Cronaca

Addio a Pierre Lesueur, la sua firma immortale sul Dru

Si è spento qualche giorno fa Pierre Lesueur, all’età di 94 anni. Quello di Pierre è un nome che dice qualcosa a chi conosce il Monte Bianco, a chi almeno una volta ha consultato una guida alle vie del Dru. Porta il suo cognome la firma indelebile che ha lasciato sulla nord del Petit Dru, insieme a suo fratello Henri. Era il 1952 e già due anni prima Pierre aveva avuto il suo incontro con il Dru, risalendo la via aperta da Pierre Allain nel 1935. “Quella volta avevo delle vecchie scarpe ai piedi – ricordava in una vecchia intervista il protagonista – e la suola si è aperta nella fessura Lambert. Le ho dovute riparare con del fil di ferro”. Due anni dopo, in estate, eccolo immaginare nuovi itinerari. Alla sua corda era legato il fratello con cui, qualche giorno prima, aveva messo a segno una ripetizione lungo lo sperone Walker alle Grandes Jorasses. Ma ora puntavano al Dru, da nord, per una via che era solo nella loro testa.

Due giorni in parete e un itinerario nuovo, che sarebbe rimasto nella storia divenendo uno dei tracciati più noti del Dru. Uno degli obiettivi più ambiti dagli amanti del misto moderno e, anche, una via di dry come dimostra la prima libera realizzata da Ueli Steck e Jonathan Griffith nel 2012.

Una generazione di sognatori

Figlio di una generazione operaia Pierre Lesueur lavorava in fonderia nella Parigi degli anni Cinquanta, che di romantico aveva ben poco da offrire a chi, come lui, viveva secondo ritmi scanditi dai turni in fabbrica. La libertà era nella fatica, nelle mani aperte e sbucciate dalla roccia e dal ghiaccio. La libertà, sinonimo di gioia, erano i blocchi di Fontainbleau o quegli interminabili viaggi in autostop fino a Chamonix, per vedere affrontare il Monte Bianco. La libertà era il sogno di poter cambiare vita grazie alla montagna, come quando è partito per la parete sud dell’Aconcagua nel 1953. Che salita: 5 bivacchi in parete e una delle più belle vie da affrontare sulla vetta più alta del sud America. Il costo? Congelamenti, amputazioni e la morte di un sogno, quello di diventare guida. Ma la montagna non se n’è andata, fino all’ultimo giorno. Perché non si spegne la passione. Ogni tanto la si mette da parte, ma basta una scintilla a farla tornare prepotente anche nel giorno del saluto alla vita terrena.

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Un commento

  1. al cambiare dei tempi..un rotolo di nastro adesivo rinforzato con fibra di vetro + coltellino (altrimenti non si strappa) serve sempre nello zaino..+ qualche fascia stringicavo di Nylon.Utile per se’ma anche per altri..incontrati per caso e piangenti con scarponi scollati (magari da poco comprati o o poco usati) o con qualche sbrego nel piumino.

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