Cronaca

Korra Pesce, dalle Alpi all’addio sul Cerro Torre

Ha scelto Chamonix, dov’è nato l’alpinismo, Corrado Pesce. Originario di Novara, ai piedi del Monte Bianco ha trasformato la sua passione in un lavoro. Un modo per non andarsene mai da quel mondo fatto di pareti verticali e creste aguzze. Quelle su cui ha saputo disegnare linee e rincorrere sogni.

Prima di spegnersi ha aperto una via sul Cerro Torre, Korra, come tutti lo conoscevano. Era ritenuto uno dei più forti alpinisti della sua generazione e quest’ultima realizzazione non fa che confermarlo. Esperto sul misto ha lasciato il segno sulle vette alpine e su quelle patagoniche. Nelle terre australi ha ripetuto vie di primordine come Psycho Vertical alla Torre Egger, un intrico di diedri e fessure sferzati dai venti patagonici che solo pochi hanno il carattere per affrontare. Una decina di anni fa le sue prime realizzazioni mediaticamente notevoli con alcune grandi salite in solitaria sulla nord delle Grandes Jorasses, poi la ripetizione della via dei Ragni sul Cerro Torre e ancora la traversata tra l’Aguja Standhardt e la Punta Herron. Ma anche la via Casarotto al Fitz Roy o la prima libera del diedro Bonington all’Aiguille du Plan, sul Monte Bianco. Non mancano, nel curriculum, nuove vie e pareti dolomitiche come quella tracciata sul Sass Pordoi nel 2013.

41 anni, ispirato da icone come Marko Prezelj, Mick Fowler e Valeri Babanov oggi Korra Pesce era diventato lui stesso fonte di ispirazione per i giovani appassionati che nelle sue salite e nella sincerità del suo alpinismo hanno trovato una linea da seguire per poi continuare sulle proprie gambe.

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Un commento

  1. Ho sperato per 2 gg, aspettato che qualcuno scrivesse qualcosa…ma la giornata volge al termine: che grande tristezza, che grandi alpinisti, ciao Corrado!

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