttivo dello Snow Leopard Network)

Cambiamenti climatici e bracconaggio: i peggiori nemici del leopardo delle nevi

I cambiamenti climatici sono destinati a produrre una forte diminuzione dell’habitat idoneo per il leopardo delle nevi: si parla di una riduzione dal 30 al 50% in dipendenza delle aree, lungo tutta la catena Himalayana. Nel mentre, purtroppo, il bracconaggio è comunque destinato a continuare. Se da un lato non si può fare nulla per combattere i cambiamenti climatici, dall’altro si può cercare di limitare ulteriormente il bracconaggio.

Curiosità: come si studia un animale così elusivo

Si utilizzano metodi indiretti per studiarlo: raccogliendo e analizzando sistematicamente gli escrementi del leopardo è possibile conoscere con buona esattezza di cosa si nutra dai resti alimentari (soprattutto dai peli delle prede), mentre con l’analisi del DNA è possibile conoscere i singoli individui, il loro sesso e anche il livello di parentela fra essi. Inoltre il DNA ci consente di attribuire gli escrementi alla specie giusta ed evitare di confonderli con quelli di leopardo comune, lupo, o lince. Se l’entità dei fondi lo consente, la cattura di alcuni individui e l’impiego di radiocollari satellitari consentirà di seguirne con esattezza gli spostamenti.

Curiosità: crescita e pelliccia

I cuccioli rimangono con la madre per un periodo (un anno e mezzo-due anni) più lungo del 25% rispetto a quello che fanno i cuccioli degli altri Felidi: evidentemente il terreno particolarmente difficile e l’ambiente ostico frequentato dal leopardo delle nevi comporta la necessità di imparare una maggiore quantità d’informazioni dalla madre, per esempio sulle tecniche di caccia in ambiente così impervio.
Questi animali, inoltre, hanno un pelo molto fitto: circa 4000 peli per cm2 di pelle (l’uomo ha circa 150 capelli per cm2 di cute) come adattamento al clima freddo nel quale vivono.

Per saperne di più

Se questo animale vi affascina e vorreste saperne di più, in lingua inglese c’è il libro “Snow leopards” a cura di Thomas McCarthy e David Mallon. Al momento è disponibile il volume del 2016, ma dovrebbe uscirne presto un’edizione aggiornata e arricchita da diversi capitoli. Una sintesi sulla biologia e lo stato di conservazione del leopardo delle nevi può essere trovata, sempre in lingua inglese, sul sito della IUCN (https://www.iucnredlist.org/species/22732/50664030#assessment-information).

Se invece preferite rimanere sulla lingua italiana, “Il leopardo dagli occhi di ghiaccio” di Sandro Lovari ripercorre le ricerche sul campo in luoghi selvaggi e incontaminati, tra le gelide vette dell’Himalaya e gli aridi picchi del Karakoram. Si tratta di un resoconto appassionante, che con ironia e senso dell’umorismo svela i retroscena della vita di questo animale, delle sue prede e dei rapporti con le popolazioni locali.

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