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Liberare o non liberare M57? ISPRA e PAT irremovibili: “è un orso pericoloso”

Non c’è pace per gli orsi del Trentino. Una espressione che abbiamo utilizzato più volte nell’ultimo anno, da quando la gestione dei plantigradi nella provincia di Trento è divenuta argomento di interesse nazionale e oggetto di dibattito grazie all’ormai celebre orso M49-Papillon. Il più famoso, il fuggitivo, ma non l’unico esemplare la cui cattura e reclusione sia stata oggetto di critiche da parte del mondo animalista, che non si è limitato a parlarne sui media, agendo in maniera diretta con una serie di ricorsi. Ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato, che hanno portato in alcuni casi a successi, come nel caso della liberazione di JJ4, in altri a delusioni, come nel caso proprio di M49, ancora recluso al Casteller, assieme a un altro esemplare, che in questi ultimi giorni è oggetto di un nuovo scontro tra fazioni: M57.

M57, un orso problematico e pericoloso

L’orso è “ospite” del Centro Faunistico del Casteller da oltre un anno, e lo scorso aprile, esattamente come Papillon, è stato castrato. Perché si trova lì? Ricorderete probabilmente l’incidente avvenuto ad Andalo nell’agosto 2020, quando un carabiniere denunciò di essere stato aggredito mentre era a passeggio nella zona sportiva del paese. L’orso, secondo il racconto della vittima, sarebbe sbucato improvvisamente dal bosco, aggredendolo a morsi e graffi. Una manifestazione di aggressività senza causa apparente ha condotto inevitabilmente a ritenere M57 problematico, pericoloso, aprendo per lui le porte del Casteller.

Le associazioni animaliste si sono subito schierate dalla sua parte. “Fin dal giorno della sua cattura ci siamo subito schierati a favore della liberazione dell’orso M57 – ricorda la LAV – , inviando alla Provincia di Trento una diffida con la richiesta di immediata liberazione dell’animale, ingiustamente recluso dopo che era stato abituato ad approvvigionarsi di cibo presso i cassonetti che la Provincia stessa, colpevolmente, non aveva messo in sicurezza.”

In prima battuta la richiesta di liberazione dell’esemplare è stata sottoposta all’attenzione del TAR. Richiesta bocciata. Di conseguenza ENPA e OIPA hanno deciso di presentare un ricorso direttamente al Consiglio di Stato. La risposta è giunta a inizio novembre, accolta con gioia dagli ambientalisti, con stupore dalla PAT.

Il Consiglio di Stato disapprova la gestione trentina

Il Consiglio di Stato ha di fatto accolto il ricorso e invitato la Provincia di Trento a valutare la possibilità di liberare M57. La PAT dovrà dunque rivedere il caso di M57, valutando con attenzione se effettivamente si tratti di un esemplare pericoloso per l’uomo, tanto da dover essere mantenuto in gabbia.

Il Consiglio non esclude che la stessa reclusione possa aver inasprito l’aggressività dell’orso. Come si legge nelle ultime righe della Sentenza del 3 novembre 2021“La Provincia di Trento, consultata preventivamente l’ISPRA, nell’esecuzione della presente sentenza dovrà pertanto valutare se le condizioni attuali dell’esemplare M57 abbiano inasprito l’aggressività dello stesso al punto da suggerire l’adozione di misure diverse dalla sua liberazione. In particolare, nell’ottica della tutela dell’incolumità pubblica ispirata al principio di proporzionalità e alla tutela delle condizioni dell’animale come garantita dalle fonti primarie (anche di rango comunitario), l’amministrazione, con il ridetto supporto istruttorio, in sede di esecuzione della presente sentenza dovrà valutare se – avuto riguardo alle accertate condizioni, e ove sussistente al reale livello di pericolosità dell’esemplare – sia praticabile la liberazione con radio collare, ovvero la soluzione analoga a quella in precedenza adottata per l’esemplare DJ3″.

Una sentenza che ENPA e OIPA hanno definitostorica, di altissimo profilo che riconosce la validità delle nostre posizioni, che entra, finalmente, nel merito, investigando approfonditamente un evento finora affrontato in maniera frettolosa e superficiale. Noi faremo la nostra parte, seguendo con attenzione la risposta concreta della Provincia Autonoma di Trento”.

La risposta stupita della PAT

La risposta concreta del Presidente della PAT Maurizio Fugatti è stata la seguente: “Con ‘stupore’ prendiamo atto della sentenza del Consiglio di Stato, che purtroppo non ha preso in considerazione la realtà dei fatti. La pericolosità del comportamento dell’orso M57 è indubbia e comprovata da Ispra, che lo scorso gennaio ha confermato la legittimità della decisione di disporne la captivazione.” 

