Alpinismo

Alpinismo e velocità, riflessioni con Karl Egloff e Robert Antonioli

“Libertà assoluta. Libertà di muoversi da solo, senza corde, veloce. Correre veloci, su e giù per le alte vette, mi fa entrare in contatto con la montagna facendomi provare un profondo rispetto per lei”. Così Karl Egloff parla della sua passione per la velocità, tema più che dibattuto nel mondo della montagna. Difficile affrontarlo, soprattutto oggi.

“Quando ti muovi in velocità puoi fare tante cose, spesso prendendo meno rischi o comunque riuscendo a gestirli” afferma il campione di sci alpinismo Robert Antonioli che, quando non è impegnato con le competizioni, si cimenta spesso in salite in velocità e record. Nel 2020 ha stabilito il nuovo record delle 13 Cime del Gruppo Cevedale. Qualche anno fa si era invece cimentato con una salita in velocità lungo la cresta dell’Innominata, legato in cordata con il local Denis Trento. Lo stesso itinerario lungo cui si era testato anche Ueli Steck, che cinque anni fa, il 30 aprile, se ne andava sul Nuptse. La Swiss Machine, il velocista per eccellenza: Eiger, per la via Heckmair in 2 ore 20 minuti e 50 secondi, Grandes Jorasses, in 2 ore e 21 minuti per la Colton-Macintyre, Cervino, per la via Schmid, in un’ora e 56 minuti.

“Rispetto a Steck faccio cose diverse e, soprattutto, non vado così veloce” ci dice Antonioli. I due condividono però un certo tipo di visione della montagna, fatta di salite in velocità e di ricerca della performance. “Spesso si dice che salire in velocità porti a una perdita della sicurezza. Non penso sia una corretta interpretazione. Dietro a questo tipo di salite ci sono anni di preparazione ed esperienza in montagna spiega Antonioli. “Una salita in velocità non è solo un video che si condivide sui social. Dietro c’è studio, analisi, preparazione fisica e mentale. Non ci si improvvisa in velocità su un terreno alpinistico. Noi abbiamo le competenze per poterci tirare fuori dai problemi anche se con attrezzatura minima, oltre a utilizzare spesso materiali leggeri e performanti”.

Velocità e libertà

“Ho letto tutti i libri di Ueli” ci rivela Karl Egloff, che detiene i migliori tempi di salita su Kilimangiaro, Aconcagua, Huascaran, Elbrus e Cerro Plomo. Mentre ci scrive è al campo base del Makalu, in cerca di un nuovo primato. “Il suo stile era pericoloso, ma lo ammiravo tanto. I libri li ho letti continuando a pormi una domanda: perché?”. La domanda per eccellenza, quella senza risposte. Forse solo una può dare un senso a quel che faceva, confida Karl. “Là fuori sei libero, completamente libero”.

“Ti senti libero come un uccello là fuori. Come guida alpina conosco i rischi e i pericoli, riconosco alla montagna il rispetto che merita. Prima di tentare un’ascensione in velocità valuto attentamente ogni dettaglio. Salgo la via lentamente, in modo da conoscerne difficoltà e punti critici, poi confido di trovare la giusta combinazione tra rispetto del terremo, meteo, altitudine, condizioni fisiche e allenamento. Bisogna essere completamente focalizzati. Tutto deve unirsi alla perfezione e solo dopo si può andare leggeri e rapidi, ascoltando le pulsazioni del cuore nella testa e svuotandosi completamente, fino a trovarsi in un’automatica simbiosi con gli elementi. Si entra in quella che a tutti gli effetti è un’altra dimensione. Solo alla fine si sorride di gioia, quando tutto è andato a buon fine. Un sorriso bello e vivo, buono, come quello di Ueli che trasudava purezza e voglia di vita.

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