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Le McMurdo Dry Valleys: un deserto marziano nel cuore dell’Antartide

Deserto è un termine che in maniera immediata tendiamo ad associare a cammelli, caldo estremo, oasi di ristoro con acqua e palme. In realtà esistono sul nostro Pianeta deserti caldi e freddi. I primi sono caratteristici delle aree tropicali, caratterizzati da forti escursioni termiche diurne, i secondi si trovano a latitudini più estreme e presentano forti escursioni termiche annue, ovvero tra stagione estiva e invernale. Un esempio della seconda tipologia di cui sicuramente avrete sentito parlare? Il deserto del Gobi, in Mongolia. Tra i deserti freddi si riconoscono i cosiddetti deserti polari, o bianchi, caratterizzati da freddo intenso tutto l’anno e dalla presenza di ampie distese ghiacciate. Elementi comuni tra tutti i deserti sono la scarsità di precipitazioni, di abitanti e di vegetazione. Fatta tale premessa, se vi chiedessimo a vostro avviso dove si localizzi il deserto più arido del mondo, cosa vi verrebbe in mente? Il deserto di Atacama? Se escludiamo i Poli la risposta è proprio Atacama. Ma considerando l’intero globo, comprese le regioni polari, il deserto più arido di tutti risulta essere localizzato in Antartide.

Nella porzione occidentale del continente di ghiaccio si estende l’ampia area delle McMurdo Dry Valleys o valli secche di McMurdo, definite come un deserto iperarido, anche un po’ anomalo se vogliamo, nel senso che non presenta traccia di ghiaccio, e neanche di neve al suolo. Il loro nome rimanda a Archibald McMurdo, ufficiale navale britannico vissuto nel 1800, che per primo raggiunse il canale McMurdo, nel mare di Ross. Si stima che nelle valli non cada una goccia di pioggia da 2 milioni di anni (la stima media delle precipitazioni, nevose, oscilla tra 3 e 50 mm di equivalenti in acqua, con i valori maggiori verso le aree costiere e minori nelle parti più interne).

Come riportato dalla NASA, si tratta dell’ambiente terrestre che maggiormente ricorda Marte. E difatti è stata utilizzata come base per testare gli equipaggiamenti da utilizzare nelle spedizioni sul Pianeta Rosso. La stazione di ricerca più vicina è la base antartica permanente statunitense McMurdo, a 97 km.

Il perché di una anomalia

4500 chilometri quadrati di Antartide senza ghiaccio. Ma come è possibile? La risposta ha un nome e una altitudine niente male: Transantarctic Mountains o Monti Transantartici. Tale catena montuosa, che con la cima più elevata, il monte Kirkpatrick, raggiunge i 4.528 metri di quota, separa l’Antartide occidentale da quella orientale, estendendosi per quasi 3500 km dal Mare di Ross al Mare di Weddell. La presenza di tali montagne fa sì che l’umidità salga in quota, così nelle valli non piove né nevica mai; inoltre esse fungono da barriera all’espansione nelle valli del ghiaccio della calotta glaciale orientale.

La barriera montuosa favorisce anche la formazione di forti venti catabatici, che soffiando fino a 320 kmh, causano una sublimazione dell’eventuale ghiaccio che possa scendere verso valle. I venti rivestono anche un ruolo artistico nelle valli, scolpendo i cosiddetti ventifatti.

Accanto alla estrema aridità atmosferica, le valli di McMurdo presentano una temperatura media annua compresa tra i -14°C e i -30°C. I punti laddove il vento soffia più forte, sono anche i meno freddi, se così possiamo dire.

Uno scenario marziano

Le valli aride di McMurdo furono scoperte nel 1903 dall’esploratore Robert Scott che, trovandosi di fronte a una simile distesa di suolo brullo, con una ventina di laghi o pozze alimentati dall’acqua di scioglimento dei ghiacciai montani presenti in zona, perennemente ghiacciati in inverno (molti caratterizzati da acque particolarmente salate), definì la zona “valley of death”, valle della morte.

Per essere precisi Scott approdò alla prima delle diverse valli aride di McMurdo: la Taylor Valley, così ribattezzata dal nome della nave utilizzata nella spedizione. Successivamente, grazie a immagini aeree, furono scoperte le limitrofe Wright Valley e Victoria Valley. Più a sud, a circa 30 km, vi sono due ulteriori valli altrettanto aride, Garwood Valley e Miers Valley.

Ad ogni modo gli studi scientifici condotti dopo la scoperta di quest’anomala area antartica, hanno dimostrato che non si trattasse affatto di una valle della morte. Vero, non si incontrano in zona rettili o mammiferi, ma vi è la evidente presenza di microrganismi estremofili, quali licheni, muschi, comunità microbiche che includono i cianobatteri, e nematodi, ovvero minuscoli vermicelli. La vita è presente a McMurdo sia nel suolo che nei bacini idrici. Gli scienziati stanno studiando in maniera approfondita tali abitanti del posto per comprendere quali adattamenti abbiano sviluppato per vivere in un ambiente così estremo, quasi marziano. La domanda che sorge spontanea è: “chissà se su Marte troveremo qualcosa di simile?”.

Il mistero delle foche mummificate

A voler essere precisi, dei mammiferi sono stati trovati nelle valli aride. Ma non in vita. Si tratta di foche, i cui corpi sono andati incontro a mummificazione per le condizioni atmosferiche presenti nella zona, secondo la datazione al radiocarbonio risalenti fino a 2600 anni fa. Quindi vi erano foche un tempo? No, McMurdo non è mai stato un habitat ottimale per loro. Si tratta di esemplari, spesso giovani, che probabilmente si sono persi nel corso della migrazione annuale verso Nord, cui vanno incontro le foche all’arrivo dell’inverno. Una storia davvero triste quella raccontata dalle mummie di foca. Piccoli esemplari che sono morti di stenti, provando addirittura a mangiare il suolo alla ricerca di qualche nutriente.

Una stranezza che ha affascinato gli scienziati è che siano state trovate delle carcasse in un medesimo punto, nella stessa posizione, come se le foche fossero arrivate tutte insieme. Studi scientifici dimostrano che non sia così. Semplicemente il loro raggruppamento è una conseguenza dell’effetto di paesaggio e vento.

E c’è anche qualche carcassa di pinguino che conferma che anche loro tendano, seppur meno, a perdersi ogni tanto. In ogni caso i monitoraggi attivati negli ultimi decenni hanno portato a concludere che si tratti di casi rari, 1 foca in media si perde ogni 4-8 anni e muore nel deserto.

Le cascate di sangue

Le valli aride di McMurdo sono legate anche a un altro mistero: quello delle cascate di sangue. Uno strano fenomeno in cui si imbatté per primo il geologo Griffith Taylor nella sua spedizione del 1911. Dal ghiacciaio che oggi prende il suo nome, vide sgorgare delle acque rosso sangue, che andavano ad alimentare il West Lake Bonney. Nonostante la scienza non abbia mai ipotizzato di chiamare in causa gli eritrociti (lo stesso Taylor ipotizzò inizialmente la presenza di alghe, nulla di strano e misterioso), una chiara spiegazione del fenomeno è stata fornita soltanto pochi anni fa.

L’effetto “sangue” deriverebbe da un lago salato sotterraneo, già esistente 1,5 milioni di anni fa al di sotto del ghiacciaio, contenente alte dosi di ferro. Quando il liquido arriva in superficie va incontro a ossidazione e diventa rosso.

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