Parla di “pericolosità indubbia e comprovata” Fugatti. Basta un incidente come quello dell’agosto 2020 per arrivare a una simile affermazione? La PAT chiarisce, evidenziando che M57 in almeno 7 casi ha seguito insistentemente delle persone, in almeno 2 casi ha stazionato a lungo in centri abitati, in almeno 5 casi ha manifestato particolare confidenza permanendo nelle immediate vicinanze di persone e in almeno 14 casi si è alimentato su cassonetti contenenti rifiuto organico. Il 22 agosto 2020, infine, quest’orso aveva aggredito un giovane carabiniere in servizio presso la Stazione di Andalo. L’episodio si era verificato lungo la passeggiata illuminata che costeggia il lago, nei pressi della zona sportiva del paese, verso le 22.30 di un sabato nel cuore della stagione turistica, a poche decine di metri in linea d’aria da un campeggio affollato da famiglie con bambini. Un luogo normalmente frequentato in estate da migliaia di persone. Certo non nel cuore della foresta. L’uomo – che ha riportato gravi ferite su tutto il corpo – ha tenuto una condotta del tutto adeguata alla situazione, rimanendo fermo e invitando chi era con lui a fare lo stesso di fronte al plantigrado che da una distanza di circa 30 metri lo stava raggiungendo, così come emerso dalle indagini.”

L’esponente dell’Arma non si è dunque avvicinato all’animale e sostenere il contrario appare come un ingiustificabile tentativo di gettare discredito sull’onestà di un esponente delle forze dell’ordine”, osserva ancora il Presidente della Provincia, evidenziando come la sentenza rischi di compromettere l’efficacia del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace). Predisposto dai maggiori esperti mondiali in materia, il Pacobace rappresenta il documento di riferimento per la gestione dei plantigradi, stabilendo il grado di problematicità dei possibili comportamenti (con una scala di rischio da 1 a 18) e le relative azioni da intraprendere.

“Il caso dell’aggressione al carabiniere – tiene a sottolineare la PAT – rientra a tutti gli effetti nel massimo grado di pericolosità previsto dal Pacobace: Orso attacca (con contatto fisico) senza essere provocato.”

“La sentenza del Consiglio di Stato – conclude il comunicato della PAT – è peraltro difficilmente compatibile con i contenuti del documento redatto lo scorso gennaio da Ispra, Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e Muse, che si focalizza sulla gestione degli orsi problematici in Provincia di Trento.”

Anche per l’ISPRA l’orso M57 è pericoloso

Contattata dalla Provincia di Trento, l’ISPRA ha espresso il proprio parere, evidenziando che M57 sia classificato “al massimo livello di problematicità, situazione per la quale il Pacobace (documento di riferimento per la gestione dell’orso bruno) prevede, come possibili azioni suggerite, anche la cattura per captivazione permanente o l’abbattimento, oltre che la cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio”.

Nel rapporto redatto dall’ISPRA in collaborazione con il Muse, si fa una distinzione tra “orsi potenzialmente pericolosi” per cui “si suggerisce un’attenta valutazione di ogni singolo caso, il monitoraggio intensivo e la tempestiva messa in atto delle azioni di prevenzione e dissuasione” e “orsi ad alto rischio” per i quali “è suggerita la rimozione immediata”.

M57 rientra nel secondo caso, per cui si ritiene che “un’eventuale reimmissione in natura dell’individuo M57 possa comportare significativi rischi di sicurezza per l’uomo”. In alternativa al rilascio in natura, ISPRA propone di valutare la traslocazione in altra struttura idonea al contenimento dell’esemplare. Un trasferimento di ergastolo.

“La risposta di Ispra – commenta Fugatti – ribadisce la bontà dell’approccio dell’amministrazione provinciale rispetto agli orsi pericolosi e in particolare per quanto riguarda M57. La nostra volontà resta quella di tutelare i cittadini da possibili rischi derivanti da orsi divenuti eccessivamente confidenti nei confronti dell’uomo. Si tratta di una responsabilità alla quale non intendo venir meno”.

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Un commento

  1. ciao.praticamente siamo nel 2022.sono 5 anni che gli orsi aggrediscono incontrollati.le indagini hanno ancora una volta appurato la buona fede delle persone ferite.gli orsindevono essere riportati al loro paese di origine.noin ha nessun senso.IL PROGETTO URSUS E TOTALMENTE FALLITO.la barca di soldi spesa faceva piu comodo nella pandemia,per aiutare le famiglie ridotte economicamente ai minimi termini.e pura follia demagocica.come i cervi in sovrapopolazione e i cinghiali incontrollati.e un fallimento annunciato gia 5/6 anni fa’.bye.

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