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L’orsa JJ4 è libera. Il TAR di Trento vieta alla Provincia di catturarla o ucciderla

L’orsa JJ4 può rimanere libera. Lo ha deciso il TAR di Trento, che in una sentenza pubblicata nei giorni scorsi ha dichiarato illegittima l’ordinanza di cattura emessa dalla Provincia Autonoma. “Per l’orsa sarà un bel risveglio dal letargo. Questa persecuzione deve finire” commenta la LAV, la Lega Anti Vivisezione, che ha presentato qualche mese fa l’ennesimo ricorso in difesa dell’animale.

A far finire JJ4 nel mirino è un incontro ravvicinato con l’uomo, che avviene nello scorso giugno. Due cacciatori di Cles, Fabio e Christian Misseroni, padre e figlio, si incamminano in silenzio verso il loro appostamento di caccia, nei boschi ai piedi del Monte Peller, nel settore settentrionale delle Dolomiti di Brenta. L’orsa, che arriva nella direzione opposta ed è accompagnata da due cuccioli, viene sorpresa dall’arrivo degli umani, si sente attaccata, reagisce alzandosi in piedi, e rifilando morsi e zampate ai malcapitati. Fabio Misseroni lascia l’ospedale di Cles con la gamba destra ingessata, per una frattura scomposta al perone. Sia lui sia il figlio hanno evidenti ferite da morsi. “Io e papà ci siamo difesi l’uno con l’altro, ma se ci fosse stata una persona sola non so cosa sarebbe potuto succedere” racconta Christian alla stampa locale. 

A luglio JJ4 viene catturata, dotata di un radiocollare e liberata. Qualche settimana più tardi, in Val di Sole, l’orsa viene nuovamente sorpresa da due guardie forestali del Trentino. Insegue prima uno e poi l’altro, ma fa dietrofront prima di riuscire a raggiungerli. Nella relazione ufficiale, si legge che “né l’orsa né le persone sono riuscite a percepirsi in tempo”, e che “l’aggressione è stata generata dalla morfologia del terreno”. 

Invece già dopo il primo incidente Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma di Trento, decreta la cattura o l’abbattimento dell’animale. Una soluzione che causerebbe quasi certamente la morte dei cuccioli, abbandonati a sé stessi. La sentenza emessa ieri dal TAR vieta definitivamente iniziative di questo tipo. L’orsa non ha aggredito nessuno, ha solo protetto i suoi figli, come fa ogni madre. La colpa è stata dell’uomo, che non ha rispettato le regole” commenta Marco Galaverni, responsabile biodiversità del WWF nazionale. “JJ4 ha 15 anni, e in vita sua non ha mai creato problemi all’uomo. Se si decide di uccidere lei, allora bisogna uccidere tutti gli orsi del Trentino” aggiunge Alessandro De Guelmi, un veterinario che segue da decenni questi animali.

Ma il problema della convivenza tra uomo e orso è reale. I plantigradi, reintrodotti sulle Dolomiti di Brenta e sul vicino Adamello a partire dal 1999, sono via via aumentati fino ai circa 100 esemplari di oggi. Secondo un rapporto reso noto nello scorso gennaio dall’ISPRA e dal Museo della Scienza di Trento, negli ultimi 15 anni si sono verificati 19 casi di orsi “problematici”, che si sono avvicinati in modo pericoloso all’uomo. Il più noto, di cui abbiamo scritto molte volte, è stato quello di M49, un giovane maschio capace di entrare nelle malghe e di predare asini e vitelli, che nell’estate del 2019 è stato catturato per una prima volta ed è fuggito. E che nell’autunno del 2020, dopo essere stato ripreso, è stato rinchiuso nelle gabbie del Casteller, alle porte Trento, in condizioni che la LAV definisce spaventose e senza accesso a spazi aperti.

Il rapporto dell’ISPRA e del MUSE, però, ricorda che il problema esiste. “Gli orsi problematici sono una realtà, non una classificazione inventata ad arte per potersi liberare di qualche esemplare. Avere gli orsi in Trentino implica che ogni tanto si debba intervenire per rimuovere un orso pericoloso dall’ambiente” spiega Luigi Boitani, zoologo dell’Università La Sapienza di Roma e grande esperto di predatori appenninici e alpini. Non è possibile liberare in altre zone un orso già dichiarato problematico. L’abbattimento richiede una decisione politica che trova molti oppositori, ma anche la condanna alla cattività a vita di un animale che vive oltre 50 anni è eticamente molto dura da prendere. Ma la cattività, per quanto addolcita da spazi grandi e strutture adeguate, è insostenibile se proiettata su decine di prigionieri” conclude lo zoologo romano.

Prima di pensare ad abbattere gli orsi, però, ci sono molte cose da fare. “Nelle zone dove è presente l’orso, la Provincia deve imporre di entrare nei boschi parlando o facendo rumore, e senza portare con sé i cani, che disturbano molto gli orsi. Poi bisogna sostituire i cassonetti dell’umido con dei modelli a prova di orso. Gli animali che imparano a cercare cibo in questo modo diventano impossibili da allontanare” aggiunge il veterinario De Guelmi.

Siamo felicissimi per la sentenza del TAR” conclude Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della LAV. “Non potevamo sperare di meglio per un’orsa che ha solo difeso i suoi cuccioli, ma per questo era stata condannata a morte. Ora chiediamo che la Provincia di Trento si astenga da ulteriori attività per la sua cattura, e spenda le sue risorse per mettere in atto tutte le attività di prevenzione necessarie a una corretta convivenza con gli orsi”.

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